"La bella Fanny" di Pedro Lenz (Gabriele Capelli Editore, traduzione di Amalia Urbano)
“Rita mi aveva appena messo il bicchiere sul bancone quando entrano delle persone che sembrano musicisti e questo non dovrebbe stupire più di tanto, visto che erano musicisti per davvero: c'era Denise, la sassofonista, cantante che nei suoi momenti migliori ha una voce come quella di Dolly Parton. E insieme a Dolly-Denise arrivano anche tutti gli altri. Prima arriva Gere, il mio jazzista preferito, poi Andi che suona la batteria per Gere e per Denise, e infinte Henry, uno dei pianisti migliori che si possa immaginare, uno di quelli che sarebbe già diventato famoso da un bel pezzo se non si fosse fissato con tutto quello che ti può far sballare. Che dire? I pianisti sono le anime più sensibili che ci siano nel mondo della musica. E per compensare alcuni ricorrono all'arroganza, altri fanno uso di sostanze”. (pp. 102-103)
È sempre un'emozione leggere le pagine
di Pedro Lenz perché sono un'esplosione di musicalità, di lingua parlatta e vita
vissuta e immaginata, di taverne e locali, di amicizie e bevute, di
squattrinati e serate storte, di sogni finiti male e di amore per la
letteratura.
"La coscienza sporca ce l'ho avuta tutta la vita. La coscienza sporca è la cosa più bella che ci sia. La coscienza sporca è il mio elisir di vita. Ma non sei cattolico anche tu? allora dovresti sapere che la coscienza sporca e il piacere vanno a braccetto. Ho peccato in pensieri, parole, opere e omissioni, Signore pietà." (pag. 50)
Ho letto questo romanzo in una giornata di pioggia quando non girava nulla nella mia testa, avevo zero voglia di scrivere ma solo voglia di bere della buona birra e cucinare cuori di pollo o fegatini o durelli con un po' di cipolla e rimanere sul balcone a guardare nel vuoto e pagina dopo pagina mi ha rimesso voglia di scrivere e mi ha fatto sentire meno schifoso allo specchio e nemmeno vergognarmi di mangiare quello che mangio, della mia barba, della mia vita disastrata.
E anch'io nella mia vita ho conosciuto una Fanny. Una ragazza piena di lentiggini, travolgente inafferrabile,
sfuggente, da far girare la testa ogni volta che ti guardava, con un sorriso indimenticabile,
furba, vigliacca e in tanti si sono innamorati di lei e hanno pensato
di poterla chiudere in gabbia. Fanny era ed è un'artista e resterà per sempre una persona che ha segnato la mia vita.
Non è una recensione, è un racconto talmente bello da farmi precipitare a prendere il libro
RispondiEliminaGrazie x queste due belle parole. Se non l'hai già letto ti consiglio anche In porta c'ero io!
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