Un piccolo ricordo di Alfredo Biondi




Due giorni fa è morto Alfredo Biondi, uno degli ultimi autentici liberali in Italia.
Ho ripensato ieri, discutendone con un paio di persone, a come nulla sia cambiato da quell'ormai lontano 1994.
Ogni volta che si cerca di riformare il Paese, la giustizia, il sistema carcerario o si parla di amnistia, indulto si finisce sempre per essere tacciati di essere amici e complici dei corrotti, dei ladri, dei mafiosi.

Avevo 15 anni nel 1994 e non ero stato un fan di Mani Pulite, dei Pool, degli arresti, di Brosio. Anzi. Ho fatto vari percorsi nella mia vita ma alla fine sono tornato a "casa", con quello stesso spirito adolescenziale che mi faceva sentire a disagio in mezzo a un certo genere di persone e anche parenti contenti degli arresti, della gogna, delle manette.

So solo che in questi 26 anni è stato come vivere in un mondo bloccato dai veti, dalle corporazioni, dai puri piu' puri dei puri, dai cappi, dalle intercettazioni sui giornali, dalla giustizia celebrata in tv.

Non se ne esce mai.

Lascio quattro spunti di riflessione:

- l'articolo di Tiziana Maiolo uscito ieri su Il Riformista "Ritratto di Alfredo Biondi, il liberale che sfidò le toghe e fu sconfitto"


- l'articolo di Maurizio Stefanini su Il Foglio: "Alfredo Biondi, garantista autentico"

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