"Daniel, oltre la sindrome di Down" di Monica Induni-Pianezzi e Alessia Passoni (Fontana Edizioni SA)
“Daniel, oltre la sindrome di Down" (Fontana Edizioni SA) è una bella e utile graphic novel coi testi di Monica Induni–Pianezzi e le illustrazioni della mia migliore (ex) collega di lavoro
di sempre, Alessia Passoni, la cui vendita
sostiene le iniziative dell'associazione Progetto Avventuno a favore delle persone con la sindrome di Down.
Una graphic novel che insegna
con leggerezza e semplicità l'importanza dell'inserimento delle persone con la
sindrome di Down nel tessuto sociale sin dalle scuole, perché solo
in questo modo il bambino down riesce ad apprendere e nello stesso
tempo ad aprirsi al mondo, a farsi conoscere, accettare, rispettare nella sua
diversità.
Un libretto che parla, sostenuto da illustrazioni mai banali, di pregiudizi e di desiderio d'inclusione, di
capacità di ascolto e dell'importanza di superare le barriere e
capire quanto la diversità sia la vera bellezza dell'esistenza.
Un cammino di apertura e inclusione non
certo semplice e che va preparato, accompagnato passo dopo passo e proprio per questo motivo sono necessarie
le figure di educatori e insegnanti formati e attenti al mutare delle situazioni, di genitori che
non creino barriere fra i propri figli “normali” e quelli ritenuti diversi e che magari sono un po' più lenti e fastidiosi, senza mai considerarli un peso nella
crescita dei loro figli o “possibili” casi di contaminazione ma invece occasione d'incontro e riscoperta del mistero della vita.
Nella mia vita ho imparato tantissimo da quegli esseri umani considerati “diversi”, "scarti", "handicappati". Io stesso sono stato considerato diverso, strano, folle. Ho vissuto anni terribili e brutte situazioni che mi hanno ferito nel profondo. L'esperienza nella Cooperativa Sociale del mio paesino mi ha cambiato profondamente e
mi ha permesso anche di capire quanto gli "diversi" possono considerare
i "normali" come dei diversi, impossibili da capire, folli. Ricordo ancora Caterina che mi chiede "Sei sicuro Andre di non essere matto? Dovresti prendere le mie stesse medicine!"
Grazie al lavoro in Cooperativa ho conosciuto Fabio che è diventato ormai parte integrante della mia vita e Elena, una ragazza
down, che ho incontrato dopo tanti anni che non ci vedevamo fuori dalla chiesa il giorno che si è sposata
mia sorella e che mi ha regalto un abbraccio memorabile.
Ma soprattutto
ricordo Simona, nata il mio stesso giorno ma con qualche ritardo mentale
e che venne a lavorare pure lei in Cooperativa. Lei mi considera come un fratello gemello.
È una capocciona terribile, durissima, permalosa, viziata ma i suoi
sorrisi e il suo trucco vistoso valgono una vita intera.
Ci vuole
molto coraggio a crescere persone con problemi, handicap, disabilità, ad accettare di
metterli al mondo e proprio per questo non mi sento per niente di condannare le donne
che decidono di rinunciare di alla gravidanza quando vengono diagnosticate anomalie nel feto. La mia esperienza in
Cooperativa mi ha messo a contatto con vite durissime, con rinunce
incredibili, con genitori stanchissimi e provati nel fisico e
nell'anima, in storie tragiche di sofferenze inimmaginabili ed è
proprio per questo che sono indispensabili risorse, aiuti, reti
sociali, soldi, ricerca, percorsi di integrazione e formazione,
assistenza domiciliare, cooperative sociali, relazioni sane per
permettere non solo a queste persone di vivere vite al meglio delle loro possibilità
vita ma anche alle loro famiglie di poter percorrere
un cammino che non sia solo di dolore e sofferenza ma anche di
felicità e speranza.
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