Anime morte, Maupassant, eredità, Stella Sommer

 

“L'eredità” e “Il barilotto” sono due splendidi racconti di Guy de Maupassant che ho letto in questi giorni e che raccontano di quanta meschinità, falsità, imbrogli ci siano quando c'è di mezzo un'eredità. Ne “L'eredità” una zia è disposta a lasciare tutto il suo immenso patrimonio alla nipote, ma lo si scoprirà durante la lettura del testamento, solo se questa partorirà e non vi svelo come la nipote riuscirà ad avere una figlia (tra l'altro la descrizione del mondo impiegatizio è da brividi) mentre ne “Il barilotto” una vecchia, che non muore mai, verrà trasformata in un'alcolizzata fino a lasciarci le penne. Se non avete mai letto Maupassant cercate questi racconti perché poi ne vorrete leggere degli altri e altri ancora.

Li ho letti mentre la mia compagna è impegnata, da giorni, in una disputa sfiancante e dolorosa con la sua famiglia per questioni legati a una casa in Italia (lei non ha quasi più nessun contatto con la sua famiglia e il Veneto), tasse e ripensavo anche a quando morì la mia nonna paterna e si dovette vendere la casa e, dopo anni che non si facevano vedere, arrivarono mia zia (la vedova del fratello maggiore di mio padre) e i miei tre cugini a reclamare soldi. Fu una trattativa che logorò i nervi di mio padre e mio zio. Ne uscirono letteralmente a pezzi e da quel giorno, sono passati ormai tantissimi anni, non abbiamo avuto più rapporti con quella parte di famiglia. Non sono venuti nemmeno al funerale di mia madre. Non so nulla di loro e pensate che mia cugina vive pure lei a Lugano...

Mio padre e mia madre non hanno mai avuto il sogno di possedere una casa.

Mia madre sognava di vivere sei mesi all'anno in una stanza d'albergo.

Nemmeno io e mia sorella l'abbiamo Mia sorella me l'ha confermato anche in questi giorni..

Quando mio padre morirà non lascerà una casa a me e mia sorella e nemmeno soldi o azioni.

Questo mi fa stare bene.

E mi fa stare bene tutto quello che i miei genitori coi loro soldi hanno concesso a me e mia sorella dall'infanzia fino al periodo degli studi. Da tutti i libri che ci hanno comprati alle scuole  che ci hanno permesso di frequentare (il collegio costò a mio padre una cifra spaventosa e se un giorno dovessi vincere al Super Enalotto o strappare un contratto glieli verserò e se sarà già morto li darò tutti i beneficienza), dai viaggi ai giocattoli meravigliosi, dal dentista a Milano per me e mia sorella ai vestiti bellissimi, dal mese fisso al mare ogni estate a tutti i musei/mostre/castelli/laghi dove ci hanno portato, dalla Svizzera alle Cinque Terre, dal bungalow a Domaso al viaggio in Gran Bretagna. 

Li ringrazio per come ci hanno insegnato a guadagnarci i soldi e a farcela da soli, senza leccare culi, favoritismi, raccomandazioni, parentele da sfruttare.

E questo pomeriggio torno a rileggere Anime morte.


 E che bello questo disco di Stella Sommer:

 

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