"Il re di Varsavia" di Szczepan Twardoch (Sellerio, traduzione di Francesco Annicchiarico, a cura di Francesco M. Cataluccio)

 

Se mai doveste leggere "Il re di Varsavia" di Szczepan Twardoch (Sellerio, traduzione di Francesco Annicchiarico, a cura di Francesco M. Cataluccio) vi consiglio di fare un bel respiro, prendervi del tempo e leggerlo tutto d'un fiato. Ambientato nella Polonia del 1937, due anni prima dell'invasione nazista, è un incredibile romanzo storico di un mondo a passo dal tracollo; è un atto d'amore/ricostruzione per una Varsavia scomparsa (e che voglia che mi è venuta di assaggiare la trippa alla varsaviana) sotto i bombardamenti e lo sterminio; è un noir scatenato e rabbioso come non ne leggevo da tempo con gangster, puttane, bordelli, sparatorie, pestaggi morti, scopate, tangenti, corpi squartati, boss, polizia corrotta, carceri maledetti; è il ritratto duro, affascinante, senza sconti del mondo ebraico come dice il curatore Cataluccio: 

"Nel romanzo si parla apertamente e con normalità di delinquenti ebrei e dell'ambiente sordido e violento dove vivono. E questo è uno dei pregi maggiori di questa storia, perchè è vera. Infatti, uno degli aspetti più pericolosi del razzismo è quello di toglie all'altro la normalità. Perfidamente, addirittura, lo si esalta come eccezionale in qualche aspetto (iperdotato, intelligentissimo, grande senso degli affati...). È questo il modo subdolo per marcare una differenza e una distanza che aprono la strada all'ostilità. Nel caso degli ebrei, c'è poi chi, con le migliori intenzioni, trova irrispettoso, per i tragici drammi accaduti, che si dica che tra gli ebrei polacchi ci fossero, come è normale, ladri e assassini, puttane, maneggioni, folli, alcolizzati ecc." (pag. 493)

; è la storia appassionante di Jacub Shapiro, ebreo, pugile, ma anche assassino al soldo del boss (polacco e socialista) Kaplica, che sogna di diventare il re di Varsavia e di Moises Inbar, ragazzino ebreo al quale Jacub ha ucciso il padre, e che sembra raccontare da Tel Aviv, cinquant'anni dopo, cosa è accaduto in quei mesi di violenza e speranza a Varsavia; è un romanzo di donne incredibili come Ryfka, tenutaria di un bordello, e innamorata da sempre di Jacub; è un romanzo di tragici fallimenti, di ambizioni tradite, di passioni travolgenti perché i regni sono sempre e soltanto polvere; è un romanzo visionario con gli spettro di Moby Dick, balene, Giona, visioni, incubi, morti, catastrofi che rimarranno sempre conficcati nel nostro cervello, nella nostra bocca, nel nostro cuore.

E alla fine arriverà la meschinità, l'avidità.

Arriveranno i ghetti, le fucilizioni, il filo spinato, i campi di sterminio.

La solitudine.

La follia.

I sensi di colpa.

L'impossibilità di cambiare il passato e cancellare ciò che abbiamo commesso.


(Grand Paradise)

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