"Tomato Red" di Daniel Woodrell (NNE, traduzione di Guido Calza)

 


"Tomato Red" di Daniel Woodrell (NNE, traduzione di Guido Calza) è un romanzo uscito nel 1998 di quasi duecento pagine che ti restano incollate addosso per un sacco di tempo. L'ennesima prova di bravura di uno scrittore che possiede il dono di dare vita e dignità a tutto quel mondo di diseredati, di marginali, di provinciali senza velleità, di tossici, di uomini e donne finiti ai margini e considerati nient'altro che spazzatura. Siamo sempre dalle parti degli Ozarks, un altopiano fra Missouri, Arkansas, Oklahoma, Kansas (che mi piacerebbe un giorno visitare) e in questo romanzo Woodrell, con la voce narrante  di Sammy Barlach, un rapinatore improvvisato col cuore spezzato con una passione per alcolici e ice, ci racconta una storia di disperazione, di voglia di riscatto e dell'incontro con i giovanissimi Jason, bellissimo e omosessuale, e la sorella Jamalee, la Tomato Red del titolo, imbottita di anfetamine e tutte e due con gran voglia di lasciarsi alle spalle il Missouri, la cittadina di West Table, la provincia tossica, una vita di merda, i ricchi che ti pisciano addosso tutte le volte che ti vedono e provi a farti valere. "Tomato Red" è la storia picaresca, commovente, tragica, venata di ironia molesta di questi tre disperati che nel tentativo di ribellarsi al mondo finiranno per innescare una serie di tragedie, morti, fughe verso l'ignoto, assaporando sprazzi di una felicità che non ha futuro. 

Davvero un romanzo straziante perché anche se è facile intuire che tutto andrà male uno ci spera fino alla fine che Sammy possa finalmente trovare la pace fra le braccia di Bev, la prostituta sfatta ma ancora bellissima e madre di Jason e Jamalee. Uno vorrebbe che questi due ragazzini che non hanno mai ricevuto un cazzo dalla vita se non sofferenze e povertà possano trovare il riscatto e un briciolo di speranza. Vorresti che fosse fatta giustizia. Vorresti che la vita fosse meno feroce e disperata di quello che invece è.

Un incipit splendido che vi fa capire come scrive Woodrell:

"Non sei un santo, lo sai come vanno queste cose: il venerdì è giorno di paga ed è stata una giornata grigia e inzuppata da una pioggia brutta e fiacca e tu nel tuo sconforto cerchi compagnia, e visto che sei nuovo di West Table, Missouri, e appena assunto alla fabbrica di cibo per cani, non hai molta scelta, però alla fine trovi qualcuno in un parcheggio di roulotte su East Main Street, e la cerchia di barboni radunata lì ti rimedia una birra, poi comincia a girare una boccia di tequila e la pioggia continua a scendere con quel ritmo blues deprimente e ci sono due tipe forse disponibili ma a quanto pare gradiscono certe cose fra cui sicuramente l'ice, e infatti dalla sacca di tela di qualcuno si rovescia una manciata di cannucce, l'ice viene tagliato in strisce e la prossima volta che guarderai l'ora saranno le tre o le quattro di domenica mattina e non dormirai da giovedì notte e la voce di una delle tipe, quella che ti piace di più e ancora non ti sei fatto, malgrado abbia i denti grossi come chicchi di mais e forse anche un po' marci, propone di fare qualcosa, perché dopo l'ice c'è bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa, e questa voce allettante propone di andare tutti a rubare in quella certa casa su quella certa strada in quel ricco quartiere dove la gente può permettersi di crogiolarsi nei vizi e con ogni probabilità in quei villoni ha un casino di stupefacenti nascosti qua e là che rischiano di ammuffire, dato che secondo un articolo dello Scroll i ricchi sono tutti volati in Francia o posti simili a farsi una vacanza degna di nota." (pag. 7)


(Time of the last persecution)

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