"Woobinda e altre storie senza lieto fine" di Aldo Nove (Castelvecchi) + Peter Kernel

 

Mary non è stronza come Ambra. Mary è molto più dolce. Mary studia filosofia. Mary ha i capelli biondi. Mary non grida. Mary ha le gambe più lunghe di Pamela. Mary non cerca di rubare spazio alle altre ragazze. Mary mi fa vivere la speranza di un mondo migliore. Mary mi fa battere il cuore fortissimo. Mary è più bella di Miriana. Mary è molto riservata. Mary ha il sorriso più bello che esiste. Mary è del segno dei Pesci. Mary parla tre lingue. Mary sconfiggerà questa noia che non ha mai fine. Mary guarda di profilo con le sue labbra grandi e impazzisco. Mary balla con moltissima grazia. Mary ha la pelle profumata. Mary è tutto quello che possiedo. A dolte, durante la pubblicità cambio canale, anche se alcune, come quella della Neocibalgina, mi piacciono moltissimo, specialmente per la canzone, oppure quella di Saratoga, con la modella che si butta nell'acqua. Se capita che mi faccio una sega sto attento di venire quando è inquadrata Mary o al limite Roberta, e se, come mi è successo una volta, sborro mentre inquadrano uno dei finti poliziotti che ci sono lì, allora è uno schifo. Quando muoio voglio che mi seppelliscano con Mary, o almeno una sua fotografia.” (pp. 31-32, dal racconto “Pensieri”)

Ho letto per la prima volta “Woobinda e altre storie senza lieto fine” di Aldo Nove (Castelvecchi) proprio quando uscì. Avevo 17 anni, frequentavo lo Scientifico nel CollegioA. Volta di Lecco. Stavo già cominciando a scrivere qualcosa. Microracconti. Poesie. È tutto in un armadio nel mio vecchio apaprtamento. Ricordo che ne uscii travolto un po' perché le lezioni di italiano potevano essere di una noia incredibile (anche se la professoressa Giovanna Oddono mi ha cambiato la vita) e anche perché a quell'epoca non è che si leggessero racconti del genere scritti in italiano.

“Woobinda” me lo prestò una ragazza che avevo conosciuto sul treno andando a scuola e lo divorai la sera stessa e poi con qualche soldino che avevo risparmiato riuscii ad acquistarlo in una libreria di Milano. Ricordo ancora la faccia un po' schifata della signora alla cassa.

Era tutta un'epoca di fermento per la letteratura e per la musica italiana e fu, al di là poi degli esiti, una bella ventata di rinnovamento, trasformazione, di emersione di nuove voci, suoni, tematiche, linguaggi.

Rileggendo questi racconti/frammenti li ho trovati come allora (ma non è la prima volta che li rileggo) disturbanti, preveggenti, estraneanti, divertenti e un ritratto, con tempi narrativi perfetti, feroce dell'umanità in tutti i suoi tic, dipendenze, assenze, consumismo, superficialità, violenza, televisione, orrore ma ci ho anche ritrovato tutto un mondo scomparso come Non è la Rai, Alberto Castagna, Woobinda, Phantomas, le lire, i programmi porno a notte fonda sulle tv privata e pagina dopo pagina mi sono sentito anche molto più vecchio, consumato, triste, vuoto di quanto già non lo sia ma anche pieno di una dolce malinconia, di sogni e di pagine che vorrei ancora leggere e scrivere.

E anche io mi sono fatto un sacco di seghe guardando Non è la Rai. 

 

 

Vi lascio il raccontino “Vibravoll”:

Sono una ragazza di ventisette anni. Mi chiamo Stefania e sono Ariete Cuspide Toro. Mio marito si chiama Gianni, ha quarant'anni e fa l'agente di finanza. Io sono poetessa e redattrice di un giornale femminile, dove mi occupo della rubrica della corrispondenza. Per la maggior parte si tratta di questioni sentimentali insopportabili. Trite e ritrite. Allora quando esco dall'ufficio faccio delle lunghe corse in macchina, che mi rilassano ancora di più da quando ho comperato il mio telefono cellulare. Il mio telefono cellulare è uno Sharp TQ-G400. Misura 130 per 49 per 24 millimetri e pesa 225 grammi con la batteria standard. Ha due tasti cursori posti sotto i pulsanti di invio e di chiusura delle chiamate che mi permettono di scegliere il menù attraverso il quale dispongo facilmente delle funzioni di accesso alle opzioni che mi interessano. Il display devo dire che è veramente molto bello, indubbiamente più bello di quello del Pioneer PCC-740 che ha Maria. Il mio telefono cellulare ha indicati il livello di ricezione del segnale, quello della carica della batteria, lo stato del telefono e l'ora. Ha una piccola luce lampeggiante che mi permette, anche se lo lascio appoggiato da qualche parte nella stanza o sulla macchina, di sapere lo stato delle batterie oppure se è in atto il processo di scarica. Registra in memoria le ultime dieci telefonate che ho fatto. Così, quando guido sull'autostrada alla ricerca di un attimino di relax, posso telefonare a Gianni e farmi dire delle porcate. Gianni mi dice: “Ti leccherei la figa, brutta bagascia che non sei altro”, e io guido e mi bagno. Gianni mi telefona sempre da Piazza Affari dove tutti gridano e nessuno si accorge cosa dice il mio Gianni al suo cellulare, un Ericsson EH237 da 1.583.000 lire. Il cellulare di mio marito ha 199 memorie, e sei ripetizioni automatiche di numeri. Pesa 20 grammi meno del mio e le sue misure sono di 49 per 130 per 23 mm. Non ha un'antenna filiforme. Ha un'antenna elicoidale. Bene, con questo Ericsson EH237 mio marito mi telefona quando guido per dirmi delle cose galanti. Siamo una coppia moderna e ogni tanto andiamo al sexy shop Danubio Blu, vicino a linate, per comperare attrezzi coaudiuvanti alla piena riuscita del nostro intrigante rapporto di coppia. L'ultima volta abbiamo speso 1.197.000 lire. Abbiamo comprato, tra l'altro, un fallo anatomico con schizzo non vibrante da 34.900, un Duett vibrante ano-vagina da 49.900 e delle palline cinesi stimolanti e vibranti da lire 34.900 e un pacco di porno. Però devo dire che una coppia così, che viaggia molto, dovrebbe senz'altro avere, come me e Gianni, Vibravoll Vibravoll è l'avvisatore silenzioso dei telefoni cellulari che mio marito mi ha messo nel culo il giorno dell'anniversario del nostro matrimonio. Mi ha detto: “Aspetta che ti metto una cosa su per il culo”. Pensavo che fosse il solito vibratore, con schizzo o senza schizzo, vibrante o non vibrante, con glande scopribile o non scopribile, insomma un oggetto da mettere nel culo. Invece era Vibravoll. Mio marito è uscito dalla stanza e mi ha chiamata con il suo Ericsson EH237 al mio Sharp TQ-G400. Subito Vibravoll ha incominciato a fare “zzzzz”, segnalando la chiamata in avviso e quella stimolazione così intensa che non avevo mai provato non avevo mai vissuto mi ha fatto impazzire ho scoperto come la tecnica di questi nostri giorni felici possa cambiare e migliorare un rapporto sessuale mugolavo pazzescamente con quell'apparecchio nel culo non ce l'ho fatta più mi sono alzata dal letto e ho preso dal comodino il mio telefono cellulare ero esosa. Ero una troia in calore. Me lo sono strofinato subito contro la figa energicamente su e giù. L'antenna così premeva ripetutamente piccola e morbida come solo le antenne Sharp sul clitoride provai un orgasmo così intenso che mai prima d'allora avevo provato e mio marito entrò nella stanza era bellissimo Scorpione ascendente Leone aveva il suo Ericsson EH237 nella mano destra acceso e lampeggiante lo teneva premuto sul cazzo paonazzo mi diceva con la lingua di fuori: “Ti amo coniglietta mia adorata” e venni, tanto.” (pp. 21-23)


(Peter Kernel — There's Nothing Like You (Official video with live audio)

Commenti

  1. Molto interessante. Proverò a cercarlo.
    Ah, i mitici programmi porno-soft sulle tv private di quando eravamo giovanissimi...
    Che tempi!

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    1. Mitici quei programmi. Io rimasi sconvolto quando trovai mia sorella, piu' grande di me, che li stava guardando a notte fonda.

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    2. Io invece rimasi sconvolto quando fui beccato a guardarli da mia mamma, che io credevo stesse dormendo :-)

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    3. Un mondo scomparso fatto di tentazioni, fatiche, orari improbabili, mercato clandestino di giornaletti e cassette, punizioni... Adesso è tutta un'altra storia senza quasi più brividi e mondi proibiti da scoprire

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