NESSUNO TOCCHI CAINO: 2021, UN ANNO DI GIUSTIZIA E LIBERTÀ, L’ANNO DELLA SPERANZA CONTRO OGNI SPERANZA

NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS

 Anno 21 - n. 5 - 30-01-2021

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NESSUNO TOCCHI CAINO: 2021, UN ANNO DI GIUSTIZIA E LIBERTÀ, L’ANNO DELLA SPERANZA CONTRO OGNI SPERANZA
2.  NEWS FLASH: ZAMBIA: IL PRESIDENTE COMMUTA IN ERGASTOLO 246 CONDANNE CAPITALI
3.  NEWS FLASH: IRAQ: TRE IMPICCATI PER TERRORISMO
4.  NEWS FLASH: USA: 100 PUBBLICI MINISTERI CHIEDONO A BIDEN DI ABOLIRE LA PENA DI MORTE FEDERALE
5.  NEWS FLASH: INDIA: IL 65% DELLE CONDANNE CAPITALI EMESSE NEL 2020 SONO PER VIOLENZA SESSUALE
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :

NESSUNO TOCCHI CAINO: 2021, UN ANNO DI GIUSTIZIA E LIBERTÀ, L’ANNO DELLA SPERANZA CONTRO OGNI SPERANZA

Sabato, 30 gennaio, dalle 9:30 alle 20:30, sulla piattaforma Zoom, si svolgerà il primo Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino-Spes contra spem del 2021, “un anno – ha detto il Segretario dell’Associazione Sergio D’Elia nella lettera di convocazione – che vogliamo vivere intensamente come abbiamo vissuto il 2020, nonostante i divieti, la paura, l’esercizio autoritario del potere che il governo della pandemia ci ha imposto e ci impone.”

I lavori saranno aperti dalle relazioni del Segretario Sergio D’Elia, della Presidente Rita Bernardini e della tesoriera Elisabetta Zamparutti. Seguiranno gli interventi introduttivi dei tre Presidenti d’Onore dell’Associazione Santi Consolo, Tullio Padovani e Andrea Saccucci, dei costituzionalisti Davide Galliani e Andrea Pugiotto, e del magistrato Gigi Omar Modica.
Interverranno poi avvocati e familiari dei detenuti sulla grave situazione nelle carceri per superare la quale Rita Bernardini ha ripreso il 25 gennaio il suo sciopero della fame.
In una sessione dedicata al caso-Calabria, “la ‘terra del male’ dove abitano gli ‘irredimibili’” – come recita il titolo del dibattito – interverranno, tra gli altri, il Presidente dell’Unione delle Camere Penali Giandomenico Caiazza, gli scrittori Mimmo Gangemi, Illario Ammendolia, Gioacchino Criaco e la giornalista Tiziana Maiolo.
Altri punti all’ordine del giorno prevedono la proposta di realizzare, a cinque anni dall’uscita di “Spes contra spem-Liberi dentro”, un altro docufilm di Ambrogio e Luigi Crespi dal titolo “Spes contra spem-La colpa e il perdono”, con protagonisti sempre i detenuti condannati all’ergastolo. Su questo interverranno, oltre ai fratelli Crespi, l’avvocato Andrea Nicolosi, Fratel Carlo Mangione, responsabile dell’ufficio comunicazioni sociali dei religiosi camilliani, Padre Guido Bertagna del Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino, il senatore Roberto Rampi e gli ex detenuti Alfredo Sole e Roberto Cannavò, protagonisti del docufilm Spes contra spem.
Nella sessione di dibattito dal titolo “Quando prevenire è peggio che reprimere”, interverranno imprenditori come Pietro Cavallotti, colpiti da misure di prevenzione e interdittive prefettizie antimafia i cui casi, grazie anche alle “cliniche legali” del Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Ferrara, saranno oggetto di ricorsi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Proprio su questo, nel 2021, Nessuno tocchi Caino organizzerà anche una grande “Marcia del sale” delle vittime innocenti di leggi, codici e regimi detti antimafia ma usati contro il Diritto e contro la Costituzione.
Il Consiglio Direttivo sarà trasmesso in diretta da Radio Radicale, oltre che sul canale YouTube e sulla pagina Facebook di Nessuno tocchi Caino.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

ZAMBIA: IL PRESIDENTE COMMUTA IN ERGASTOLO 246 CONDANNE CAPITALI

Il presidente dello Zambia Edgar Lungu ha commutato in ergastolo le condanne a morte di 246 detenuti, hanno reso noto fonti del governo il 27 gennaio 2021. Dei prigionieri usciti dal braccio della morte, 225 sono uomini e 21 donne, ha precisato il ministro degli Interni Stephen Kampyongo. Il Ministro ha annunciato la commutazione delle condanne durante un evento tenutosi nella prigione di massima sicurezza di Mukobeko, nella città di Kabwe, trasmesso in diretta su Facebook. Le commutazioni di condanne a morte in ergastolo giungono così a oltre 500, dopo le 332 ordinate nel 2015, ha aggiunto. La commutazione delle condanne dei detenuti nel braccio della morte aiuterà a decongestionare la sezione della prigione che era destinata a 50 persone ma che ora ne contiene oltre 400, ha spiegato il Ministro.
La misura, ha aggiunto, ha anche lo scopo di proteggere i detenuti rispetto al contagio di COVID-19.
Nonostante la pena di morte sia prevista dalle leggi del Paese, lo Zambia non ha praticato alcuna esecuzione dal 1997.
(Fonti: Xinhua, 27/01/2021)


IRAQ: TRE IMPICCATI PER TERRORISMO

Tre detenuti iracheni sono stati impiccati il 25 gennaio 2021 dopo essere stati riconosciuti colpevoli di “terrorismo”, ha detto una fonte della sicurezza, pochi giorni dopo un doppio attentato suicida in un affollato mercato di Baghdad. "Tre persone che erano state condannate ai sensi dell'articolo 4 della legge antiterrorismo sono state giustiziate il 25 gennaio nella prigione centrale di Nassiriya", ha detto la fonte all’agenzia AFP, a condizione di anonimato. Queste tre impiccagioni sono arrivate dopo che gruppi per i diritti umani avevano avvertito che l'Iraq potrebbe autorizzare una serie di esecuzioni come dimostrazione di forza dopo gli attentati del 21 gennaio, che hanno ucciso almeno 32 persone e sono stati rivendicati dallo Stato Islamico.Il 24 gennaio, un funzionario della presidenza irachena aveva detto all'Afp che più di 340 ordini di esecuzione "per terrorismo o atti criminali" sono pronti per essere eseguiti. "Stiamo continuando a firmarne altri", ha detto il funzionario, parlando a condizione di anonimato.
(Fonti: Afp, 25/01/2021)

USA: 100 PUBBLICI MINISTERI CHIEDONO A BIDEN DI ABOLIRE LA PENA DI MORTE FEDERALE

Dopo la follia delle esecuzioni di Trump, i pubblici ministeri vogliono che il presidente Joe Biden commuti le condanne di coloro che si trovano nel braccio della morte federale e ponga fine alla pena capitale una volta per tutte. Durante l'ultima settimana in carica di Donald Trump, il governo federale ha giustiziato tre detenuti del braccio della morte federale. In sette mesi, nella parte terminale del suo mandato, l'amministrazione Trump aveva supervisionato un numero record di 13 esecuzioni, una follia omicida senza precedenti nella storia moderna degli Stati Uniti. Ora, una coalizione di pubblici ministeri e procuratori generali chiede a Biden di porre immediatamente fine alla pena di morte federale, definendola "un attacco alla dignità umana e un affronto ai valori americani". In una lettera inviata lunedì (25 gennaio), quasi 100 leader della giustizia penale hanno implorato Biden di commutare le condanne di tutti i condannati a morte federali e di istruire i pubblici ministeri federali affinché non chiedano la pena di morte in casi futuri. "La pena di morte è un'istituzione arcaica e fallita che ha le sue radici nel razzismo e troppo spesso punisce gli innocenti", ha detto Miriam Krinsky, direttore esecutivo di Fair and Just Prosecution ed ex procuratore federale, che ha organizzato la lettera. "La crudele e spietata follia omicida della precedente amministrazione ha minato la già fragile fiducia nel sistema giudiziario e ha rivelato che una semplice sospensione delle esecuzioni non è affatto sufficiente".
L'amministrazione Trump ha riavviato le esecuzioni federali la scorsa estate, nel bel mezzo della pandemia di coronavirus. Erano 17 anni che il governo federale non effettuava esecuzioni.
Tra le persone giustiziate dal governo federale c'era Lisa Montgomery, una donna malata di mente che è stata torturata sessualmente da bambina; Dustin Higgs, che ha sostenuto la propria innocenza fino alla sua morte; e Corey Johnson, che aveva una disabilità intellettiva. Sia Higgs che Johnson si stavano riprendendo da COVID-19 al momento della loro morte.
La lettera, firmata da un certo numero di avvocati statunitensi ed ex funzionari del Dipartimento di giustizia, tra le altre cose dice: "Ora sappiamo anche che non abbiamo giustiziato il peggio del peggio, ma spesso invece abbiamo messo a morte i più sfortunati tra gli sfortunati - gli impoveriti, i mal rappresentati e i più distrutti".
“Di volta in volta abbiamo giustiziato persone con una lunga storia di malattie mentali debilitanti, infanzia segnata da indicibili abusi fisici e mentali e disabilità intellettive che hanno impedito loro di condurre una vita adulta indipendente. Abbiamo giustiziato individui con avvocati così trascurati nei loro doveri e obblighi che non si sono mai preoccupati di scoprire lunghe storie di malattie e traumi. Probabilmente abbiamo anche giustiziato degli innocenti".
Secondo il Death Penalty Information Center nel braccio della morte federale dovrebbero essere rimaste 49 persone, anche se nei giorni scorsi la condanna a morte di uno dei 49, quella di Kenneth Barrett, è stata annullata da una corte d’appello federale.
Durante la sua campagna presidenziale, Biden si è impegnato ad abolire la pena di morte federale, e a far riesaminare tutti i casi del braccio della morte federale. Non è chiaro se per “rivedere i casi” si debba intendere che commuterà le condanne. C’è da dire che la soluzione più facile sarebbe limitarsi a non ordinare nuove esecuzioni, ma probabilmente l’orrore suscitato dalle troppe esecuzioni ordinate da Trump potrebbe indurre Biden a mosse più decise. Se la pena di morte federale venisse abolita, la legge non sarebbe necessariamente retroattiva, ma nel corso degli anni successivi tutte le condanne verrebbero comunque riviste, seppure una per volta, e passando dai tribunali. È già successo in diversi stati: quando il Governatore non ha ritenuto di intestarsi provvedimenti di commutazione collettiva (che negli Usa vanno sotto la definizione di “clemenza”), negli anni successivi i tribunali hanno preso atto che nello stato non era più possibile compiere esecuzioni, e quindi le condanne a morte dovevano essere rimodulate. Le esecuzioni federali hanno luogo in una prigione a Terre Haute, Indiana, che ospita l'unica camera della morte federale negli Stati Uniti. La lettera chiede a Biden anche di ordinare che la camera della morte venga smontata in modo che non venga mai più utilizzata.
"Le chiediamo non solo di sostenere gli sforzi legislativi per porre fine alla pena capitale federale, ma di prendere tutte le misure in suo potere per smontare la macchina della morte e garantire che i futuri presidenti non possano giustiziare a volontà le dozzine di persone nel braccio della morte federale", dice la lettera. "Mantenere intatta la camera della morte a Terre Haute lascia il palcoscenico ancora pronto per indicibili crudeltà che dice più su di noi come società che su coloro che giustiziamo".
Contestualmente all’entrata in carica di Biden il 20 gennaio, anche 40 membri del Congresso hanno firmato una lettera in cui si chiede al nuovo presidente di commutare le condanne delle restanti persone nel braccio della morte federale.
(Fonte: Huffington Post, 26/01/2021)


INDIA: IL 65% DELLE CONDANNE CAPITALI EMESSE NEL 2020 SONO PER VIOLENZA SESSUALE

Il gruppo di ricerca Project 39A della National Law University di Delhi ha pubblicato la quinta edizione del "Death Penalty in India: Annual Statistic Report", che fornisce un aggiornamento annuale su tutti i casi di pena di morte in India, oltre a documentare gli sviluppi legislativi sulla questione.
Al 31 dicembre 2020, c'erano 404 prigionieri nel braccio della morte in tutta l'India, con l'Uttar Pradesh che aveva il numero più alto, 59, di questi prigionieri.
Il funzionamento dei tribunali in tutta l'India è stato ostacolato dalla pandemia COVID-19, con conseguente calo significativo del numero di condanne a morte inflitte dai tribunali, che nel 2020 sono state 77, rispetto alle 103 del 2019.
Tuttavia, c'è stato un aumento della percentuale di condanne a morte comminate per reati sessuali da parte dei tribunali, che è passata dal 53% nel 2019 al 65% nel 2020.
Inoltre nel marzo 2020 sono stati impiccati Mukesh, Vinay Sharma, Akshay Kumar Thakur e Pawan Gupta per lo stupro di gruppo e omicidio di una giovane donna nel dicembre 2012.
Le 77 condanne a morte emesse nel 2020 riguardano 76 detenuti e rappresentano un netto calo rispetto alle 103 condanne capitali inflitte nel 2019.
Tuttavia, le 48 condanne a morte comminate nei primi tre mesi del 2020, prima dell’imposizione del lockdown a marzo, pari a quasi il 62% del totale dello scorso anno, indicano che la cifra totale di condanne capitali nel 2020 sarebbe stata probabilmente molto più alta in assenza di pandemia.
Delle 77 condanne a morte imposte nel 2020 dai tribunali, 50 erano per crimini di natura sessuale. Sono state inflitte 24 condanne a morte per omicidio e due per sequestro di persona con omicidio.
Il 65% delle condanne a morte comminate dai tribunali (50 su 77 casi) sono relative a casi di violenza sessuale. Si tratta della percentuale più alta in cinque anni con un netto aumento dal 53% del 2019.
L’82% delle condanne capitali per violenza sessuale ha riguardato casi che coinvolgevano bambini.
Negli anni c'è stato un costante aumento della percentuale di condanne capitali legate a reati sessuali, dal 17,64% nel 2016 al 37,27% nel 2017 e poi al 41,10% nel 2018.
Le Alte Corti di tutto il Paese hanno trattato 30 casi capitali che coinvolgevano 38 prigionieri. La condanna a morte è stata confermata in tre di questi casi, di cui due relativi a reati sessuali e uno a omicidio.
Le Alte Corti hanno commutato condanne a morte in 17 casi. Cinque prigionieri che erano stati condannati a morte dai tribunali sono stati prosciolti da tutte le accuse dalle Alte Corti.
In cinque casi, le Alte Corti hanno rinviato il caso ai tribunali di grado inferiore per una nuova sentenza.
La Corte Suprema indiana nel 2020 ha emesso sentenze in cinque casi.
Un caso si è chiuso con le esecuzioni di quattro prigionieri per il reato di stupro e omicidio di una giovane donna nel dicembre 2012.
La condanna a morte è stata confermata in un caso che ha coinvolto due detenuti per il crimine di parricidio. La Corte ha commutato le condanne a morte di quattro prigionieri in tre casi. Due di questi casi riguardavano reati di rapimento e omicidio e uno riguardava lo stupro con omicidio. In due casi su tre, la Corte Suprema ha commutato la condanna a morte in 25 anni di carcere, mentre nel terzo in ergastolo senza possibile liberazione per 14 anni.
Mukesh, Vinay Sharma, Akshay Kumar Thakur e Pawan Gupta sono stati giustiziati nel marzo 2020 nella prigione di Tihar, Nuova Delhi, per lo stupro e omicidio di una giovane donna, avvenuti nel dicembre 2012. L'ultima esecuzione nel Paese risaliva a luglio 2015, quando fu messo a morte Yakub Memon.
(Fonti: livelaw news network, 22/01/2021)

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