"Proprietà" di Lionel Shriver (66thand2nd, traduzione di Emilia Benghi)

 


Ho atteso a lungo la pubblicazione della raccolta di racconti "Proprietà" di Lionel Shriver (66thand2nd, traduzione di Emilia Benghi) e l'attesa ne è veramente valsa la pena (e settimana scorsa è stato uno degli ultimi libri che ho acquistato fisicamente prima di questo nuovo semi-lockdown che andrà avanti fino al 28 febbraio). 
 
Sapete già quanto amo questa scrittrice.  
 
Certe volte è come se mi togliesse le parole di bocca. Mi piacerebbe tanto parlare con lei, discutere delle sue posizioni scomode. 
 
Non è una scrittrice di sinistra, tutt'altro, e leggendola in molti potrebbero anche incazzarsi. Lei è una libertaria in senso americano (quella roba un po' alla Ron Paul) ma senza condividere le chiusure su alcuni temi come l'aborto (lei per me è proprio una libertaria), aliena ai Democratici ma costretta a votarli per lo schifo che fanno i Repubblicani negli ultimi tempi. Una che non ama per niente il moralismo bigotto che sta ormai appestando anche il mondo della cultura. Già dal titolo si capisce di cosa parlano questi racconti che raggiungono anche l'ottantina di pagine: la Proprietà ma intesa in senso lato e non soltanto di una casa (anche se la casa è assoluta protagonista di questo libro). Si parla del possesso non solo di un bene immobile ma anche dei pensieri, di una famiglia, dei soldi, di una relazione, di una moglie, di un amico, di un ricordo, dei figli, di un racconto, di ricordo, di una certezza, della vita e di come questo possesso finisca per divorarci da dentro, per renderci schiavi, insensibili, vuoti, pedanti, arroccati, prigionieri, ottusi, folli, vuoti. 
 
Sono tutti bellissimi questi dodici racconti e mentre li leggi ti senti messo alla berlina, sorridi, ti incazzi, perdi la pazienza, piangi di dolore. Ti metti nei panni di quei due genitori che nel racconto "Terrorismo interno" vorrebbero, senza successo, liberarsi del figlio che ancora trentenne vive in casa senza fare un cazzo, aspettando solo di impossessarsi dell'eredità e che quando viene buttato fuori si trasforma in una sorta di guru/punto di raccolta per tutti gli altri stronzi del mondo come lui che non fanno che lamentarsi senza mai davvero alzare il culo e andare a lavorare. Ti passa la voglia di acquistare casa (io non l'ho mai avuta la voglia di acquistare una casa) leggendo di quanti problemi e dolore possa causarti come in "Casa mia" dove l'abitazione che hai tanto sognato finisce per farti impazzire. E poi ti senti come quel figlio che "Il burrocacao" è succube di un padre che l'ha considerato sempre un mezzo coglione e alla fine esplode in un aeroporto. E mentre leggi il primo racconto, devastante,  "Il lampadario da terra" non sai se provare compassione/amore per questa stronza di amica o odiare questo pseudo amico che poi decide di sposarsi liberandosi di lei e ti domandi quante volte ti sei comportato anche tu in quel modo. 
 
Non aggiungo perché ho già scritto troppo. 
 
Semplicemente Lionel Shriver è una straordinaria scrittrice, con la capacità di fondere stile e tematiche senza mai risultare pedante, banale, moralizzatrice. 
 
Applausi.
 
Vi lascio due contributi:
 
 
 

Commenti

  1. Dopo un post del genere, impossibile non segnarsi questo libro. Grazie.

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  2. A volte capita mi chiedono se tornassi indietro cosa farei e cosa no, rispondo sempre la stessa cosa "non ricomprerei mai casa". Rifarei tutto, compresi i mille fallimenti (matrimonio, lavoro, religione, amicizie sbagliate, rapporti nocivi ecc.) ma ricomprare una casa mai, mi ha rovinato la vita. Non fa per me, non fa per chi non ha soldi, ma soprattutto non fa per me.
    Detto questo, con la tue parole Andrea mi hai incuriosito molto.

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    1. Ciao Simone, io non ho mai avuto la voglia di comprare casa ma anche io sono posseduto dal demone del possesso, nelle mie forme ma alla fine anche il mio tipo di possesso mi devasta da dentro. Onestamente arrivato nel mio 42esimo anno di età e non avendo figli, non credendo nel sacro valore della famiglia e nemmeno nel comandamento dell'eredità non vedo perché dovrei acquistare casa e fare sacrifici per averne una. Mio padre per fortuna non mi lascerà nulla. Mia sorella non ha figli e non ne avrà mai, salvo decidesse di adottarne uno.
      E comunque la Shriver è una scrittrice bravissima.

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  3. Ho avuto un paio di anni di buio, intorno ai trenta. Età atroce, che non perdona, che vuole imborghesirti a tutti i costi... e purtroppo ci sono inciampato. Fortunatamente è stata una cosa rapida, perchè ho capito presto che la mia natura non è quella. Purtroppo però le ripercussioni durano una vita, soprattutto se la storia sentimentale finisce e i soldi scarseggiano. Come sai siamo coetanei (fra qualche giorno ne faccio 43) e da almeno una decina d'anni ho capito che possedere - tendenzialmente - mi rende infelice. Non ho mai voluto figli per scelta, e tanto meno una famiglia basata su crismi borghesi. La mia purtroppo con la recente perdita di mia mamma si è sfaldata e vive più che mai la sua natura "selvaggia" (di cui sono fiero). Cito sempre Notorius Big "Mo money mo problems", vale per tutto.
    Leggerò la Shriver. Fierezza.

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    1. Bella la citazione di Notorius Big. Auguri in anticipo allora, io li faccio a giugno, 42. Ti confesso che la mia compagna ed io abbiamo intenzione di lasciare questa casa in affitto e di trovarne un'altra, cambiare città perché non ci è mai interessato avere radici... credo che sia una questione anche di famiglia. Ma tante, tante volte mi piacerebbe prendere una di quei bus/camper/case viaggianti all'americana e spostarmi fra mare, oceano, montagne, lago e mandare affanculo tutto e tutti.
      Sulla questione del libro: anche le nostre consuetudini ci posseggono, la nostra presunta diversità, le nostre ambizioni, il nostro dolore, i nostri libri, lo stesso nostro corpo.
      Una volta mio nonno mi disse: Quando abbiamo venduto l'albergo che abbiamo da due secoli ho pensato che sarebbe stato bello lasciare tutto aperto per qualche giorno per far si' che le persone ci portassero via tutto quello che c'era dentro, chi eravamo, chi siamo stati e che lo disperdessero ai quattro angoli del mondo.

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