"Storia di Shuggie Bain" di Douglas Stuart (Mondadori, traduzione di Carlo Prosperi)

 


"Storia di Shuggie Bain" (Mondadori, traduzione di Carlo Prosperi) è il folgorante e dolorosissimo romanzo d'esordio dello scrittore scozzese Douglas Stuart e vincitore del Booker Prize 2020. 

Per me è stato un pugno nello stomaco visto che ormai sono anni e anni che ci giro intorno a questo problema e una volta ho rischiato pure di perdere la vita. L'alcool riesce a placare i demoni interiori per qualche ora ma intanto te ne scavando dentro degli altri, ti rovina il fisico, ti corrode l'anima, ti regala tanta solitudine e ti porta via giornate, soldi, felicità. 

Ambientato fra il 1981 1992 in una Glasgow alla rovina, con le miniere che stanno chiudendo e la povertà che dilaga fra le strade racconta la storia di una famiglia a pezzi e disperata con la madre Agnes Bain, bellissima, con due matrimoni alle spalle che sognava di avere una vita diversa e che invece sempre più rapidamente sprofonda nell'alcolismo a colpi di vodka e birra e nella miseria che non lascia scampo, e i suoi tre figli: Leek, dotato di un grande talento artistico ma che preferisce nascondersi nei suoi disegni e nelle fabbriche abbandonate per allontanare tutto il dolore che si respira in casa; Catherine che sogna di andarsene il prima possibile da quell'immondezzaio e ce la farà e infine il figlio più piccolo, Shuggie, che venera letteralmente la madre e che per colpa della sua omosessualità viene emarginato a scuola e deriso da tutto l'ambiente minerario  che non vede certo di buon occhio un bambinetto che adora le bambole, ballare, ancheggiare, truccarsi. 

È un romanzo che non si censura su niente e che racconta con partecipazione e precisione cosa significa essere alcolizzati e vivere in una famiglia con una madre alcolizzata che entra ed esce da periodi di sobrietà ma che soffoca sotto il peso dei propri drammi, lutti, sofferenze e un disperato bisogno di essere amata e compresa

Terribili sono le pagine in cui la casa di Agnes si riempie delle vicine alcolizzate che stramazzano al suolo e si vendono per qualche birra, si tengono il secchio per il vomito fra le gambe, che prosciugano tutti i soldi dei sussidi in un solo pomeriggio. Eppure è impossibile non amare questa donna rimasta bambina che vorrebbe solo una vita migliore e proteggere i propri figli, che incita Shuggie a non curarsi dei giudizi altrui e a vivere la propria sessualità come meglio crede ma che si scontra contro un'esistenza che è già segnata, contro un mondo maschile che vede in lei solo un corpo da scopare. Una donna che ormai è solo nelle condizioni di sbagliare, di tentare il suicidio, di aggrapparsi a sogni impossibili, di spegnere tutto per sempre. 

Un romanzo che pagina dopo pagina diventa un viaggio nell'orrore illuminato talvolta da sprazzi di luce purissima come i momenti di intimità fra Agnes e l'adorato figlio o il finale devastante (non ve lo racconto ma a me si è chiuso letteralmente lo stomaco) che dona a Shuggie la possibilità di un riscatto, di un'amicizia, di un futuro difficile e incerto ma quantomeno tutto da vivere e scoprire.


(Live With Me)

Commenti

  1. Che bella recensione!
    Per me non è questo il momento per leggere un libro del genere, ma lo terrò in considerazione per un altro momento, che spero arrivi presto.

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    1. Grazie. Hai ragione, bisogno trovare il momento giusto per leggere quello che si vuole.

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