Entrare in una libreria e uscirne irritato + Roger Nimier
So benissimo di avere un sacco di problemi, sono un misantropo, faccio una fatica terribile a frequentare persone e spazi chiusi pieni di gente anche se poi amo tantissimo le metropoli e le città perché mi trasmettono libertà e mi permettono di scomparire. Per me è sempre stato e lo è ancora oggi faticosissimo entrare in un piccolo negozio (grazie supermercati!), frequentare una festa/concerto/discoteca/chiesa/scuola/celebrazione/manifestazione.
Dormo quasi sempre malissimo e stamattina mi sono svegliato con una luna stortissima. Ci sono incubi che portano a galla troppi ricordi e sofferenze. Ma avevo una gran voglia di acquistare un paio di libri e allora sono uscito lo stesso e mi sono diretto verso una libreria. E appena ci ho messo piede mi sono sentito vuoto, a disagio, fuori posto. C'erano due clienti che discutevano fra di loro di ciliegi in fiore e di una vacanza fatta in Giappone e delle proprietà del pesce crudo. Ho cercato di evitarli ma mentre sfogliavo un romanzo Adelphi due commessi si sono messi a discutere fra di loro sistemando un libro su Trump dell'ignoranza dei votanti di destra, dell'importaza di mangiare legumi, di quanto siano bravi scrittori come Carofiglio o Montalbano o Murgia e dei rustici in una valle discosta dove trascorrere un bellissimo week-end mangiando cibo biologico. C'era poi un apprendista vestito da hispter che discuteva con un altro collega di legami familiari e ristrutturazioni di immobili e che quando ho provato a chiedergli di un saggio appena uscito mi ha subito considerato un elemento indegno di essere in quella libreria visto il mio abbigliamento proletario, la sciarpa di una squadra di calcio, il cappellino usato, uno zaino Adidas, un paio di scarpe da rapper strausate e perfette per lavorare al cinema.
Di sottofondo il chiacchiericcio classico di un ambiente di una certa sinistra fighetta popolare biologica ipocrita che mi ha sempre soffocato.
A quel punto ho preferito uscire e non comprare nulla e camminare fino al lago e poi risalire il fiume e fermarmi a osservare le movenze di due pescatori.
Mi sono seduto su una panchina e sono rimasto a guardarli per un'ora finalmente rilassandomi.
Ho bevuto una birra, controllato il cellulare e poi chiuso gli occhi.
Soffiava un vento gelido.
Poi sono tornato a casa e intanto che aspetto la mia compagna scrivo queste due righe dopo aver accarezzato i miei bellissimi completi appesi nel nostro grande armadio e che non indosso mai.
E il pomeriggio sarà dedicato a Roger Nimier:
(The Notwist (Session) | Pop-Kultur 2020)
In questo che potrebbe benissimo essere, o diventare, un ottimo racconto, mi sono rivisto in te. Ma tu sei molto più coraggioso, di me. Io, finché in certi posti non metteranno i sacchettini per il vomito come sugli aerei, non ci metterò più piede. Viva ibs e viva amazon! (E mi dispiace, perché le librerie, al netto della troppa merda sugli scaffali che le soffoca, e di troppa gente che non si capisce come possa lavorare lì e non al mercato del pesce, sono tra i luoghi più meravigliosi e magici che esistano su questo pianeta...) Un abbraccio. (E quanto al fighettismo fascistello di certa pretenziosa e stramediocre sinistra letteraria, credo che nel mio nuovo romanzo vi siano passaggi che semplicemente adorerai. Ma non aggiungo altro. :D Ciao!)
RispondiEliminaSto pensando di lavorarci sopra a questi squarci di vita quotidiana ma sono svogliato... io amo le librerie ma come te ormai gradisco le piattaforme e quelle biblioteche dove nessuno mi sta intorno e vige il silenzio assoluto. Pensa che una volta in libreria un tizio mi chiese, visto i libri che acquistavo, che lavoro facessi e quando risposi che facevo le pulizie e i popcorn in un cinema pretese di mettersi a parlare di diritti dei lavoratori e massimi sistemi e io lo guardai e gli risposi "Non mi va, vorrei tornare a casa, sono stanco" ma lui niente... mi sentii davvero un ufo...
EliminaLa mia fortuna è che anche se in libreria arrivasse uno tsunami o partisse un rave, mentre sto leggendo avido da un libro all'altro, non mi accorgerei di nulla, non ascolterei niente, non avvertirei rumori, distrazioni, tempo che passa..anzi.. mia moglie potrebbe considerarmi disperso.. librerie grande amore, immensa possibilità di immergermi mani, piedi, testa, cuore in un mondo di carta e parole reali, cosa che online risulta complicata davvero.. o perlomeno diverso, decisamente..
RispondiEliminaCiao Franco, io adoro le librerie e soprattutto le biblioteche e le frequento da sempre, anche perché sono un lettore forte e viaggio sui 250 libri letti all'anno ma c'è un genere di librerie dove non mi sento a mio agio e preferisco evitarle. Soprattutto mi sento a disagio in alcune librerie indipendenti/alternative esattamente come non mi piacciono quei bar/locande/ristoranti, etc dello stesso tipo. Tutto qui, cerco sempre, se posso di evitarle, poi ovviamente ci sono delle eccezioni. Per anni ho frequentato a Lecco un Punto Einaudi gestito da un uomo fantastico che si chiamava Bruno Biagi e che era un luogo di incontro, scambio anche del mondo progressista e anche se un po' troppo radical chic per i miei gusti ci andavo sempre volentieri. Quando ha chiuso al suo posto ha aperto una libreria indipendente dove praticamente potrei trovare o ordinare tutti i libri che mi piacciono e se all'inizio ci passavo qualche volta nei mesi successivi ho cominciato a provare fastidio entrarci per il tipo di persone che ci incontravo, il tono dei discorsi, l'atmosfera generale e ho smesso di andarci. Quanto torno a Lecco e ho bisogno di libri preferisco andare al Libraccio dove, anche se il personale è abbastanza scorbutico e non trovo sempre quello che cerco, comunque mi muovo a mio agio e trovo persone di tutti i tipi.
Elimina(mi scuso tra l'altro per aver usato a sproposito il termine radical chic ma era per farci capire, diciamo una certa sinistra fighetta che ciarla di rivoluzione, ambiente, cibo biologico, i veri sapori, la pulizia del linguaggio, etc etc etc....)
EliminaAlt! Io sono ecologista salutista biologica ortoressica ma non sono affatto fighetta :)
RispondiEliminaCiao, vedi io non sono salutista ma passerei pure io per ecologista e pure per estremista visto che io e la mia compagna facciamo una raccolta differenziata estrema e ti assicuro che qui in Svizzera è semplice e complesso, visto che non raccolgono l'umido... vado pure ai cassonetti specifici per riciclare l'alluminio e frequento negozi che vendono lo sfuso... il problema è che in questi posti spesso incontri persone fighette che non mi piacciono per niente, con la puzza sotto il naso. Io non sono uno che ama particolarmente mangiare e appena il sistema sanitario si rimetterà in sesto saro' costretto a numerose visite per stabilire allergie e intolleranze. Mia sorella è celiaca e mia madre scopri' di esserlo quando si ammalo' di tumore.
EliminaBella quella copertina!
RispondiEliminaNon essere dei *mangioni* di questi tempi è una fortuna, considerato quanto il cibo sia ormai diventato un pericolo per la nostra salute, adulterato com'è.
RispondiEliminatemi di essere allergico perché hai disturbi?
è un discorso lungo e complesso... fin da infante ho avuto problemi intestinali, allo stomaco, etc e al tempo delle medie sono stato preso da un virus che mi travolto e fatto perdere quasi dieci chili in una settimana e di mio ci ho messo e ci sto mettendo tutta una serie di cazzate che non fanno bene... problemi anche psicosomatici e non sono una bella persona. il lavoro come addetto alle pulizie mi ha bruciato ormai le narici con tutti i prodotti chimici che ho usato e non faccio che starnutire.
Eliminabisognerebbe mangiare meno, sempre.
Oh cavolo, e io che ho sempre pensato a te come una bella persona! :))
RispondiEliminano, no, sono una bruttissima persona :)
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