"L'era della suscettabilità" di Guia Soncini (Marsilio Editori) e mia nonna e Louis C.K.

 

A pagina 65 del bellissimo "L'era della suscettibilità" di Guia Soncini (Marsilio Editori) ho trovato questo passaggio: 
 
Il fatto è che è difficilissimo individuare un momento in cui l'oggi è diventato tale. Meglio: il fatto è che la morale comune ha un andamento irregolare, e quindi quelli che "non si può più dire niente" (sono una di loro) non sanno mai bene a cosa si riferisca quel più: quand'è stato il momento in cui la gente non si offendeva? Forse non c'è mai stato, forse è solo che oggi ci sono i social e qualunque discontento viene amplificato. Forse siamo sempre stati così, almeno da quando non dobbiamo più lavare i panni al fiume: gente cui la lavatrice ha liberato tempo per offendersi per l'esistenza di statue di personaggi morti da secoli.
 
Ho pensato subito a mia nonna, nata nel 1902, una vita di sofferenze e povertà, un figlio morto a 16 anni, che ormai ultrasettantenne usò la prima lavatrice quando si trasferì in casa dei miei visto. Per lei fu una gioia assoluta e da quel giorno potè dedicarsi alla lettura, alla tv, alla cucina, al riposo, alle camminate ma soprattutto confessò a mia madre che era sempre stato uno strazio andare al lavatoio o in cortile e trascorrere del tempo con quelle stronze racchie pettegole di merda che erano le donne del rione. 
 
Adesso accendo la macchina, fumo una sigaretta, sto in pace e nessuna mi rompe i coglioni con quelle storie di merda 
 
Mia nonna coi capelli lunghi 2 metri e mezzo che mi diceva quando tornavo dalle elementari in lacrime e tristissimo “Questo paesino è uno strazio e tu devi smetterla di sentirti in colpa per tutto e promettimi che un giorno ti lascerai tutto questo alle spalle"
 
Il libro della Soncini (che scrive da Dio) vi piacerà tantissimo se come me non ne potete più di stronzi e stronze e rompicoglioni che stilano nuovi indici di libri proibiti o che li riscrivono per evitare che qualcuno si senta offeso (offeso da Mark Twain?), che si indignano e piangono per tutto   che "Le vignette di Charlie Hebdo son bellissime ma non devono attaccare l'Italia", che ogni cosa è identità, che se non ce la fanno nella vita/non gli pubblicano il libro/non fanno carriera è sempre colpa del sistema patriarcale/dello sfruttamento capitalistico/degli imbucati, che stilano codici di comportamento per ogni cosa, che per tradurre un libro vogliono una traduttrice dello stesso colore di pelle dello scrittore, che ti danno del fascista se per caso non la pensi esattamente come vorrebbe una certa sinistra, che abbattono statue senza conoscere per un cazzo la storia, che si offendono per tutto, che vorrebbero quote rosa/gialle/nere/bianche/rosse anche solo per pisciare, che vedono razzismo e misoginia ovunque, quelli che si dicono libertari e sono invece peggio delle beghine di paese, quelli che se hai qualche dubbio sull'utero in affitto sei un seguace di Ratzinger, quelli che ti danno dell'islamofobo ogni volta che muovi una critica all'Islam, quelli che se gli fai una critica anche dura fanno scattare una denuncia o chiudono un'amicizia che poi magari non era nemmeno una vera amicizia, quelli che cianciano di libertà d'espressione e democrazia ma brindano a censura e indignazione un giorno sì e l'altro pure e via andare...
 
Questo è un libro per certi versi liberatorio, anche perché un mese fa sono stato attaccato e giudicato un uomo di merda per aver difeso Philip Roth e Michel Houellebecq.

Poi vabbè, se invece vi sentite meglio e migliori a leggere Michela Murgia son fatti vostri.
 
Un altro estratto:

"La cancel culture è ormai un tema così a la page che ti si nota di più se non te ne occupi. Ci stava per fare un libro Julie Burchill, la più interessante bastiancontraria d'Inghilterra: l'uscita di Welcome to Woke Trials: How #Identity Killed Progressive Politics era prevista nell'aprile 2021; il libro avrebbe raccontato d'una volta in cui gli invasati di Twitter avevano chiesto (e ottenuto) la rimozione d'un articolo di Burchill accusandola di transfobia; poi, a dicembre 2020, Burchill s'è messa di nuovo a polemizzare su Twitter (questa volta il tema era Maometto), e l'editore ha dato retta ai suscettibili che l'accusavano d'essere islamofoba, annullando l'uscita del libro. [...] 
È una questione interna alla sinistra: si tratta di trovare uno spazio non beghino nel quale potersi dire di sinistra anche se si pensa, come J.K. Rowling, che la smania d'imbottire di ormoni adolescenti indecisi sulla loro identità sessuale non sia sanissima. Come sempre è accaduto, gli estremisti di sinistra vedono nei moderati di sinistra il loro più acerrimo nemico, detestano il dubbio e la complessità e le sfumature ben più di quanto detestino la destra. " (pag. 141)

E in questo libro si parla molto anche di quel genio che è Louis C.K. e ringrazierò tutta la vita la mia compagna per avermelo fatto conoscere.

Commenti

  1. Ho sentito parlare molto bene di questo libro della Suncini, credo che lo leggerò.

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    1. è molto bello e per quanto mi riguarda anche liberatorio e mi sono sentito anche un po' abbracciato... stai attento a scrivere correttamente perché la Soncini è una fanatica della lingua italiana e detesta i refusi...

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  2. Me lo segno: mi fa ripensare all'ottimo "La cultura del piagnisteo" di Robert Hughes. E sono sempre più convinto che abbia ragione Houellebecq quando afferma che in realtà l'antirazzismo odierno non è altro che razzismo antibianchi. Tutta questa gentolina permalosa e isterica, piena di etichettine e di pennarellini colorati rischia di far diventare razzista anche chi non lo era. Uno scrittore con la pelle blu (invento, così nessuno stronzo si offende) può essere tradotto solo da un traduttore con la pelle blu? E magari se è una femmina blu deve essere non solo blu ma pure femmina anche la traduttrice? E allora che i loro libri se li leggano fra di loro, dentro un bel circolo riservatissimo ai coglioni blu! Tristemente vera anche la riflessione sui moderati di sinistra considerati nemici dall'intellighenzia khmer rossa: se in certi ambienti kulturali confessavo la mia ammirazione per le socialdemocrazie scandinave (non per i nazi, per le socialdemocrazie scandinave!!!!) o mi sospettavano di stare più a destra i hitler o, peggio ancora, mi dedicavano occhiatine di superior compatimento...

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    1. In questo libro lo si cita spesso "La cultura del piagnisteo" di Robert Hughes e mi ha messo voglia di leggerlo. Io non ne posso davvero piu' di questa situazione Zio. Pensa che una mia amica ha fatto vedere alla figlia alle elementari i cartoni animati dei nostri anni, Daitarn, Lamu', Georgie, L'Uomo Tigre facendo impazzire di gioia la figlia che ha smesso di guardare i cartoni educativi in voga di questi tempi. La mia amica si è beccata una reprimenda da delle mamme piu' giovani e da alcuni padri perché le hanno detto che quei cartoni sono troppo violenti e sua figlia crescerà male e avrà un sacco di problemi.
      Ma il bello arriva adesso, lei risponde: In che senso? Non lo so, mia figlia andava all'oratorio prima del Covid, io e mio marito andiamo a messa, siamo una famiglia normalissima. E allora pam ecco che si sono sentiti dire che sono dei bigotti cristiani e che non capiscono come una con la sua cultura possa ancora andare a messa.
      Lei pero' non si è adeguata e li ha mandati a cagare.

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  3. Fra l'altro Hughes parlava di queste cose a fine anni 90: ci aveva visto lungo. Uno dei tanti aspetti schifosi di certe personcine è poi una ridicola incoerenza di comodo: se c'è da arraffare potere e denaro pretendono un egualitarismo totale, imposto, violento e innaturale (dopo le quote rosa avremo le quote per colore della pelle? Come se non fosse proprio questo il peggiore ammiccamento al razzismo? Pigmentocrazia al posto della meritocrazia?) mentre quando c'è da preservare una supremazia di nicchia si arriva all'autoapartheid razzistissimo del "traduttore dello stesso colore".

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    1. Hai perfettamente ragione Zio. Nel triennio finale del Liceo in collegio avevo un professore di matematica severissimo ma al quale saro' grato per il resto della mia vita. Lui mi diceva: Io lo so che hai un sacco di problemi ma tu prendi 4 in matematica perché non hai voglia di studiare, perché ti sei convinto che tutte queste robe non ti serviranno quando crescerai e vuoi fare la guerra a tutto e tutti. Io quattro te lo mettero' sempre perché non studi mai e non sai un cazzo ma sono dispostissimo a parlare con te di letteratura e di tutto il resto perché amo leggere. A quei tempi lo avrei ucciso ma crescendo mi sono accorto che aveva perfettamente ragione e gli vorro' sempre un bene dell'anima. Oggi un professore del genere lo considerebbero eccessivo per modi, toni, severità e rispetto della meritocrazia. è come se volessimo sempre vivere in una bolla autoreferenziale, iperprotetta dove tutto è come lo vogliamo noi, pulito, perfetto, sanificato. Cazzo anche io sto bene quando qualcuno la pensa come me e sto bene con lui, mi sento rassicurato... ci mancherebbe.. ma porca troia la vita è un po' piu' complicata, disturbante, affascinante del nostro piccolo io di merda... Mi sono appena preso una rasoiata su un manoscritto che avevo mandato in giro che mi ha fatto star male... alcuni passaggi non li convido per niente ma su altri ci voglio ragionare. Ci sono stato male? Cazzo se ci sono stato male e mi sono pure incazzato pero' insomma è una vita che lavoro e quante bastonate e critiche ho ricevuto su quello che faccio...

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  4. Buongiorno Andrea, penso al film Cento chiodi di Ermanno Olmi impostato sulla dicotomia città-campagna, e la campagna risulta essere il polo positivo dove vive gente semplice e buona pronta ad accogliere il forestiero. Non è sempre così. Negli anni 80, adolescente, mi sono trasferita in un piccolo paese della provincia milanese, che allora era campagna. Non erano affatto aperti e ospitali, chi veniva da fuori era chiamato "foresto". Sembrava di vivere in un romanzo-film alla Guareschi: o frequentavi l'oratorio, rigorosamente diviso fra maschi e femmine, o frequentavi una sorta di centro ricreativo di sinistra, io per cercare di inserirmi e conoscere qualcuno frequentai l'oratorio. Una forte chiusura mentale e bigottismo. Mi ricordo ancora il rimprovero, fattomi da una catechista, di pochi anni più grande di me ma che evidentemente si sentiva detentrice della morale, per dei pantaloncini estivi a suo dire non adatti al campeggio. Ho passato un'adolescenza di merda, e ancora mi fa male pensare a quegli anni, a quel trasloco, a quel trasferimento che ha comportato anche andare in un piccolo liceo di provincia in cui c'era poca stabilità di insegnanti, e mi ritrovo spesso a pensare se invece avessi frequentato un liceo a Milano, chissà magari le mie scelte di studio sarebbero state diverse, la mia vita sarebbe stata diversa...so che è inutile e dannoso, ma finora non sono riuscita a fare pace con quegli anni.
    Grazie per gli spunti di riflessione. Marta

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    1. Buongiorno Marta, comprendo perfettamente il tuo stato d'animo e sono d'accordo con le tue riflessioni. Io sono del '79 e sono cresciuto in un paesino della Brianza industriale e mi sono sempre sentito soffocare. Frequentare il liceo a Lecco (che non è certamente Milano che tra l'altro amo alla follia) mi ha permesso di lasciarmi quantomeno alle spalle tutta una serie di rotture di coglioni e sostanzialmente dalla prima di Liceo praticamente ho smesso di avere a che fare col mio paesino e anno dopo anno il distacco è aumentato. Anche se ci ho lavorato in un momento nero della mia vita, non ho stretto relazioni e oggi sono contento di non averci quasi piu' a che fare. Mi manca il respiro quando ci torno per salutare mio padre e passare al cimitero a portare fiori a mia madre. Detesto tra l'altro il rimpianto dei bei tempi andati, di come si stava bene nei paesini, della qualità di vita, eccetera eccetera. Rispetto chi ama viverci ma non fa per me. Quando eravamo piccoli i miei genitori, visto il lavoro di mio padre, avrebbero avuto la possibilità di trasferirsi a Milano, a Caracas, a Bogotà, Genova ma lui ha sempre rifiutato facendo incazzare mia madre. Chissà come sarebbe andata la nostra vita. Mia sorella appena ha potuto si è trasferita subito a Milano dove vive ancora oggi.
      Grazie a te per essere passata e un abbraccio
      Andrea
      Se ti interessa ho scritto anni fa un piccolissimo ebook che racconta di vite di provincia:

      https://www.amazon.it/maledizione-degli-affetti-Andrea-Consonni-ebook/dp/B005CDM71U/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&dchild=1&keywords=la+maledizione+degli+affetti&qid=1617773481&sr=8-1

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