"The Good Lord Bird - La storia di John Brown" di James McBride (Fazi Editore, traduzione di Silvia Castoldi)

 

Quanto mi piacerebbe trovare un romanzo italiano contemporaneo sul Risorgimento sulla falsariga di  "The Good Lord Bird - La storia di John Brown" di James McBride (Fazi Editore, traduzione di Silvia Castoldi), un'opera travolgente, picaresca, sboccata, inventiva, sregolata, toccante, pienamente attuale e da cui è stata tratta una serie tv. Ogni volta che passeggio per le strade di Milano mi chiedo perché non riesco a leggere un romanzo contemporaneo sulle Quattro giornate di Milano e devo sempre rifarmi al bellissimo libro di Carlo Cattaneo "Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra" Come se ci fosse un'incapacità di scavare narrativamente nella storia del nostro paese e raccontare storie, valorizzare figure storiche magari meno conosciute, illuminare angoli bui. Toccherà farmene una ragione o scriverlo io quel romanzo ma tornando a McBride, subito che ho trovato semplicemente straordinaria la potenza di fuoco di questo romanzo e come l'autore ha saputo raccontare la figura complessa dell'abolizionista statunitense John Brown (se non sapete chi é vi tocca fare un po' di ricerca ma se non lo conoscete dovreste tacere ogni volta che vi mettete a parlare di questioni razziali negli Stati Uniti) smontandolo pezzo dopo pezzo eppure restituendogli una profondità profetica incredibile. McBride o descrive come un pazzo invasato, un folle che straparla continuamente di Dio e di Scritture inventandosi citazioni bibliche a ogni occasione, uno che non sa organizzare piani (il raid di Harpers Ferry fu organizzato malissimo e riusci' a deludere quella straordinaria donna che fu Harriet Tubman), uno che non rinuncerebbe mai alla violenza per realizzare i suoi piani di abolire la schiavitù ma poi alla fine ci fa struggere per lui, lo circonda di amore e di eterna riconoscenza

Andate alle ultime pagine, prima della sua esecuzione, e troverete un uomo in tutte le sue contraddizioni, uomo che cammina verso la morte per donare libertà. 

E come lo fa tutto questo McBride? Con una scrittura che mi ha ricordato i film dei fratelli Coen, le opere di Mark Twain o quel capolavoro che è "Il Grinta" di Charles Portis e che mescola sapientemente e spurodamente divertimento, avventura, brio e violenza, accurata ricostruzione storica. Lo fa attraverso la voce pastosa di uno schiavo che si finge ragazzina per poter sopravvivere in un mondo violentissimo, fatto di sofferenze, soprusi, impiccagioni, povertà, meschinità: Henry, un bambinetto soprannominato “Cipollina”, che vorrebbe solo mangiare e vivere tranquillamente la sua vita e che finisce invece per essere arruolato controvoglia nella banda di John Brown, per metà composta dai suoi familiari. Cipollina è uno che mente costantemente, che le sbaglia tutte, che si lamenta perché almeno quando era schiavo mangiava tutti i giorni e che si veste da donna per non essere venduto, per non essere ucciso, per non fare un cazzo, per vivere. Uno che ha una voce impastata di furbizia e amore, di meraviglia e paura. Uno che vorrebbe scappare ma torna sempre. Uno che scopre la libertà negli occhi di un folle che l'ha accettato per quello che era e preso sotto la propria protezione. Uno come John Brown nel suo corpo sofferente e emaciato, nelle sue preghiere, nelle sue azioni disperate incarnava lo spirito dell'emancipazione lottando ogni giorno, facendosi carico delle sofferenze di un popolo intero. Uno come John Brown che parla a tutti i vili che si voltano di fronte alle ingiustizie e parlano e parlano senza fare nulla. Un uomo da amare anche se sporco, controverso, invasato ma un uomo che non ha mai accettato quell'orribile stato di cose, che non accettava di vedere uomini e donne in catene e che era disposto a sacrificare la propria vita per un'esserina impaurita e vile come Cipollina che aveva la sola colpa di essere nera. Un profeta.

 

(Save Yourself)

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