"Cani neri" di Ian McEwan (Einaudi, traduzione di Susanna Basso), una decisione difficile che mi ha spezzato il cuore, il Muro di Berlino

 

 
 
 "Di questi tempi, in un certo senso, non so che cosa voglio; forse non voglio quel che so e voglio quel che non so." (Marsilio Ficino, lettera a Giovanni Cavalcanti, 1475)
 
Ho riletto ieri "Cani neri" di Ian McEwan (Einaudi, traduzione di Susanna Basso) e non mi ha convinto poi del tutto, esattamente come la prima volta che lo lessi. 
Ci sono pagine bellissime mentre tante altre che proprio non mi hanno comunicato nulla ma rileggendo la citazione di Marsilio Ficino in apertura del romanzo ho trovato la forza di prendere una decisione che covavo da molti mesi e scrivere una lettera con le motivazioni della rinuncia a una carica per cui ero stato nominato e fortemente voluto, di subirne le conseguenze, di non dormire la notte chiedendomi se avessi fatto la scelta giusta e di trovare questa mattina la conferma della giustezza della mia scelta. 
Ma con un vuoto dentro ancor più grande di quanto pensassi.
Sempre mentre rileggevo "Cani neri" ho ripensato alla gioia di mio nonno il giorno che crollò il Muro di Berlino e quando due anni dopo si sfaldò l'Unione Sovietica. Aveva il volto solcato da lacrime e sorrisi di liberazione, brindò insieme a mia nonna alla fine di quell'orrore e anche io fui contagiato dalla loro gioia. Ma ricordo, esattamente come nel romanzo di McEwan, la certezza piena di paure di mio nonno che quel crollo avrebbe risvegliato tutto quell'orrore che la fine della Seconda Guerra Mondiale aveva contenuto per mezzo secolo. Ricordo le lacrime di dolore di mio nonno per il crollo dell'Albania e della guerra in Jugoslavia dove aveva combattuto come soldato e poi come partigiano. Luoghi che gli erano rimasti nel cuore. "La spiaggia di Durazzo" mi ripeteva sempre. Se avesse vissuto qualche anno ancora lo avrei sicuramente riportato in Albania.

Ma vi assicuro che ho pianto anche io stanotte non riuscendo a dormire per la scelta che ho preso.
E non sono scelte che non lasciano il segno.
Anzi.
E oggi ho il cuore spezzato e la mente piena di ansia, solitudine, ricordi, volti, parole, percorsi.
La mia non è stata una lettera d'addio ma sono andato al supermercato  e ho comprato un sacco di birre per non crollare sotto il peso del magone.



Commenti

  1. Se non avessi scritto che era una frase di Marsilio Ficino avrei pensato a una canzone di un gruppo punk

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