"La madre assassina" di Ermannno Cavazzoni (La nave di Teseo), il centesimo libro del 2021, la felicità di vivere in mezzo ai palazzi

 

Ho letteralmente divorato "La madre assassina" di Ermanno Cavazzoni (La nave di Teseo) che è il centesimo libro letto nel 2021. Forse non è il miglior Cavazzoni (se uno è un lettore un po' intelligente intuirà facilmente la soluzione della trama) ma che bel romanzo che è comunque con questo figlio che si sveglia sentendosi morto e trasformato in automa, dando vita un'indagine per scoprire il responsabile o i responsabili del suo omicidio, finendo per dubitare della madre (è un'aliena? un polipo?) e di tutti gli inquilini dell'appartamento in cui vive. Atmosfere paranoiche/cannibali e claustrofobiche, rimandi a Franz Kafka e Philip K. Dick, una certa tensione come quella presente nei romanzi di Tiziano Sclavi (che se qualcuno non la sa è anche uno straordinario romanziere) e soprattutto un'analisi spietata dei rapporti familiari tossici, di una società addormentata davanti alla tv, schiava di farmaci/falsità/complotti. Le chiavi di interpretazione di questo romanzo sono molteplici, e mi piacerebbe in futuro rileggerlo, ma l'ho terminato pieno di angoscia, liberazione, stimoli narrativi e tanta ammirazione per questo bravissimo scrittore italiano.

Avrei dovuto lavorare ma questi Europei, le limitazioni in sala, il bel tempo praticamente portano ad avere le sale vuote ma ho l'umore talmente nero e la mente piena di preoccupazioni che non mi va molto di andare al lago, stare in mezzo alla gente e nemmeno di andare in montagna a camminare.

Mi basta trovare una panchina sul fiume oppure rimanere come stamattina sul balcone, circondato da tutti i palazzi del mio quartiere, a leggere. Con un caffè, una birra e la gatta che mi sta vicina. 

E la felicità di essere circondato dai palazzi.

Amo questo quartiere pieno di contraddizioni, di bambini e bambine che giocano e corrono per strada, di piste ciclabili, di un orizzonte fatto di palazzi, di parcheggi difficili da trovare. Col fiume a cento metri. Un quartiere che cambia sempre. Con un asilo in costruzione che è davvero bellissimi. Un quartiere di proletari, immigrati, studenti, liberi professionisti, svizzeri, disperati. Di lingue, dialetti, idiomi diversi. Di scontro e incontro. Di diversità e conflitti insanabili. Senza quasi bar e ristoranti, se non di basso livello e non frequentati dagli estimatori dell'alta cucina e che postano foto di cio' che mangiano e danno voti a tutto e tutti.

In fin dei conti, il nostro quartiere nella nostra città.


Commenti

  1. Da una parte mi spiace che sia un periodo di poco lavoro, dall'altra ti invidio tutto il tempo che hai per leggere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Andrea, in realtà anche quando lavoro tanto leggo tantissimo. Nei miei giorni liberi mi sveglio sempre alle 4 e 30. È una ventina d'anni che veleggio sui 250-300 libri all'anno. Mi considero un lettore e nei momenti liberi faccio solo quello.

      Elimina

Posta un commento

Post più popolari