Divagazioni cattive ma a cuore aperto dopo aver letto "Turismo di massa e usura del mondo" di Rodolphe Christin (elèuthera, traduzione di Gaia Cangioli)

 

Mi sono rotto i coglioni leggendo “Turismo di massa e usura del mondo” di Rodolphe Christin (elèuthera, traduzione di Gaia Cangioli e con una breve ma moltobella intensa postfazione di Paolo Cognetti). Rotto i coglioni un po' per il suo stile che non mi ha proprio appassionato (impostato, etereo, fumoso) e un po' perché non ci ho trovato nulla di nuovo nelle sue argomentazioni e poi anche perché che due coglioni davvero con questi intellettuali che ti togliono ogni respiro, ogni gioia, ogni piacere e che ti fanno sentire in colpa per tutto, anche quando magari condividi in parte le loro idee, e cominciano a parlare di liberismo, capitalismo, individualismo. Lo so benissimo che cos'è diventato il turismo di massa, che cosa sta facendo (e ha fatto) ai nostri territori (basti pensare alle città d'arte ma chissà magari qualcuno rimpiange l'epoca dei musei/opere d'arte come esclusiva di ricchi, borghesi e intellettuali) ma anche e soprattutto alle nostre menti (mia madre grazie alla Riviera adriatica e ai favolosi anni '60 e '70 si è finalmente liberata dall'ansia del piccolo paese, si è divertita, ha guadagnato soldi e se l'è anche goduta), che non esistono più veri viaggiatori e che il viaggio è divenuto esso stesso un prodotto di consumo e da consumare sui social e bla bla bla, che bisognerebbe riscoprire la lentezza, il piacere delle piccole cose, delle comunità, dello sguardo attento liberandoci dal dogma del “sfruttiamo il tempo libero”, “consumiamo il nostro tempo, i nostri soldi, il nostro corpo e muoviamo l'economia, generiamo utili, non sentiamoci mai tristi e annoiati”. 

Ecco io non amo per niente i piccoli borghi e i paesini, proprio non ci sto per niente bene e non mi piacciono in particolare quei borghi italiani recuperati e riadatti che sembrano finti, statici, fighetti, tanto carini e da preservare (molto meglio a questo punto il mio paese del cazzo... e non pavento alcun ritorno a un mondo perduto e intanto ho in testa un pezzo di Camillo Langone "Amare la Potenza industrialista) e non sono un viaggiatore e nemmeno me ne frega di viaggiare anche se ho viaggiato abbastanza in treno, aereo (se costasse di meno lo prenderei sempre l'aereo e lo so che inquina, che gli aeroporti, che le compagnie low cost...) e soprattutto macchina (e onestamente non me ne frega un cazzo se la macchina è un prodotto del capitalismo che annulla distanze e bla bla bla...) e tornerei anche volentieri domani a Londra o a Creta o Rodi o a Barcellona e non sono nemmeno quel turista che quando va in un posto vuole a tutti i costi vedere quel tale museo o quella particolare chiesa e tanto per farvi capire quando siamo stati a Creta non siamo andato a visitare Cnosso e abbiamo preferito trascorrere una mezza giornata in una cittadina dell'interno a mangiare cibo cucinato da gente del posto e a leggere (ricordo che quando tornai da Barcellona mi bastonarono perché non avevo visto questo o quell'altro monumento o strada e non capirono quanto invece avessi preferito trascorrere sulla spiaggia a bere qualche birra, fare il bagno e mettermi in fila, che bella quella fila, per la Sagrada Familia, io piccolo turista brianzolo con le Pall Mall nel taschino della camicia felicissimo di essere a Barcellona circondato da turisti di tutto il mondo) e non provo nessuna vergogna ad amare l'Adriatico, le spiagge sabbiose e a non provare nessuna vergogna o senso di colpa a starmene sotto l'ombrellone insieme a tanti altri come me e a spalmarmi di crema (la folla folla no e sapevo benissimo che a Pesaro non l'avrei incontrata ma al mare mi sono rilassato, ho trascorso delle belle giornate e ho speso soldi anche in cazzate) e non ho nessun bisogno di giustificarmi se, visto che c'ero già stato a Gradara o a San Marino, non avevo alcuna voglia di tornarci un'altra volta e nemmeno me ne frega un cazzo di sdraiarmi nella spiaggia migliore (anche se alcune spiagge greche sono nel mio cuore ma le ho incontrate proprio per caso) o che quando, mentre tornavamo, ho visto le colonne di vacanzieri dirigersi sulla Riviera non ho pensato che fossero dei coglioni ma ho pensato ai loro sogni, alla loro voglia di trascorrere qualche giorno al mare e di liberarsi dal lavoro/parenti/ansie, ai volti dei bambini, alle palette, ai castelli di sabbia, alle cene a base di pesce, ai primi baci, alle cotte estive, alle serate alcoliche, ai tanti soldi spesi per un po' di mare o di montagna o di città d'arte.

Ho pensato alla gente normale.

A quella come me.

Ecco nei libri come quello di Christin le persone normali, gli uomini e le donne qualunque, è come se scomparissero e soprattutto è come se in fin dei conti siano un po' delle merde, degli ottusi, che non fanno altro che produrre, consumare crepare senza pensare al pianeta, al bene comune, al futuro.

Non ci respiro mai sensibilità in questi libri.

E con questo non voglio certo difendere tutto e tutti anche perché sono un misantropo, questo mondo e quello del lavoro mica mi piaccciono e non riesco a trascorrere troppo tempo con le persone, a frequentare concerti/musei/ristoranti/locali/presentazioni dei libri (ma amo le metropolitane, le vie affollate delle città, gli aeroporti, i porti, le stazioni ferroviarie, le spiagge) ma di sicuro preferisco un'amica che con la sua famiglia ha trascorso 15 giorni a Rimini o il vicino di casa che ha portato la famiglia in un villaggio turistico all'autore di questo libro e a tutto il resto delle persone come lui con la puzza sotto il naso, pesanti, infrequentabili, giusti, eticamente perfetti, snob.

Salveranno anche il mondo ma li trovo terribilmente disumani. 

 

(ps. l'ho scritto di getto, molto stanco, senza pensarci su troppo ma non me ne frega un cazzo)


Finalmente è arrivato.

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