"La più lucente corona d'angeli in cielo" di Rick Moody (Minimum Fax, traduzione di Adelaide Cioni, postfazione di Tommaso Pincio)

 

Questo libro me lo porto dietro dal 2004. Questo racconto straordinario. Questa magnifica opera letteraria pubblicata originariamente nel 1995. Non voglio aggiungere nulla a questo racconto, perché basta la bellissima postfazione di Tommaso Pincio. Stavo davvero di merda nel 2004 e in questi 17 anni la depressione non mi ha mai abbandonato e anche oggi lascio spesso sui libri che leggo le impronte degli alcolici che mi bevo.

Due estratti:

"Forse aveva saputo del Rudere da una delle donne del Peep World o del Sally's (dove andò a cercare Crystal, per pestarla a sangue, anche se non la trovò mai), o frose il posto lo aveva semplicemente attratto mentre camminava senza meta lungo le strade desolate dietro la West Side Highway. Indossava un paio di pantaloni cachi, una camicia a fiori hawaian, una giacca di pelle con la cintura e una collana d'ora. Si era fatto crescere la barba e negli occhi aveva quello sguardo senza corpo né anima dei tossici, e non riconosceva i limiti umani naturali del conversare. È tutta la sera che ti guardo, mi disse. E poi mi disse quello che vi ho detto io. Era privo di emozioni, grigio come lo schermo di un computer spento, ma allo stesso tempo in lui si concentravano tutti i rimpianti di questa città. La storia del suo declino e della sua caduta era contrassegnata da ripetizioni e coincidenze. Le stesse opinioni ripetute all'infinito, in progressivi stradi di decadimento, le stesse lamentele sulla città, su come i musei erano fascisti e tutti i locali migliori avevano chiuso i battenti, e su come i quartieri migliori erano inaccessibili a uno con le sue origini. 
Quello che gli accadde dopo la sera che lo incontrai al Rudere sono in grado di dirvelo. Quello che gli accadde dopo che iniziò a bucarsi e prima di disintossicarsi, la storia di Jorge, o almeno la parte che conosco io, finisce così: parlammo sopra al baccano della musica industriale. Le ballerine indossavano biancheria intima di pelle borchiata. Una sera di giugno. Jorge scomparve in uno dei box. Quando ne uscì aveva un colorito giallastro. Io stavo pensando di andare a un bar dove facevano after-hour. Jorge disse che se ne tornava a casa, invece se ne andò all'East Village, in un posto dove si comprava roba di cui aveva sentito parlare. Questo lo venni a sapere poi. Era un panificio all'angolo tra l'Ottava Strada e la Avenue D che serviva da copertura per un giro di eroina. Jorge non era poi tanto pratico dell'East Village, però, e così quando scese dalla metro ad Astor Place vagò isolato dopo isolato tra i calcinacci del quartiere in cerca di un panificio. Ormai era notte fonda e mentre girava tra le sagome inquietanti degli isolati abbandonati aveva la nausea e i brividi, e gli pareva che non avrebbe più chiuso occhio, e intanto camminava su e giù per l'Ottava Strada, pensando a come avrebbe fatto a uscire da quel quartiere e tornarsene a Times Square senza farsi pestare o derubare o uccidere o chissà cosa, e pensando nel frattempo anche a tutt'altro, pensando invece - con l'ultimissimo neurotrasmettitore traballante ceduto alla naturale curiosità umana - 'sto posto, 'sto panificio, chissà come è arredato dentro?
Cielo senza stelle. L'unico traffico pedonale era impegnato nello stesso genere di attività in cui era impegnato Jorge. Quando finalmente trovò il panificio, per caso, senza accorgersi di un'improvvisa convergenza di stelle cadenti sopra la città, era perso come mai lo sarebbe stato nella sua breve vita. Aveva la nausea, mi disse. Avevo la nausea." (pp. 30-32)
 
"E ci sono altri nomi che ancora non conosco. E poi io stesso. Io. Io ero lì. Noi tutti facevamo su e giù per l'Ottava Strada come fosse una vera e propria arteria dentro una forma di vita più grande, un organismo più grande. Mentre uno del nostro gruppo sgattaiolava dentro un negozio sull'Ottava Strada, un altro passava lì davanti. Nessuno di noi sembrava essere consapevole della natura delle coincidenze che ci univano, come io ne sono consapevole ora, né del fatto che i tossici e i masochisti e le puttane e quelli che hanno sprecato tutto nella vita sono la più lucente corona d'angeli in cielo." (pag. 91) 




 

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