Koko, le giornate, permesso, Culicchia

 

In questo disco c'è tanto di ciò che sono.

"Hey you can you hear me? The snow is falling, it falls all around here I can feel every single flake on my heart, it's falling as if it's drunk but you're not here anymore for seeing it. We could watch all this, crumble, from the top of a hill I can see you from the other side of the world Silence... Everything is over no more tears fears... from the other side of the world."

.....

Ieri pomeriggio sono andato a rinnovare il permesso. Efficienza svizzera al massimo livello. Ufficio lindo, tempistica perfetta, un'impiegata gentilissima che mi ha scattato la foto e preso la firma elettronica. Mi arriverà in formato digitale entro 5 giorni lavorativi. Tutto in una città come Bellinzona, capitale del Canton Ticino, che mi piace si da bambino e resuscita i ricordi di quando con la mia famiglia ci fermavamo per visitare i castelli e poi proseguire verso nord ma ieri sono rimasto particolarmente affascinato dal quartiere col palazzo del governo, quelli dei dicasteri, il Tribunale Federale Penale e intorno a far da cornice le montagne e poi svolta che dalla magnifica piazza di Giubiasco porta su, verso la Valle Morobbia. 

Una volta tornato a casa ho saputo che mio zio ha avuto una crisi cardiaca e verrà operato nei prossimi giorni e mi è scesa un'angoscia terribile perché io e mio zio è tutta una vita che non sappiamo davvero prenderci e ascoltarci e mentre cercavo di riprendermi ho pure litigato via telefono col direttore del cinema dove lavoro. Una roba triste, so di aver esagerato ma prima o poi doveva accadere.

Oggi fuori piove, sono molto stanco e con pochissime ore di sonno.

Dovrei leggere, vorrei seguire il Congresso del Partito Radicale ma avrei solo voglia di prendere la mia compagna e andarmene via.

Stanotte mentre non riuscivo a prendere sonno ho riletto alcuni pezzi di Venere in metró di Giuseppe Culicchia e sul vecchio blog ne scrissi in questo modo:



Ho trovato ieri sera per 3 franchi al mercatino della Caritas "Venere in metrò" di Giuseppe Culicchia (Mondadori) e l'ho letto d'un fiato stamattina nel mio giorno libero. 

Perché mi è piaciuto:

- perché è un libro di grande potenza morale e civile
-perché è una dura accusa a una Milano da bere che non è mai scomparsa e che semmai si è fatta più cinica, volgare
- perché Culicchia descrive alla perfezione questa Milano di riqualificazioni, di Saloni di questo e quell'altro, di sfilate, di Corso Como e salumerie e Brera chic, di Fondazioni Prada e usurai
- perché mostra lucidamente come la nuova Milano che piace tanto è fondata su un gigantesco inganno e su un'opera di maquillage costruita su retate, sgomberi, tangenti, distruzioni empatiche
- perché contiene una magnifica stilettata ai metodi educativi steineriani e non solo ma alla moda di abbandonare i figli in questi istituti
- perché fa a pezzi la cortina fumogena costruita intorno a un mondo che dovremmo imitare e che invece si fonda sull'indebitamento, sulla menzogna, sulla finzione
- perché ha un'happy ending alla Frank Capra che riporta tutti coi piedi per terra
- perché offre una splendida e divertente soluzione su come si possano risolvere i problemi legati alla mancanza di luce, gas, acqua
- perché Gaia e sua figlia da Elettra sono due personaggi incredibili
- per le prese per il culo delle rubriche di cui sono infestate i giornali, del mondo degli avvocati
- per come descrive le amicizie femminili
- perché descrive splendidamente la realtà che aspetta chi finisce nella merda e bussa in cerca di lavoro alle agenzie interinali

Ciò che non mi ha convinto:

- il fantasma di Ellis certe volte si fa troppo pesante
- il tono ironico e sarcastico rischia di annoiare
- il finale può anche apparire alla Muccino, in stile "La ricerca della felicità", e quindi imbarazzante e fastidiosamente consolante
- la retorica sui lavori umili come riscatto morale
- alcuni passaggi sono scontati (l'amante s'intuisce sin da subito che sia gay, eccetera...)"

ho pensato a come ho sempre fatto fatica con ragazzini e ragazzine e adulti e adulte usciti dalle scuole Montessori o Steiner. Erano sempre di due provenienze quelli che ho conosciuto io: abbienti di sinistra o abbienti snob oppure proletari di sinistra. Mi sono sempre interessato alla pedagogia, in particolare quella libertaria, e ai metodi alternativi di insegnamento visto che non ho mai amato la scuola ma il risultato di queste scuole è totalmente identico a quello dei metodi tradizionali. Esseri umani. 

Due persone mi hanno tirato un pugno in pancia e poi riso di me e delle mie fragilità. 

Tutti e due usciti dalla Montessori. 

Tutti e due di sinistra e coi genitori comunisti.

E mi presero a pugni solo perché ero e sono timido.

Avevo 14 e poi 15 anni.

Mi è capitato spesso di essere preso a insulti e odiato dai custodi della libertà, delle diversità, della verità.

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