Intervista a Rossella Pace, autrice di Partigiane liberali (Rubbettino)

  

Dopo aver letto e molto apprezzato il saggio "Partigiane liberali - Organizzazione, cultura, guerra e azione civile" (Rubbettino) ho deciso di rivolgere alcune domande all'autrice, Rossella Pace, Borsista Fondazione Sapienza.
 
 
Buongiorno Rossella, parto con una domanda forse un po' spinosa: il tuo libro è uscito nel 2020 e da allora come é andata l'accoglienza del tuo libro da parte dell'Anpi e in generale dal mondo di sinistra?
 
Ignorato è stata la reazione dell’Anpi nazionale. Quando ho ricevuto risposta dall’establishment riconducibile alla sinistra, mi è stato sempre fatto notare che il mio volume “non è in linea con il percorsodella memoria degli istituti”. Una volta mi è stato anche detto che il volume tende a mettere in cattiva lucela parte comunista della partecipazione alla Resistenza, cosa non vera, se si leggesse il libro, nel capitolo finale si vedrebbe chiaramente che se colpe ci sono state sono riconducibili al solo partito liberale.

Secondo te perché ancora oggi il ruolo delle partigiane liberali, e in generale della resistenza liberale e dimatrice non comunista e socialista, non è riconosciuto e vive nell'oblio? Perché erano troppo snob, perchénon hanno avuto la forza e il coraggio di pretendere il ruolo, a guerra finita, che gli spettava per avercombattuto durante la Resistenza o perché in fin dei conti essendo delle liberali erano solo parte delsistema e quindi nemiche, borghesi, serve del sistema o anche perché il mondo liberale in generale eratroppo diviso, litigioso, insofferente e magari anche maschilista per considerarle e sostenerle?

Semplicemente a guerra finita, dopo aver “salvato” la patria ritornarono alle loro vite, tutte però nella sciadi quell’impegno sociale che, iniziato con l’antifascismo, continuo anche nel dopoguerra.

Quali sono stati i limiti e i pregi in generale della resistenza liberale in Italia? Ancora oggi se nomini unocome Edgardo Sogno corri il rischio di finire in litigi infiniti, se non peggio. Tra l'altro, mi sembra che tustia lavorando a un libro proprio su Sogno. Che idea ti sei fatta di lui? Personalmente mi affascina
parecchio.

Non parlerei di limiti, direi che la resistenza liberale è ancora troppo poco conosciuta. Purtroppo il nome di Sogno resta legato ai ben più noti fatti degli anni 70, oscurando completamente il suo impegno
antifascista prima e, anticomunista dopo. Sogno era contrario ai regimi, alle dittature, per lui era normalecombatterle, forse anche i fatti degli anni 70 andrebbero ascritti al clima di guerra fredda e alla paura reale di una “invasione” da parte sovietica.

Per chi non ha letto il libro e nemmeno sa che siano esistite partigiane liberali, ti andrebbe di descriverci chi erano, quali ruoli avevano e da dove arrivavano queste donne partigiane? Durante gli anni della Resistenza qual era il rapporto col mondo maschile? Come sai, ti ho già scritto che dopo aver letto il tuo libro mi è salita una gran voglia di condividere un aperitivo a base di Martini o Manhattan insieme a una donna straordinaria come Virginia Minoletti, fregandome di passare come snob quando parlo di partigiane e Resistenza. Un po' come accadeva a mio nonno, partigiano, che visto che proveniva da una famigliaborghese fu sempre visto come un elemento estraneo. Un partigiano di terza classe. 
 
Semplicemente erano donne, sicuramente di una estrazione sociale diversa, per questo, forse, non viste
molto di buon occhio dalle compagne e che sicuramente si connotavano come elemento di diversità. Unadelle descrizioni che mi ha sempre colpito riferita al loro impegno nella lotta di liberazione, era quello diessere partigiane in crinolina. Il loro rapporto con il mondo maschile non era di sudditanza ma era coadiuvante dell’azione maschile, anche se nel dopoguerra sono state pressochè ignorate. Sicuramente l’appartenenza ad un partito non di massa in un secolo che nel dopoguerra avrebbe visto il trionfo di questi ultimi non ha giovato alla loro memoria, però ripeto se esclusione c’è stata questa è riconducibilecome affermava Nina Rufini al fatto di essere stati “cattivi custosi delle proprie memorie”. 
 
C'è un episodio che ho trovato per certi versi molto attuale nel tuo libro che é quello relativo all'insofferenza e distanza di Virginia Minoletti dai Gruppi di Difesa della Donna e dal il Comitato di Coordinamento Antifascista di chiara matrice comunista e “esibizionismi vanitosi”. Magari esagero m mi sembra una presa di posizione che mi sembra risplendere ancora oggi nel 2021. Cosa ne pensi? La fine del conflitto mondiale portò a galla le differenti visioni nel mondo liberale a proposito di monarchia, democrazia e alleanze coi vari partiti e movimenti. Benedetto Croce cercò, inutilmente, di tenere insieme le varie anime del mondo liberale. Una divisione e conflittualità che non si è mai placata
da allora e che per certi versi è insito da sempre nel mondo liberale. Come lo vedi oggi il mondo liberale? Non ti sembra che in troppi si dicano liberali ma anche che il “liberalismo” venga utilizzato per stabilire chi siano o no i veri liberali? E soprattutto che significa per te essere oggi quei liberali e cosa ancora oggi è vivo di quelle partigiane liberali? Esiste per te la necessità di un partito o raggruppamento che rappresenti nel Parlamento italiano le idee liberali oppure è meglio agire come pungoli, critici, aprendo spazi di dialogo, confronto, scontro senza rincorrere percentuali e stare ad ascoltare estenuanti dibattiti da talk show? Io vedo un sacco di donne liberali in giro ma pochissime che fanno sentire la propria voce in politica. A me una donna come Lorena Villa, non so se la conosci, mi dispiace che non si proponga. Poi lo so, lei mi ucciderà già solo a parlarne. Ma c'è bisogno di donne toste liberali.

Sicuramente donne come Lorena Villa e l’impegno profuso dalla Fondazione Einaudi e dal suo presidente Benedetto potrebbero finalmente, attraverso quel grande patrimonio che sono il pensiero e la cultura liberale trainarsi dietro una compagine politica che forse stenta a riprorsi per l’eccessiva frammentazionenella quale si trova. Chiudo chiedendoti se secondo te riusciremo finalmente, un giorno o l'altro, a fare davvero i conti col Ventennio e la Resistenza. Io ci credo poco ma secondo te qualsiasi son i passi necessari da compiere? La memoria della Resistenza è in Italia ancora troppo divisiva, basta guardare alla Francia, dove nessuno si sognerebbe di mettere in discussione De Gaulle e il suo ruolo nella liberazione della Francia, soltanto
perché di destra. Non siamo in grado di sostenere un confronto che veda riconosciute tutte le compagini
che vi presero parte. Grandi passi sono stati fatti e mi auguro che altri ne vengano fatti in tale direzione.

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