La rottura di coglioni del Green Pass + Hayek + Giuseppe Benedetto

Stamattina in Italia sono entrato in un bar del mio paesino pieno di persone che mi conoscono. Ero sovrappensiero e un po' stanco e stavo leggendo i titoli de Il Foglio. Ordino un caffè e quando alla domanda della barista "Il Green pass per piacere" ho risposto "Perché?" è calato il silenzio. 

Mi sono poi accorto di aver lasciato in macchina il cellulare ma me ne sarei volentieri andato se non avessi dovuto ritirare anche il pane per mio padre. 

Sono rientrato e mi sono scusato dicendo che in Svizzera ormai non serve più e che le mascherine praticamente non si indossano più e che non sono abituato che me lo chiedano ovunque sto cazzo di green pass (all'inizio lo avevo sopportato come strumento surrettizio, ma illiberale, per invogliare al vaccino ma adesso davvero la considero una misura capestro e insopportabile). 

Pensavo che fra i presenti qualcuno mi invidiasse, mi dicesse "Fortunato tu a vivere in Svizzera" e invece un cazzo. Sembravo un appestato, un alieno, un pericoloso dissidente, una merda e mi sono sentito davvero a disagio, fuori luogo. 

Ovviamente non si possono fare confronti fra Italia e Svizzera, due realtà molto diverse, ma in questa pandemia continuo a preferire il modello svizzero e se qualcuno mi ripete ancora una volta  che gli svizzeri sono testoni, quadrati mi incazzo perché il dibattito politico e le misure di contenimento svizzero sono sempre state più liberali, responsabilizzanti di quelle italiane. 

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Ho letto con grande piacere "La via della schiavitù" in questa versione ridotta e ho pensato molto a quanto siamo pochi, isolati, frammentati noi liberali e libertari. Mi è toccato pure ascoltare un esponente di Fratelli d'Italia parlare di misure liberali quando proprio il suo partito è uno dei più acerrimi nemici di ogni idea di concorrenza, per esempio nel caso delle concessioni balneari ma questo vale anche per tanti altri partiti e movimenti.

Ed è per questo che lascio in tre immagini la chiusura dell'articolo di Hayek "Gli intellettuali e il socialismo" pubblicato per la prima volta sulla "University of Chicago Law Review", vol. 16, n.3 del 1949. Avrei voluto trascriverlo ma è un giorno che le dita delle mani mi fanno un po' male.




 

E per fortuna ci sono liberali come Giuseppe Benedetto che oggi ha dialogato con Benedetta Frucci.


 

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