GLI APPUNTAMENTI DI APRILE DI NESSUNO TOCCHI CAINO
Nessuno tocchi Caino
Anno 22 - n. 15 - 16-04-2022
Contenuti del numero:
1. LA STORIA DELLA SETTIMANA : GLI APPUNTAMENTI DI APRILE DI NESSUNO TOCCHI CAINO
2. NEWS FLASH: IO NON SONO IL MIO REATO, NON SONO IL MALE CHE HO FATTO
3. NEWS FLASH: PENA DI MORTE SOSPESA, MANCANO I FARMACI PER L’INIEZIONE LETALE
4. NEWS FLASH: TEXAS (USA): ONDATA DI SOSTEGNO PER MELISSA LUCIO
5. NEWS FLASH: VIETNAM: PENA DI MORTE CONFERMATA PER EX DIRETTORE DI BANCA
6. I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :
GLI APPUNTAMENTI DI APRILE DI NESSUNO TOCCHI CAINO
POZZUOLI Carcere Femminile
Giovedì 21 aprile 2022 ore 17:00
Presentazione del volume AMORE SENZA LIVIDI - Storie di guerriere senza paura
Intervengono
Padre Antonio LOFFREDO – Parroco del Rione Sanità
Simona CAPPELLA – Presidente Associazione Forti Guerriere
Manuela PALOMBI – Segretario Movimento Forense Napoli
Alessandro GARGIULO – Presidente Movimento Forense Napoli
Rita BERNARDINI – Presidente Nessuno tocchi Caino
Sergio D’ELIA – Segretario Nessuno tocchi Caino
Elisabetta ZAMPARUTTI – Tesoriera Nessuno tocchi Caino
Testimonianze di FORTI GUERRIERE
Letture di Chiara NOCCHETTI
SAPRI
Venerdì 22 aprile 2022 ore 18:00
Aula Consiliare del Comune di Sapri
Nessuno tocchi Caino e Associazione Culturale Proudhon presentano il volume
QUANDO PREVENIRE E’ PEGGIO CHE PUNIRE - Torti e tormenti dell’Inquisizione Antimafia
Introduce
Vincenzo Folgieri – Presidente Associazione Culturale Proudhon
Saluti istituzionali
Dott. Antonio Gentile – Sindaco di Sapri
Avv. Amalia Morabito – Assessore Comunale al Turismo
Dott. Pasquale Sorrentino – Consigliere Provinciale Delegato al Turismo
Intervengono
Rita Bernardini – Presidente Nessuno tocchi Caino
Sergio D’Elia – Segretario Nessuno tocchi Caino
Elisabetta Zamparutti – Tesoriere Nessuno tocchi Caino
Avv. Massimo Ciullo – Consigliere Comunale Brindisi/Associazione Culturale Proudhon
Dott. Gianfrancesco Caputo – Scrittore e opinionista
Presentazione ad AFRICO, LOCRI EPIZEFIRI e SIDERNO di QUANDO PREVENIRE È
PEGGIO CHE PUNIRE - Torti e tormenti dell’Inquisizione Antimafia
La Liberazione continua
Dagli stati di emergenza allo Stato di Diritto e non solo
Comitato Zaleuco
AFRICO
Sabato 23 aprile ore 17:00 Consiglio Comunale
Saluti
Domenico Modaffari – Sindaco di Africo
Intervengono:
Sergio D’Elia – Nessuno tocchi Caino
Gioacchino Criaco – Scrittore
Enza Bruno Bossio – Deputato
Salvino Galluzzo – Avvocato
Eugenio Minniti – Avvocato
Rosario Rocca – Scrittore
Pasquale Simari – Avvocato
Modera
Luigi Longo – Giornalista
LOCRI EPIZEFIRI
Domenica 24 aprile 2022 ore 10:30 Piazza Moschetta
Introduce
Pino Mammoliti – Avvocato
Intervengono
Rita Bernardini – Nessuno tocchi Caino
Mimmo Gangemi – Scrittore
Pierpaolo Zavattieri – Sindaco di Roghudi
Mario Mazza – Avvocato
Domenico Vestito – ex Sindaco di Marina di Gioiosa
Pasquale Foti – Avvocato
Antonino Napoli – Avvocato
Modera
Pasquale Motta – Giornalista
SIDERNO
Lunedì 25 aprile ore 10:30 Sala Ymca
Saluti
Mariateresa Fragomeni – Sindaco di Siderno
Intervengono
Elisabetta Zamparutti – Nessuno tocchi Caino
Ilario Ammendolia – Scrittore
Pietro Fuda – ex Sindaco di Siderno
Rocco Femia – ex Sindaco di Marina di Gioiosa
Federica Roccisano – Economista
Giuseppe Milicia – Avvocato
Vladimir Rosario Condarcuri – Riviera
Modera
Gianluca Albanese – Giornalista
VERONA
Assemblea di Nessuno tocchi Caino
2022: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA CONTINUA
Sabato 30 aprile 2022 ore 15:00 Sala Colonna, Chiostro Canonici, Piazza Duomo 21
Diretta su YouTube, Facebook, Radio Radicale
info@nessunotocchicaino.it
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH
IO NON SONO IL MIO REATO, NON SONO IL MALE CHE HO FATTO
Giuseppe Perrone* su Il Riformista del 15 aprile 2022
La mia storia detentiva è lunga trent’anni, per questo va raccontata
“bene”. Comincio dall’ultimo capitolo, perché sia nota non più e solo la
mia biografia criminale, bensì la biografia culturale, famigliare e
delle mie relazioni umane. L’identità di una persona non è un monolite.
Non siamo statue di sale, immutate e immutabili socialmente o
geneticamente. So bene che conta “chi sono stato”, ma credo valga la
pena scoprire anche chi sono diventato, e se rappresento ancora un
pericolo per la società. In fondo è questo ciò che conta.
Il nostro ordinamento giuridico è laico, non moralistico e le carceri
non sono istituti di correzione. È opportuno che uno abbia una sua
moralità, ma ai fini della libertà non è la morale a fare la differenza.
Per essere arrestato devo commettere un reato, per riottenere la
libertà devo smettere di commettere reati. Bene! Io non commetto reati
da trent’anni. Ho sradicato ogni rapporto con gli ambienti criminali.
Non mi passa per l’anticamera del cervello riprendere l’attività
delinquenziale. E ripudio ogni forma di violenza in piena sintonia con
lo spirito dei laboratori Spes contra Spem di Nessuno tocchi Caino.
È da qui che inizia la mia nuova vita: dalla nonviolenza, dalla
legalità, dalla cultura. Nel dicembre 2021, Castelvecchi ha pubblicato
un mio romanzo, “Sofia aveva lunghi capelli”. Per il critico Filippo La
Porta è “scritto in una lingua tesa, vibrante, sia riflessiva che
fortemente narrativa”. Andrebbe letto per capire che la sofferenza è il
viatico molecolare della resipiscenza. Scrivere è la mia passione. La
pubblicazione di un libro è un fatto culturale, legale e sociale
importante che andrebbe forse considerato nelle decisioni inerenti al
mio destino. Alla scrittura unisco la creatività. Ho ideato due giochi
di società, non ancora pubblici.
Ho quattro lauree e sono titolare di borse di studio. Dal carcere,
essere l’82° in graduatoria nell’Ateneo bolognese non è scontato. È
frutto della tenacia con cui mi sono dedicato allo studio: otto, dieci,
dodici ore al giorno indicano un isolamento detentivo volontario. Ho
praticamente consumato il culo sullo sgabello dell’amministrazione,
consapevole che la cultura mi avrebbe liberato dalla croce della pena,
anche fisica, e mi avrebbe risvegliato la mente… assopita dal male di
pensieri e azioni non “banali”.
Dopo la prima laurea, nel 2007, al DAMS di Bologna, l’Alleanza
Assicurazioni mi offrì un lavoro, ma allora non mi si volle dare
fiducia. Nel 2009, per la seconda laurea, il magistrato di sorveglianza
di Parma mi ha concesso un permesso di necessità di due giorni, libero
nella persona e affidato a Don Umberto Cocconi. Scaduto il permesso,
sono rientrato in carcere. Quel permesso non è caduto dal cielo. La
manna, nella mia riabilitazione, non è mai esistita. Proprio come Adamo,
per aver “peccato”, ogni frutto mi è costato sacrificio. Il parere
favorevole a esperienze di permesso premio non è stato improvvisato.
Prima di esprimersi, il carcere mi ha assegnato per un anno alle cure
della criminologa.
Adesso sto a Rebibbia. Nonostante siano passati trent’anni, ho una
moglie che mi ama e siamo genitori di un bambino che non abbraccio
dall’inizio della pandemia. Quanta sofferenza in questa assenza. Con
Sonia abbiamo deciso di non far entrare più in carcere il bambino,
sperando in un beneficio che invece mi è stato negato, malgrado l’ottimo
percorso rieducativo. Il 23 marzo scorso, la direttrice Rosella Santoro
aveva proposto che io presenziassi a un evento all’Università di Tor
Vergata, ateneo nel quale mi sono laureato. Il magistrato di
sorveglianza ha prima approvato la proposta, poi ha cambiato idea.
Saputo dell’approvazione, Sonia ha preso le ferie, ha comprato i
biglietti del treno Lecce-Roma, ha prenotato l’albergo e “preparato” il
bambino dicendogli che “sarebbero andati da papà”. Col diniego tutto è
svanito. Inevitabile il danno affettivo del bambino, non dico di mia
moglie.
Ho scontato 40 anni tra liberazione anticipata e indulto. Nel mio
curriculum universitario si contano 80 esami e uno splendido rapporto
umano con professori e tutor. In quello teatrale molti spettacoli e la
partecipazione al film Rebibbia Lockdown di Fabio Cavalli. Ho seguito un
corso di giornalismo. Ho partecipato al laboratorio di pratica
filosofica. Sono autore con altri delle seguenti opere: La ferita della
pena e la sua cura; Naufraghi in cerca di una stella; Parola e
rappresentazione nel teatro antico; Il Senso della Pena.
È vero che ho l’ergastolo e che alla collaborazione esteriore con la
giustizia ho preferito la strada lunga del cambiamento interiore. Questa
categoria del cambiamento dà frutti che non si possono raccogliere né
subito né dopo, giacché il cambiamento è un processo inarrestabile che
non finisce mai. Ho commesso reato, ma io non sono il mio reato. Ho
fatto del male, ma io non sono il male.
* Ergastolano detenuto a Rebibbia
PENA DI MORTE SOSPESA, MANCANO I FARMACI PER L’INIEZIONE LETALE
Valerio Fioravanti su Il Riformista del 15 aprile 2022
Ci sono le questioni “di massimi sistemi”, e quelle di “minimi sistemi”.
Nessuno tocchi Caino, nonostante il nome biblico, è più incline a
occuparsi dei minimi. Sui “valori” di solito nessuno ascolta davvero
l’altro, al limite per buona educazione gli si lascia terminare la
frase, ma poi di fatto ognuno rimane della propria opinione. Allora è
meglio fornire piccole informazioni, di cui poi ognuno farà l’uso che
vuole.
Dalla Louisiana ci arriva una notizia poco importante: una giudice
federale ha messo in “stand by” il contenzioso tra detenuti del braccio
della morte e amministrazione penitenziaria su come possono essere
effettuate le esecuzioni. Sembra surreale: lo Stato vuole ucciderti in
un modo e tu contesti che vorresti essere ucciso in un altro modo. E noi
cinici europei diremmo “vabbè, anche se gli ultimi 30 secondi di vita
sono un po’ stressanti o dolorosi, poi è finita. Alla fine che te ne
importa se ti uccidono con un barbiturico invece che un altro”. Invece
dal 2010 la scelta di un farmaco letale piuttosto che un altro ha
rallentato le esecuzioni in quasi tutti gli Stati, in diversi casi
bloccandole del tutto. Un ruolo lo ebbe Nessuno tocchi Caino che,
appunto nel 2010, individuò in una fabbrica italiana (lo stabilimento
Hospira di Liscate, in provincia di Milano) il luogo dove una
multinazionale intendeva trasferire la produzione di Pentotal, il
barbiturico nato come anestetico nelle sale chirurgiche, ma dirottato, negli Stati Uniti, nelle
camere della morte. All’epoca una interrogazione parlamentare
dell’allora deputata Elisabetta Zamparutti fece partire la valanga, e
nell’arco di pochi mesi le varie major farmaceutiche smisero di fornire
prima il Pentotal e poi anche gli altri farmaci che le varie
amministrazioni penitenziarie adottavano in sostituzione.
Con una serie quasi infinita di passaggi, alternando almeno una decina
di farmaci diversi, e modificando le leggi in quasi tutti gli Stati che
ancora usano la pena di morte (una decina), siamo arrivati alla “piccola
notizia” della Louisiana: lo Stato “ammette” di non riuscire ad
acquistare i farmaci letali e la giudice “archivia” la complessa causa
su chi possa scegliere un farmaco letale sostitutivo, come debba essere
testato e più in generale se e in che modo possa essere lecito
modificare i protocolli di esecuzione. La giudice ha motivato
l’archiviazione con il fatto che lo Stato ammette di non avere farmaci,
il Parlamento della Louisiana ha rifiutato di modificare la legge in
vigore, il Procuratore Generale avanza proposte alternative, ma le
proposte del Procuratore contano poco (o niente) fino a quando non hanno
l’avallo di una nuova legge.
Una legge che consentiva di non rendere note le fonti di
approvvigionamento dei farmaci era stata approvata nel 2014 sia dalla
Camera che dal Senato, mancava solo un voto di ratifica per un
emendamento minore, ma a poche ore da quella che sembrava l’approvazione
definitiva la legge venne ritirata dallo stesso deputato che l’aveva
presentata, il quale disse di essersi reso conto di “insormontabili
problemi di costituzionalità”. Da allora i politici della Louisiana non
hanno voluto forzare ulteriormente le leggi e di certo non hanno fatto
come in altri Stati dove è stata riesumata la fucilazione o addirittura –
come in Alabama Oklahoma e Mississippi – inventata una camera a gas
“più ecologica” dove il detenuto non verrebbe avvelenato ma “solo”
privato completamente dell’ossigeno. In South Carolina è stata
“ristrutturata” la camera della morte nel caso si decidesse di procedere
con un redivivo plotone di esecuzione, ed è notizia di questi giorni
che una fu
cilazione è stata fissata per il 29 aprile. La stessa South Carolina
aveva fissato per giugno due esecuzioni con la sedia elettrica, ma la
procedura è stata annullata dalla Corte Suprema dello Stato. In Arizona
un direttore fantasioso dell’amministrazione penitenziaria ha acquistato
2.000 dollari di acido cianidrico, sollevando dure proteste della
locale comunità ebraica visto che si tratta di un gas che durante la
seconda guerra mondiale era tristemente noto come “Zyklon B”.
Queste “piccole notizie” evidenziano lo zelo dei funzionari penitenziari
(a proposito, alcuni hanno proposto di usare il Fentanil sequestrato
agli spacciatori o la candeggina), solo in parte arginato da una
maggiore ponderatezza dei politici. Non ci sono grossi cambiamenti
all’orizzonte, nelle prossime settimane sicuramente gli Stati Uniti
riprenderanno a uccidere i propri “cattivi cittadini”. Sarà anche quella
una “piccola notizia”, e Nessuno tocchi Caino ve la darà.
TEXAS (USA): ONDATA DI SOSTEGNO PER MELISSA LUCIO
L'incombente esecuzione di una madre di 14 figli, condannata a morte con
l’accusa controversa di aver maltrattato a morte una figlia piccola, ha
provocato reazioni da parte di celebrità come Kim Kardashian e un
crescente movimento di solidarietà che va ben oltre i confini degli
Stati Uniti.
Lucio è una donna di origine ispaniche, che oggi ha 53 anni, madre di 14
figli, 9 dei quali vivevano con lei al momento dei fatti.
È accusata di aver maltrattato la più piccola delle sue figlie, Mariah Alvarez, di due anni, causandone la morte.
Il 17 febbraio 2007 i paramedici sono stati chiamati nella casa che la
Lucio divideva con il suo convivente, Robert Alvarez, perché la figlia
più piccola, Mariah Alvarez di due anni, non reagiva e non respirava.
Lucio aveva detto alla polizia che Mariah si era addormentata e non si
era più svegliata. La Lucio ipotizzava che la causa del malore fosse
stata una caduta da una scala ripida durante il trasferimento della
famiglia in un nuovo appartamento due giorni prima, ma non sembrava
gravemente ferita. La bambina è morta in ospedale.
Secondo l'ufficio del procuratore distrettuale della contea di Cameron,
sul corpo della piccola sono stati notati segni di abusi. Secondo quanto
riferito, aveva lividi sparsi, segni di morsi sulla schiena, chiazze di
capelli che erano state strappate e un braccio rotto.
Successivamente è stato stabilito che la frattura del braccio della
bambina risaliva a due settimane prima, e l'autopsia ha evidenziato
anche un trauma cranico e lividi ai reni, ai polmoni e al midollo
spinale.
Ore dopo la morte di Mariah, la Lucio è stata interrogata dalla polizia
per oltre cinque ore. I suoi avvocati hanno evidenziato che in quella
fase era particolarmente vulnerabile, poiché era in lutto per sua
figlia, era incinta di due gemelli, e aveva alle spalle una lunga storia
di aggressioni fisiche e sessuali, tossicodipendenza e insicurezza
finanziaria. Secondo i difensori la polizia ha fatto leva sulle evidenti
fragilità della donna per indurla a confessare.
Dopo aver ripetuto “quasi 100 volte” che la bambina era solo caduta
dalle scale, alle 3 di mattina ha fatto una confessione che Sabrina Van
Tassel, regista del documentario "The State of Texas vs. Melissa,"
uscito nel 2020, ha definito “completamente estorta".
"Credo di averlo fatto", ha detto la Lucio a chi la interrogava
chiedendole conto della presenza di lividi sul corpo della bambina.
Quella confessione era "l'unica cosa che avevano contro di lei", ha
detto la Van Tassel, convinta che "non c'è nulla che colleghi Melissa
Lucio alla morte di questa bambina, non c'è DNA, nessun testimone".
Il documentario della Van Tassel ha suscitato un interesse diffuso, creando un intero movimento attorno alla Lucio.
Il docufilm è stato proiettato al Tribeca Film Festival nel 2020 e ha
vinto il premio come miglior documentario al Raindance Film Festival.
Il 6 marzo 2022, nel segmento principale dello show della HBO “Last Week
Tonight with John Oliver” intitolato "Wrongful Convictions" (Errori
giudiziari), il suo caso è stato citato come il principale motivo per
una importante riforma del sistema giudiziario, in particolare, per
l’abolizione dell'Antiterrorism and Effective Death Penalty Act del 1996
(AEDPA).
Durante il processo del 2008, un medico aveva fortemente influenzato la
giuria popolare dicendo che era il "peggior caso in assoluto" di abusi
su minori che avesse mai visto.
Secondo i difensori la piccola Mariah aveva una disabilità fisica che la
rendeva instabile mentre camminava, e che avrebbe potuto spiegarne la
caduta dalle scale.
La difesa ha anche affermato che i lividi potrebbero essere stati causati da un disturbo della circolazione sanguigna.
Nessuno dei figli di Melissa l'aveva accusata di essere violenta. Quanto
al pubblico ministero, Armando Villalobos, nel 2014, per un caso non
collegato, è stato condannato a 13 anni di carcere per corruzione ed
estorsione.
Il 5 aprile 2022 la star del reality Kim Kardashian ha twittato alle sue
decine di milioni di follower che c'erano "così tante domande irrisolte
su questo caso e sulle prove che sono state usate per condannarla", e
si è rivolta al governatore del Texas perché intervenisse con un
provvedimento di clemenza.
E la storia di Lucio ha acceso i media in America Latina, interessati
alla storia della prima donna ispanica condannata a morte in Texas, lo
stato americano che ha giustiziato il maggior numero di persone nel 21°
secolo.
In Francia, l'ex candidata alla presidenza Christiane Taubira ha
affermato che Lucio è probabilmente una "vittima di un errore
giudiziario".
Anche uno dei giurati che l'ha condannata ha espresso il suo "profondo rammarico" in un editoriale pubblicato domenica.
Lucio sta ottenendo anche il sostegno dei repubblicani statunitensi, tradizionalmente difensori della pena capitale.
87 deputati del Texas (su 150), di entrambi i partiti, hanno chiesto alle autorità di annullare l'esecuzione.
Molti sono stati a farle visita in prigione. "Come repubblicano
conservatore che è stato a lungo un sostenitore della pena di morte...
non ho mai visto un caso più preoccupante del caso di Melissa Lucio", ha
detto uno di loro, Jeff Leach.
Il 6 aprile, un gruppo di 7 parlamentari del Texas, sia repubblicani che
democratici, ha visitato Melissa Lucio in prigione e ha pregato con
lei.
Una petizione di Innocence Project che chiede di fermare l'esecuzione di Lucio ha raccolto oltre 185.000 firme.
Secondo diversi esperti, questo caso porta alla luce la questione delle false confessioni.
Difficile calcolare numeri precisi, ma secondo i dati di The Innocence
Project, che tiene un registro delle persone prima condannate a morte e
in un secondo tempo prosciolte (esonerate), una su 4 delle persone che
hanno ottenuto il proscioglimento grazie a incontrovertibili test del
Dna aveva confessato.
Il numero potrebbe essere alto fino al 60 per cento, secondo Saul
Kassin, professore di psicologia al John Jay College of Criminal
Justice.
E chi, come la Lucio, ha subito traumi e violenze è "meno resistente,
più propenso a obbedire, ha meno tolleranza per lo stress di un
interrogatorio", ed è quindi più propenso ad ammettere un crimine che
non ha commesso. Come è noto, il tema delle false confessioni è stato
spesso al centro di condanne annullate, perché si ritiene che i pubblici
ministeri, nei casi in cui le prove sono insufficienti, utilizzino la
minaccia di una condanna a morte per indurre gli imputati, soprattutto
se fragili, a confessare pur di avere salva la vita.
A questo punto la Lucio non ha più appelli legali disponibili, e può
fare affidamento solo un eventuale provvedimento di clemenza, di solito
discusso nell’imminenza dell’esecuzione, che deve essere “raccomandato”
da una apposita commissione, e poi convalidato dal Governatore. Greg
Abbott, 64 anni, bianco, Repubblicano, è un convinto sostenitore della
pena di morte e da quando è governatore (2015) ha firmato un solo
provvedimento di clemenza.
In alternativa, ma succede molto raramente, la Pubblica Accusa potrebbe
unilateralmente ritirare le accuse, e decidere di riesaminare il caso.
Il team legale di Lucio ha presentato una petizione di grazia il 22
marzo 2022, sostenendo che un riesame dell’autopsia fatto alla luce
delle migliorate conoscenze scientifiche dimostrano che la bambina è
morta per una caduta accidentale dalle scale. La petizione include
dichiarazioni di sostegno di giurati, esperti forensi e medici,
attivisti contro la violenza domestica, leader religiosi, esonerati (ex
condannati a morte in seguito prosciolti), parenti e figli di Lucio.
(Fonte: Agence France-Presse, NtC, 11/04/2022)
VIETNAM: PENA DI MORTE CONFERMATA PER EX DIRETTORE DI BANCA
La Corte del Popolo di Hanoi il 5 aprile 2022 ha confermato la pena di
morte inflitta all'ex direttore di una filiale bancaria nella città di
Hai Phong, nel Vietnam settentrionale, per l’appropriazione indebita di
414 miliardi di Dong (18,1 milioni di dollari Usa).
Il processo di appello di Tran Thi Kim Chi, ex direttore della filiale
OceanBank di Hai Phong, e di altri tre imputati si è concluso il 5
aprile con il rigetto degli appelli di tutti e quattro gli imputati.
Nel processo di primo grado, il 4 settembre 2020 il Tribunale del Popolo
di Hai Phong aveva condannato a morte Chi per appropriazione indebita.
Le Vuong Hoang e Nguyen Thi Minh Hue, che erano il revisore finanziario e
il contabile della banca, sono stati condannati all'ergastolo, mentre
Chu Van Nha, il tesoriere, è stato condannato a 20 anni di reclusione
per lo stesso reato.
Dal 2012 ad agosto 2017, Chi avrebbe ordinato a Hoang, Hue e Nha di
creare 109 libretti di risparmio falsi, liquidazioni di conti falsi e
false richieste di prestito per appropriarsi di quasi 414 miliardi di
Dong, secondo l'accusa.
Per l’accusa, Chi era la principale responsabile del denaro sottratto e
dei danni causati alla banca, mentre gli altri imputati sono stati
ritenuti responsabili in solido.
Nel processo d’appello Chi ha definito la pena capitale troppo dura per
lei, in quanto non si è appropriata di denaro della banca e dei clienti
per guadagno personale, aggiungendo di non avere idea di dove ora sia il
denaro.
La Corte ha sottolineato che il caso è particolarmente grave, con danni e
perdite alla proprietà nazionale, pertanto è necessaria una punizione
rigorosa per scoraggiare reati simili.
La sentenza stabilisce che Chi debba restituire 353,5 miliardi di Dong
(15,4 milioni di dollari) e quasi 2,8 milioni di dollari che avrebbe
sottratto a OceanBank.
Hoang, Hue e Nha sono tenuti a risarcire interessi per un valore di oltre 40 miliardi di Dong (1,7 milioni di dollari).
(Fonti: Tuoitrenews, 06/04/2022)
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