Kaja Kallas; Rileggendo "Koba il Terribile - Una risata e venti milioni di morti" di Martin Amis (Einaudi, traduzione di Norman Gobetti) + un fumetto che non mi è piaciuto + Held By Trees

 

 


Ho riletto in questi giorni il bellissimo "Koba il Terribile - Una risata e venti milioni di morti" (Einaudi, traduzione di Norman Gobetti) scritto nel 2002 da uno miei scrittori preferiti in assoluto, Martin Amis e come ogni volta che lo riapro non faccio che pensare a come in tanti abbiano potuto essere complici e tenere gli occhi chiusi sugli orrori di Stalin e del comunismo e ancora oggi definirsi comunisti e magari pure staliniani. Ho anche pensato a come in pochi a sinistra di quelli che conosco (ma oserei dire anche in generale) abbiano letto questo libro o le opere dedicate agli orrori del comunismo. In quanti hanno letto per esempio tutti I racconti di Kolyma di Salamov o Arcipelago Gulag di Solženicyn Buio a mezzogiorno di Arthur Koestler o i saggi di Conquest o, restando all'oggi, gli incredibili e super consigliati saggi di Anne Applebaum? Quanti degli studenti hanno ricevuto come consigli/obblighi di lettura alle medie o al liceo libri che raccontavano l'orrore e il genocidio comunista? Credo in pochissimi. Ho avuto la fortuna di avere una famiglia in gran parte anticomunista e di questi autori si è sempre parlato ma in generale è tutta roba che spesso è rimasta confinata purtroppo nel mondo radicale, di destra, liberale e in quella sinistra libertaria/socialista/riformista che ha sempre trovato poco spazio nel quadro politico. E per le vittime delle purghe, delle collettivizzazioni, dei gulag ho sempre respirato in giro poca empatia, poca vicinanza. Come se fossero vittime necessarie, nient'altro che fascisti, nemici di classe, borghesi.

E voglio anche ricordare le parole di mio nonno partigiano sui partigiani comunisti (da loro ricevette anche un mini processo negli ultimi giorni di guerra e solo per amicizie trasversali si salvò da una probabile esecuzione): "Abbiamo combattuto insieme per sconfiggere i nazisti e i fascisti ma mentre io e altri combattevano per la democrazia e la libertà, loro, anche magari inconsapevolmente, combattevano per una dittatura feroce. La nostra famiglia, coi comunisti al potere, sarebbe finita sicuramente tutta nei gulag."



Io ve lo consiglio vivamente questo libro che ha una partenza straordinaria:

Robert Conquest, The Harvest of Sorrow: Soviet Collectivization and the Terror-Famine, seconda frase: "Possiamo forse darne ora un'idea dicendo che nel corso delle azioni qui raccontate persero la vita circa venti persone per, non ogni parola, ma ogni lettera di questo libro". Fin qui, 2820 vite. Il libro consta di 411 pagine. "Si mangiava letame di cavallo, anche perché spesso conteneva chicchi di grano interi" (1420 vite). "Oleska Vojtrichovskij salvò se stesso e la propria famiglia consumando la carne di cavalli morti di farcino e di altre epidemie" (2140 vite). Conquest cita il romanzo documentario Tutto scorre di Vasilij Grossman: "Bambini con un viso da vecchietto, tormentato, quasi fossero al mondo da settant'anni, e verso primavera non fu neanche più un viso, somigliava ora a una testolina d'uccello col suo beccuccio, ora al musetto di una ranocchia, con quelle labbra grandi e sottili, altri ancora a dei piccoli ghiozzi, con la bocca spalancata" (5180 vite). Grossman continua:

"In una capanna c'è guerra, si sorvegliano reciprocamente, l'uno strappa il tozzo all'altro. La moglie è contro il marito, il marito come la moglie. La madre odia i figli. In un'altra capanna invece l'amore è inalterabile. Ho conosciuto una donna, aveva quattro bambini. Gli raccontava le favole, perché dimenticassero la fame, eppure faceva fatica a muovere la lingua; li prendeva in braccio, pur non avendo la forza di alzarle, le braccia. È che l'amore era vivo in lei. Ci si è accorti che dove c'era odio, morivano più presto. Eh! Ma forse è servito, l'amore? Egualmente non si salvò nessuno: uno alla volta, il villaggio intero morì. La vita scomparve."

Ecco: 10320 vita. Il cannibalismo era largamente praticato, e severamente punito. Non tutti quei disperati antropofagi vennero condannati alla pena capitale. Alla fine degli anni Trenta, nei campi di scahivitù baltici scontavano ancora l'ergastolo 325 cannibali ucraini. La carestia fu una carestia imposta: ai contadini venne sottratto il loro cibo. L'11 giugno 1933 il giornale ucraino "Visti" lodò un "solerte" agente segreto per aver smascherato e arrestato un "sabotatore fascista" reo di aver nascosto del pane in una buca sotto una catasta di trifoglio. La parola fascista. Centosessante vite. Sono pagine in cui preposizioni come da e su equivalgono all'assassinio di sei o sette grandi famiglie. Esiste un unico libro sull'argomento: quello di Conquest. Come ho già detto, consta di 411 pagine." (pp. 5-6)

Ecco un altro passaggio:

"Un piano approvato nel gennaio del 1930 stabiliva che i Kulaki del primo tipo (i più ricchi) dovevano essere "arrestati e fucilati o imprigionati - scrive Conquest, - e le loro famiglia deportate; quelli del secondo tipo solo deportati; mentre (a questo stadio) quelli del terzo tipo "non ostili" potevano essere ammessi in prova nelle fattorie collettive". I contadini più poveri (che non godono di buona stampa presso gli storici: "ubriaconi", "perdigiorno", "fanfaroni", "inadatti al lavoro", ecc.) erano spinti, dietro compenso, a denunciare i contadini più ricchi. Ancora la straordinaria persistenza di questo tema: che un ordine dominante fondato sulla perfettibilità umana dovesse ricompensare tutto ciò che è umanamente meschino. Nel contesto del "ipocrista senza precedenti" (. Mandel'stam) dei bolscevichi, potremmo ricordare come il grido di battaglia contro lo "sfruttamento della manodopera" accompagnasse il riasservimento, non solo dei kulaki, ma di tutti i contadini... I bolscevichi consideravano la morale borghese, e il diritto borghese, ipocrita. In qualche modo quest'idea favorì un incredibile diffondersi dell'ipocrisia. I bolscevichi portarono l'ipocrisia a un livello mai raggiungo prima; la loro ipocrisia fu altamente innovativa, estremamente raffinata e quasi argutamente simmetrica. Era perfezione negativa." (pp. 117-118)

E per far capire quanto il ricordo dell'orrore della dominazione comunista e russa sia vivo nella memoria e nella carne nei popoli soggiogati in quegli anni c'è questa intervista al primo ministro estone, Kaja Kallas, liberale: "Europe’s new Iron Lady: Estonian prime minister Kaja Kallas - "The Baltic leader has become the EU’s strongest advocate for an uncompromising response to Russia.


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Ci sono volte che devo ascoltare il mio inconscio quando mi dice "Non fare quella roba, non prendere quel libro o quel disco, non andare in quel locale" e invece mi sono fatto abbindondare e fregare. Manca solo un numero (ho continuato a comprarlo perché piace a mia sorella e ci scambiamo spesso fumetti e libri anche se non ci vediamo mai) e mi ha fatto proprio cagare. Non aggiungo altro. Primo numero bello ma alla fine una cagata piena di retorica.

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Disco bellissimo.



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