Ricordi di collegio intorno a "Anime" di Christine Schutt (Playground, traduzione di Chiara Messina)

 

"SUKI E ALEX

“Per favore, sto mangiando” protesta Suki.

“Mi fa piacere. Io non so neanche cos'ho nel piatto.”“Caesar salad?”“Sul serio?” E tira su un pezzo perfettamente quadrato di lattuga iceberg. “Che senso ha essere ricca, se poi finisco in un ristorante di terza categoria? Suki, sono disposta a pagare qualunque cifra pur di non mangiare mai più in un posto del genere.”“Wow.”“Senti” aggiungere Alex, “non voglio mischiarmi con la plebe.... è così che si dice, no? So di essere terribilmente snob, ma andiamo, Suki, perché dovremmo risparmiare? Che senso ha?”“Il tuo problema è un altro, e io so bene di che si tratta.”“Non parlare di lui.”“Mi sto annoiando” dice Suki. “Magari dopo pranzo potremmo farci dipingere i piedi con l'henné.” (pp. 52,53)

Una o due settimane prima di cominciare il Liceo in Collegio fu organizzata una camminata della nostra classe verso il Santuario della Rovinata per conoscerci meglio. Insieme a noi studenti erano presenti il Rettore, il mio futuro professore di Fisica nel triennio e forse qualcun altro, un insegnante o un genitore. Sto invecchiando e molte cose stanno svanendo dalla mia mente ma ricordo che ero molto a disagio. Me la feci in treno da casa fino a Lecco e quel giorno fui costretto a fare quella che detesto ancora oggi: presentarmi davanti a un gruppo di sconosciuti, socializzare, trascorrere troppo tempo con la gente, sorridere. Non andò poi tanto male, sostanzialmente quel giorno socializzai con quei compagni e compagne coi quali poi mi trovai meglio fino alla maturità ma fin da subito mi accorsi che sarebbe stata dura, che sarei stato un'anomalia in quell'ambiente e che la differenza di classe, abitudini, possibilità era enorme e che me la sarei dovuta cavare da solo ma... e questo è sucesso anni dopo, appena finita la Maturità, una mia compagna di classe, Chiara, mi disse “Sai tu sei sempre stato il più snob fra tutti noi e aristocratico. Spero che tu te ne sia accorto, vero Andre?” 

Ho trascorso molti anni seduto nel banco dietro di lei, presi una mezza cotta, mi piacevano i suoi capelli, il suo modo di camminare. Era bellissima allora e oggi è una bellissima donna. Mi piaceva infilarle la penna fra i suoi capelli e giocarci durante le lezioni.

Tornerei indietro a rifare il Collegio solo per infilarle nuovamente la penne fra i suoi capelli.

Leggendo “Anime” di ChristineSchutt (Playground, traduzione di Chiara Messina) ambientato in un'esclusiva scuola privata femminile statunitense mi è salita una valanga di ricordi, di volti, di emozioni legati alla mia esperienza in collegio, a un'altra Chiara che si trasferì in una scuola di CL appena fondata da un mio cugino ed erede di una famiglia che produce cioccolato, alle mie professoresse d'italiano e inglese ma anche a quella di chimica, a come mi sentissi protetto e insieme solo, al mio amato professore di educazione fisica e ho apprezzato molto la capacità dell'autrice statunitense nel rendere splendidamente con capitoli brevi e intorno alle sofferenze e trattamenti clinici di una studentessa, Astra, che versa in fin di vita in un ospedale per un cancro, la vita quotidiana dentro e fuori questa scuola esclusiva, la sua polifonia di voci e situazioni anche surreali, i conflitti sotterranei o espliciti fra studentesse (indimenticabile la figura di Car) che nascondono traumi, sofferenze, abusi, sogni irrealizzabili (non tutte andranno nel college che hanno sognato e altre ci andranno perché era già scritto da tempo), disturbi alimentari ma anche il mondo di professori e professoresse nei loro turbamenti, meschinità, carriere mai veramente decollate, attrazioni morbose verso le studentesse e poi i genitori che vedono nelle figlie un modo per perpetuare lo status familiare. altri per realizzare la tanto agognata scalata sociale, altri che le considerano quasi dei fantasmi, dei pesi, dei corpi vuoti da riempire di soldi e falsa attenzione.

Un romanzo di formazione toccante, uno squarcio vivido sul mondo della scuola e dell'amicizia ed è bellissimo come l'autrice racconta il trauma del cancro e come la malattia si fa spazio nelle vite di tutte le persone che sono coinvolte anche soloa accidentalmente. Ne resterete sorpresi e magari anche feriti.

Ieri mia madre avrebbe compiuto gli anni e sono troppi anni che è morta e la Schutt scrive meravigliosamente proprio di come ci si muove intorno a una malata di cancro, a cosa succede a parenti e amici, a chi si fa vedere per protagonismo e agli altri che se ne stanno lontani per codardia o troppo dolore o perché sanno che la morte è qualcosa che non si può evitare.

Chiudo solo scrivendo che qualche tempo fa ero in auto con mio padre e Chiara camminava sul marciapiede e mio padre fa, Che gambe quella ragazza in minigonna. E io, Lei è sempre stata e sarà per sempre la mia più bella compagna di classe. 

E piena di segreti, debolezze, fragilità e di un'arroganza che mi ha sempre fatto girare la testa. 


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