intorno al libro di Maurizio Milani, colonia Agip e piattaforme metanifere
“A fine primavera, tutti i bambini destinati alle colonie di reclusione dovevano visitare la fabbrica dove lavorava il papà. Nonostante i nostri cari ci avevano avvertito, diversi bambini rubavano. Rubavano di tutto: dal nastro isolante ai prodotti confezionati della ditta stessa. Una cosa mai vista. Era un rubare unico. Il papà del ladro, veniva, giustamente, licenziato. Ritornando al paese da Milano, il papà non rivolgeva la parola al figlio. Era un genitore deluso. Arrivati a casa, la mamma veniva messa al corrente dei furti. Il bambino veniva picchiato molto forte sulla testa. Poi messo a letto con un uovo sodo.” (pag. 11)
Forse sono diventato questo quarantatreenne insofferente a scuola, stato, regole, leggi, comandamenti, religioni anche perché mio zio Ezio, mio padre e suo fratello Antonio sono stati spediti in una colonia estiva sull'Adriatico. Ezio durante il fascismo. Gli altri due quando l'Italia si voleva ricostruire e i figli non si sapeva dove piazzarli. C'era un albergo da far sopravvivere. Mio padre e suo fratello son finiti poi in un collegio di salesiani. A farci le medie. E mio zio anche il ginnasio. E poi c'era mia nonna finita durante la guerra sul Lido di Venezia per curarsi una mano.
Forse sono diventato insofferente per quello. Ma mi porto dentro anche una certa stralunatezza, un'insofferenza che poi ritrovo sempre nei libri e nei pezzi di Maurizio Milani.
“Non per mancare di rispetto, ma la colonia era un palpatoio unico. Attorno ci girava diversa palponi, chi con la scuola di teatro ti spingeva in scena con una bella palpatona... chi con la scusa di portare nelle dolce un balsamo dava un'occhiata alla tua sfera genitale.” (pag. 121)
La gente vive di sicurezze. Certezze.
Io vado a pezzi ogni mattina. Non è nemmeno quella una certezza. Ma
anche sì. E non ho mai avuto voglia di certezze.
Perché non lo sai mai cosa ti potrà accadere quando entri in una scuola o incontri un'insegnante, un educatore, un prete, una suora, un materassino,
Poi quest'ultima estate andiamo a Cesenatico e dietro una delle mie spiagge libere preferite si ergeva la colonia Agip. Ancora in funzione.
Manco lo sapevo che era un'opera d'arte costruita durante il periodo fascista. Una struttura che è rimasta nel cuore. Quando ne ho provato a parlare con alcuni turisti: 1)faceva schifo tutto 2)benedetto il Duce 3)ai ragazzi di oggi farebbe bene un po' di educazione rigida... e mi è salita la nausea.
Non ho mai amato la scuola e ancora oggi le scuole mi mettono addosso l'ansia. Ancora peggio quando passo davanti agli asili.
Mi viene l'ansia al solo ricordare le aule, le lezioni, i professori le
gite, i giorni a Parigi o Firenze o Roma col resto della classe ed ero felicissimo di andarmene a giugno. Sono crollato all'università perché era come se avessi deciso di rinchiudermi volontariamente in un gulag.
Ma la colonia Agip era bellissima e chissà come sarebbe stato trascorrerci qualche settimana insieme a centinaia di altri bambini. Perché nel libro di Milani si respira anche tutta l'allegra e folle emozione dell'essere bambini che vivono avventure di ogni genere. Un libro fuori dal tempo. Fuori da questo tempo di pulizia della lingua, di vittimismo facile, di normalizzazione. Imprevedibile e imprendibile.
Libero.
“I bambini più grandi chiedevano il pizzo per proteggere i più piccoli. Quindi, ti toccava andare dal bambino usuraio. Quando diventavi alto, facevi anche tu così. Avevi diritto all'allestimento degli ultras di Livorno, come vetrinista-scenografo. È più visitato degli Uffizi, dispiace dirlo.” (pag. 141)
Da bambino mi sarebbe piaciuto starci in quella colonia.
E salutare la mia famiglia.
Allontanarmi anche per sempre.
E ho invidiato tutti i ragazzini e le ragazzine che vedevo scendere dai bus e entrare in quella struttura.
Invidiavo la loro estate.
E pensavo alla merda che sarei tornato a vivere appena lasciata Cesenatico.
La mia compagna mi ha detto: “Perché non costruiamo una barca e andiamo a chiedere ospitalità sulle piattaforme di estrazione del gas?” Ed è uno dei motivi per cui la amo. Se mi chiedo una delle cose più belle che mi hanno affascinato dell'estate sono quelle piattaforme al largo.
Ma in questa merda più assoluta trovo due righe di Milani per non vergognarmi di me stesso almeno per cinque minuti. Perché lui è come un amico per me. E come me distante da tutto un certo mondo/ceto intellettuale. Mi accompagna da tanti anni. E che bello quando qualcuno mi dice: Ma non fa ridere. È un reazionario. Un ubriacone di destra. Un qualunquista.
E la mia micro non-recensione del libro di Milani si ferma qui.
Anzi, vi trascrivo la conclusione:
“Dalla mia lunga reclusione lontano da casa in così giovane età, ho ricavato delle conclusioni complete e belle).
a) L'uomo tende a innamorarsi molto di più delle donne. Però tale sentimento dura poco. Prova, i lunghi abbracci tra innamorati al momento del congedo, erano sinceri. Con promesse tanto perentorie tipo: nel tempo che ci separa non rivolgerò sguardo ad alcuna. Lei: “Io farò peggio: starò chiusa in casa dopo la scuola”. Cose mai sentite. Nemmeno da Flaubert. Però, il primo giorno di colonia (dell'estate dopo), lei era ancora innamorata. Lui sembrava un altro, e durante le vacanze non solo evitava di chiarire... ma si innamorava di un'altra più brutta. Questa cadeva nella stessa trappola. Finché non si invertivano le parti. Ma, ripeto, di solito era il maschio a stufarsi. I motivi sono sia naturali che ormonali che esempi educativi che arrivano dal film La spia che mi amava. Il comandante Bond ha un modo di fare con le donne che allora era tollerato. Oggi no. E quindi è giusta la cancel culture. Poi ci sono i corsi e ricorsi della storia. Senz'altro, si tornerà con l'uomo che fa il cretino, avendo la fidanzata in casa ma vedendosi di nascosto dietro il mobilificio del suo paese con una manca che le manca poco per diventare psicologa. Cosa aspetta a dare questi esami? Non si sa.” (pp. 197-198)
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