Intorno a "Our Hands Against The Dusk" di Rachika Nayar

 

Un disco che non smetto di ascoltare. La copertina del disco è il mio profilo Whatsapp.

-"The Trembling Of Glass":  Quando cammino sul lungo fiume penso spesso di buttarmici dentro. E di finire annegato nel lago. Laggiù alla foce. Un corpo stanco che galleggia fra le bottiglie di birra e i preservativi usati, i cigni ingrassati a pezzi di hamburger e le lettere di fidanzati. Poi continuo a camminare ma devo asciugarmi le lacrime col fazzoletto di stoffa che porto sempre con me prima di entrare al cinema e cominciare a lavorare. Quando torno a casa cerco le mie lacrime ovunque ma ci sono sempre dei ragazzini seduti sulle panchine che ridono di me. Di un quarantatreenne coi vestiti sporchi, sfatto, mezzo alcolizzato che cerca se stesso fra tombini, sassi e automobili che si portano via solo le briciole. E ci sono i corvi. A due metri. Che mi vogliono far compagnia. Guardo verso le montagne. Ho tutto per dirmi fortunato, ma non ci riesco.

- "Loosing Too Is Still Ours": La voce di mia madre mentre sta morendo e mi spiega i segreti di alcune sue ricette. Ma io le guardo le mani. Che sono come le mie. Le mani di una donna così simili a quelle di un uomo. E poi le ossa che le sporgono da ogni dove. E le sue labbra invece talmente perfette da essere sempre taglienti ogni volta che parla.

- "Marigolds & Tulsi": Quando ero un bambino mia nonna mi prendeva fra i suoi capelli lunghi due  metri e mi raccontava storie e mi chiedeva perché fossi sempre triste. Mi asciugava le lacrime con le sue cicatrici e poi ricominciava a cullarmi e a raccontarmi di mondi dove il dolore sarebbe scomparso. Ormai io lo faccio con la mia compagna. Ma sono senza capelli. E non ho sonno. E sono pieno di dolore.

- "The Edges": Sono sempre stato bene con la nebbia. Qualcuno la vedeva come un ostacolo insormontabile. Quel non vedere diventava tragedia mentre per me era un ritrovarsi di suoni, odori, gusti. Puoi mangiarla la nebbia. Ti porta altrove. Anche dove non vorresti. Ed è questo che mi è sempre piaciuto. Senti voci. Vedi colori che mai ha visto. Vedi palazzi e rovine. Animali immaginari. Una fila di tombe. Ci leggi il tuo nome e quello di altri. Tavoli imbanditi. Una camera solitaria. La mia.

- "News Strands": Il primo bacio della mia compagna. In un motel dove ci andavamo le prostitute. Io che erano mesi che non uscivo di casa. Le sue labbra. Il trucco che cola. Le lenzuola sporche. Lei che mi spinge sul materasso. I suoi occhi verdi. Le sue cicatrici. Quante sigarette. E se prima mi sentivo addosso l'odore di sigarette adesso mi sento addosso la puzza di popcorn. Ma adesso ci sono la sua lingua e quella della nostra gatta.

- "A Burning Plain": Ci sono volte che quando comincio a bere alle 3 del pomeriggio non me ne accorgo nemmeno di averne bevute troppe già alle 5 ma la serata è ancora lunga e il giorno dopo bisogna andare al lavoro e le tapparelle sono ancora alzate e fuori ci sono bandiere appese ai balconi e coppie che litigano e studenti universitari che discutono di quale applicazione scaricare e a quel punto mi vien voglia di scrivere e di leggere e mi riprendo i racconti di Hubert Selby Jr o le poesie di Carver e penso al mio fegato distrutto e a tutti gli amici che ho perso e penso a un'amica finita in un reparto psichiatrico e a come mi toccava gli occhi quando mi parlava e mi diceva che mi voleva bene e io ancora oggi mi chiedo se davvero gliene ho voluto di bene o se invece ero solo uno di passaggio

- "Aurobindo": Quando ho deciso di non licenziarmi e sono tornato a casa piangendo. Un permesso di lavoro da rinnovare. Sentirmi straniero ovunque. Sentirmi straniero dentro me stesso. Non sentirmi un corpo. Un cuore. Gli occhi. Le labbra. La lingua. E piegarmi sul tavolo e chiedere scusa. E poi bere una birra e fuori pioveva a dirotto. E pioveva. E non ho dormito. E non dormo.Ma in questo appartamento minuscolo mi sento bene.

- "No Future": In questo pezzo c'è tutta la mia compagna. La sua fragilità, la sua bellezza, la sua ira, il suo chiudere gli occhi, le sue lacrime, le sue ferite, le sue dita, le sue unghie, la sua fica, i suoi tendini rotti, i suoi denti di troppe sigarette. Le sue labbra che si posano sul mio corpo stanco e cercano di non farmi morire.

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