Nessuno tocchi Caino - MISERABILI I CONDANNATI E PURE I LORO BOIA

Nessuno tocchi Caino news:

Anno 22 - n. 44 - 26-11-2022

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : MISERABILI I CONDANNATI E PURE I LORO BOIA
2.  NEWS FLASH: UN LIBRO SMASCHERA I PROFESSIONISTI DEL BENE
3.  NEWS FLASH: SICILIA 2022: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA CONTINUA
4.  NEWS FLASH: ARABIA SAUDITA: 17 GIUSTIZIATI PER DROGA
5.  NEWS FLASH: AFGHANISTAN: I TALEBANI FRUSTANO 19 PERSONE PER ADULTERIO E FURTO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :

MISERABILI I CONDANNATI E PURE I LORO BOIA
Valerio Fioravanti su Il Riformista del 25 novembre 2022

Nel 2022 gli Stati Uniti hanno compiuto 16 esecuzioni, 3 delle quali “pasticciate”, più altre 2 “abortite”.
Pasticciate e abortite sono i termini che usa la stampa americana per definire esecuzioni compiute con vistosa imperizia del “personale”, oppure, nel caso di “abortite”, addirittura sospese, sempre a causa di eccessiva imperizia del personale. Pessima media per un Paese che, almeno tecnologicamente, dovrebbe essere il più moderno ed efficiente del mondo. In realtà non è tutta colpa del “personale”, la responsabilità va condivisa con i governatori che per il timore di apparire non abbastanza “duri” autorizzano anche esecuzioni che è facile prevedere avranno problemi. V’è poi la Corte Suprema degli Stati Uniti che ormai, nella sua composizione ultraconservatrice impostata da Trump, non ha più pietà per nessuno. Rimangono gli agenti penitenziari, a cui spetta il compito di uccidere i condannati che la burocrazia affida loro.
E qui si incontrano due miserie, nel senso non offensivo del termine, diciamo nel senso di Victor Hugo. Miserabili sono i condannati a morte, io ne leggo le biografie da un quarto di secolo e non mi sembra di ricordare un mafioso di livello, un capo gang, un grosso narcotrafficante e anche i serial killer sono rarissimi tra i giustiziati: sembra che tra loro la maggior parte sia abbastanza astuta da ottenere un “accordo” con la pubblica accusa, di solito con una procedura ormai consolidata che consiste nel far ritrovare gradualmente i resti delle vittime. Chi ha ucciso diverse decine di donne, col sistema di far ritrovare un cadavere l’anno, scavalla la pena di morte. I criminali “professionisti”, o perché hanno (a modo loro) un po’ di cervello (che magari consiste anche solo nel denunciare i complici), o perché hanno buoni avvocati, non vengono giustiziati. Vengono invece uccisi i piccoli criminali, quasi sempre più stupidi che cattivi. Diciamo la verità, si presta molta attenzione al fattore razziale, sostenendo che siano i neri quelli che rischiano di più, ma la vera sperequazione è quella del quoziente intellettivo.
Quest’anno hanno giustiziato un uomo che aveva ucciso la madre per rubarle l’auto e comprare droga, un altro che aveva ucciso il miglior amico che non voleva prestargli 50 dollari per comprare cocaina, uno che, a più riprese diagnosticato “schizofrenico”, ha ucciso 2 persone per rapinare un motel e pagare la cauzione alla fidanzata, la quale poi l’ha denunciato e ottenuto in cambio dalla pubblica accusa di non essere processata per il proprio reato. Un altro, bocciato più volte a scuola non per cattiva condotta ma per scarse capacità intellettive, aveva ucciso l’automobilista che aveva causato, investendolo, la paralisi di suo padre. Due giustiziati avevano, al termine di un litigio, ucciso le fidanzate, uno aveva ucciso la suocera e uno la figlia di 9 mesi. Uno ha ucciso una agente immobiliare che gli stava mostrando una casa, per rubarle solo l’orologio. E almeno tre dei restanti giustiziati di quest’anno avevano evidenti problemi di tossicodipendenza, disabilità intellettiva, malattia mentale. Quindi, il vero “razzismo” della pena di morte negli Stati Uniti è che ormai solo gli sventurati vengono giustiziati, quelli che non ragionavano al momento dell’omicidio, e che spesso hanno anche sbagliato completamente a gestire il processo, licenziando bravi avvocati d’ufficio, o pretendendo di essere innocenti quando c’erano i filmati della videosorveglianza a inchiodarli, o rifiutando un rito abbreviato che gli avrebbe salvato la vita.
Poi ci sono gli altri miserabili, gli agenti che compiono le esecuzioni, che qualcuno, nel tentativo di offenderli, chiama con il vecchio termine di “boia”. Ma anche loro sono più stupidi che cattivi. Da oltre un decennio né medici né infermieri professionali partecipano alle esecuzioni. I rispettivi sindacati hanno emesso (votandole ai congressi) delle rigide linee guida in proposito, e nessuno vuole essere espulso dalla propria organizzazione professionale.
Ogni tanto pubblico sul sito di Nessuno tocchi Caino la notizia che le Ong o la stampa hanno individuato un medico che avrebbe ricevuto fino a 10.000 dollari per “supervisionare” un’esecuzione… voi capite che quel medico, che per ingordigia ha accettato 10.000 dollari per poche ore di lavoro, una volta che finisce sui giornali finisce anche sul lastrico, non lavora più… anche lui è più stupido che cattivo.
E mancando medici e paramedici professionisti, le amministrazioni penitenziarie offrono qualche centinaio di ore di straordinario agli agenti che si offrono volontari per dei corsi di formazione che però sono tenuti con modalità segrete, e non si sa chi siano i “docenti”. Davvero ci possiamo meravigliare se personale scelto in questo modo, retribuito in questo modo e formato in questo modo sbaglia a inserire una flebo o inietta i farmaci sbagliati?
Miserabile l’assassino, e miserabile il suo boia verrebbe da dire.
La pena di morte USA si sta estinguendo lentamente, sempre meno procuratori la chiedono, sempre meno giurie popolari la accolgono, sempre meno politici la appoggiano. Per il momento rimane in piedi una macchina burocratica stanca e ottusa, in attesa che qualcuno abbia il coraggio di dare anche a questa “macchina” un colpo di grazia.
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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

UN LIBRO SMASCHERA I PROFESSIONISTI DEL BENE
“L’Inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene”, di Alessandro Barbano, Marsilio Edizioni, verrà presentato a Roma, giovedì 1° dicembre, ore 18, presso l’Auditorium Parco della Musica, Sala Ospiti, Viale Pietro de Coubertin, 30. Intervengono con l’autore Giuliano Amato, Giovanni Fiandaca, Giovanni Melillo, Paolo Mieli. Coordina Monica Maggioni.


Maria Brucale su Il Riformista del 25 novembre 2022

La Costituzione intesa come Carta fondamentale nasce a presidio di uno Stato liberale che offra a ogni individuo strumenti per difendersi dal potere.
L’uomo è posto al centro quale soggetto di garanzia a tutela della sua libertà, il più alto dei diritti, protetto dalla doppia riserva di legge e di giurisdizione e della sua dignità, al cuore del sistema costituzionale e convenzionale.
Dignità è parola di ampissimo respiro che inalvea ogni aspetto della sfera individuale e della vita di ognuno come singolo e nelle relazioni sociali: la sua rappresentazione nel privato e nel pubblico, la sua esistenza e il suo svolgersi quotidiano nel lavoro, nella famiglia, nei rapporti con la legalità e con le regole, con il potere, appunto.
Ma una regola è tale se è chiara, prevedibile, ragionevole, proporzionata, equilibrata, se il cittadino, qualunque cittadino in egual misura, non dovrà subirla ciecamente ed esserne travolto ma sarà posto nelle condizioni di rispettarla e di essere colpito da una punizione solo a fronte di una responsabilità certa rispetto alla quale abbia avuto ogni strumento per dibattere, contestare, offrire la propria verità. Ogni distorsione da tali concetti, essenza di una democrazia, può trovare giustificazione unicamente in comprovate situazioni di straordinarietà e di emergenza e soltanto per tempi limitati pena l’interruzione dello Stato di Diritto e la creazione di sacche di arbitrarietà oscure e violente perché pongono la persona che le subisce nella condizione di oggetto di diritti collocata in un cuneo cupo e incontrollabile di sostanziale illegalità.
Il fraintendimento dell’emergenza e dell’esercizio del potere statale per contenerla è tema centrale della coraggiosa analisi che Alessandro Barbano, giornalista, scrittore e saggista, da sempre fine osservatore di fenomeni politici, offre dei nostri tempi nel suo ultimo libro, “L’Inganno. Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene”, edito da Marsilio Edizioni. Uno scritto rigoroso e capillare nutrito di accadimenti degli ultimi anni raccontati con la lente dello storico che si interroga e che interroga il lettore su un metodo di contrasto alla criminalità organizzata troppo spesso espressione del “diritto penale del nemico” alimentato dalla paura sociale e teso a insinuarla, sorretto dalla esibizione di icone del male che legittimano il concetto tutto demagogico del fine che giustifica i mezzi, teso a “inserire come elemento ordinario e strutturale del sistema misure che potrebbero giustificarsi solo in quanto risposte all’emergenza, provvedimenti eccez
 ionali legati a stagioni di particolare allarme sociale. La normativa che riguarda i reati di mafia altro non è che una deviazione dell’ordinamento oltre lo spirito della Costituzione”.
Barbano attraversa lo strazio di vicende umane e giudiziarie, di vite interrotte e spente dall’arbitrarietà dei meccanismi ablativi delle misure di prevenzione patrimoniale, dal giogo delle inchieste spettacolo di chi vorrebbe smontare un’intera regione e ricostruirla con i Lego sbandierando l’idea di un calderone di illegalità e di promiscuità nel quale gettare quasi a caso tutta una comunità. Entra nell’abominio dei regimi speciali e privativi dentro e fuori dal processo che rendono del tutto ineffettiva la difesa; di un doppio binario che pone l’imputato fuori dall’aula, distante dal suo difensore e ammette la formazione della prova per i reati più gravi nei colloqui segreti delle procure con i collaboratori di giustizia senza alcun contraddittorio. Percorre i corridoi delle carceri, delle opportunità negate, di un non luogo dimenticato e nascosto tanto più per chi sia accusato o condannato per un reato ostativo disegnato per negare il ritorno in società e assu
 rto a contenitore delle più varie fattispecie penali da gettare in pasto al popolo come un boccone ristoratore di una fame scomposta e indefinita di sicurezza. Si spinge nel silenzio del 41 bis, della negazione di ogni anelito di umanità, di affettività, di aspettativa di riabilitazione e di reintegrazione, di speranza. il crimine più grande è stare con le mani in mano, direbbe Marco Pannella. Ed è il principio guida di chi affronta consapevolmente le battaglie scomode, quelle che nessuno vuole intestarsi, se ne occupa.
Un libro da leggere senza pregiudizi ideologici, scrollandosi di dosso la bulimia del diritto penale quale unico strumento di difesa sociale, le bandiere polverose dei simboli, il subdolo e ottuso bisogno di nemici da sopprimere, per la riaffermazione di un concetto di giustizia che è trasparenza, uguaglianza, controllabilità, accessibilità, in ultima analisi legalità.
Per saperne di piu' :

SICILIA 2022: IL VIAGGIO DELLA SPERANZA CONTINUA
AGRIGENTO-CANICATTI’
Sabato 26 novembre
Ore 16:30 – Conferenza “Carcere: non solo privazione della libertà”
Associazione Culturale Athena, Corso Umberto I, 35 – Canicattì

PALERMO
Lunedì 28 novembre
Ore 16:00 – 19:30
Cantieri Culturali alla Zisa – Sala De Seta
ASSEMBLEA di NESSUNO TOCCHI CAINO
BASTA MORTE PER PENA! BASTA PENE DI PREVENZIONE!
Per la dignità e la civiltà nelle carceri e nel lavoro

Il Viaggio della speranza in Sicilia è organizzato da Nessuno tocchi Caino in collaborazione con l’Osservatorio Carcere dell’UCPI e le Camere Penali di Barcellona PG, Messina, Catania, Siracusa e Agrigento.

Info: 335 8000577

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ARABIA SAUDITA: 17 GIUSTIZIATI PER DROGA
Dal 10 al 21 novembre 2022 l'Arabia Saudita ha giustiziato 17 uomini per quelli che sono stati definiti reati di droga e traffico, ha dichiarato il 22 novembre Liz Throssell, portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani (OHCHR), precisando che si tratta di quattro cittadini siriani, tre pakistani, tre giordani e sette sauditi.
Poiché le esecuzioni sono confermate solo dopo che hanno avuto luogo, l'OHCHR non dispone di informazioni su quante persone potrebbero trovarsi nel braccio della morte del Paese a rischio di imminente esecuzione.
Tuttavia, la signora Throssell ha affermato di aver ricevuto segnalazioni secondo cui un cittadino giordano, Hussein abo al-Kheir, potrebbe essere giustiziato in tempi rapidi.
Throssell ha sottolineato che l'imposizione della pena di morte per reati di droga è incompatibile con le norme e gli standard internazionali.
“Chiediamo alle autorità dell’Arabia Saudita di adottare una moratoria formale sulle esecuzioni per reati legati alla droga, di commutare le condanne a morte per reati legati alla droga e di garantire il diritto a un processo equo per tutti gli imputati, compresi quelli accusati di tali reati, in linea con i suoi obblighi internazionali", ha aggiunto.
(Fonti: OHCHR, 22/11/2022)

AFGHANISTAN: I TALEBANI FRUSTANO 19 PERSONE PER ADULTERIO E FURTO
I Talebani afghani il 19 novembre 2022 hanno frustato almeno 19 persone dopo averle accusate di adulterio, furto e fuga da casa, ha confermato un funzionario della Corte Suprema afghana, riportato da Associated Press.
Si tratta della prima conferma ufficiale di frustate e fustigazioni pubbliche per violazione della legge in Afghanistan dalla presa di Kabul da parte dei talebani nell'agosto 2021, dopo il ritiro delle truppe statunitensi.
Secondo quanto riferito, il 20 novembre un funzionario della Corte Suprema, Abdul Rahim Rashid, ha affermato che 10 uomini e nove donne sono stati frustati 39 volte ciascuno nella città di Taloqan, nella provincia nord-orientale di Takhar, per vari reati. Queste frustate sono state eseguite pubblicamente nella moschea principale della città alla presenza di anziani, religiosi e residenti.
Un portavoce dei talebani ha motivato le percosse dicendo che le autorità applicheranno la rigida interpretazione della Legge Islamica o Sharia in tutto il Paese.
Il portavoce Zabihullah Mujahid ha detto che il leader supremo del gruppo, Hibatullah Akhunzada, si è riunito con i giudici talebani ordinando loro di applicare la legge della Sharia. Diversi filmati di talebani che fustigano donne e uomini per vari reati sono apparsi frequentemente sui social media.
In precedenza, i talebani il 18 novembre hanno frustato pubblicamente nella provincia di Bamyan un ragazzo e una ragazza per aver avuto una relazione prematrimoniale, provocando reazioni negative della popolazione nei confronti delle dure leggi imposte, ha riferito Khaama Press citando fonti locali.
La fustigazione pubblica della coppia era stata ordinata dal tribunale della provincia di Bamyan il 17 novembre. Circa 1.000 persone hanno assistito alla punizione pubblica della coppia da parte dei talebani, ha affermato l'agenzia. I due sono stati condannati a subire 39 frustate ciascuno. Poiché la fustigazione ha scosso la gente, i talebani hanno messo in guardia la popolazione dal riportare queste scene.
(Fonti: Republicworld, 21/11/2022)

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