Nessuno tocchi Caino - NON PUO’ ABOLIRE LA PENA CAPITALE, COSI’ HA ‘ABOLITO’ I CONDANNATI A MORTE

Nessuno tocchi Caino news

Anno 22 - n. 48 - 24-12-2022

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : NON PUO’ ABOLIRE LA PENA CAPITALE, COSI’ HA ‘ABOLITO’ I CONDANNATI A MORTE
2.  NEWS FLASH: RINCHIUSI E DIMENTICATI NEL REPARTO ‘MINORATI FISICI’
3.  NEWS FLASH: IL PROGRAMMA DI NATALE E INIZIO ANNO NUOVO DI NESSUNO TOCCHI CAINO:
4.  NEWS FLASH: SUDAN: VITA SALVA PER LA RAGAZZA CHE ERA STATA CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE PER ADULTERIO
5.  NEWS FLASH: LIBIA: CONDANNATI A MORTE 17 MEMBRI DELLO STATO ISLAMICO
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA :


NON PUO’ ABOLIRE LA PENA CAPITALE, COSI’ HA ‘ABOLITO’ I CONDANNATI A MORTE
Valerio Fioravanti su Il Riformista del 23 dicembre 2022

I politici coraggiosi esistono. No, non il coraggio “muscolare” di chi scala l’Everest o si lancia con il paracadute, ma il coraggio di fare coscienziosamente il proprio lavoro.
In democrazia ci si fa eleggere, e in cambio di uno stipendio medio-alto si assumono, o meglio, si dovrebbero assumere, determinate responsabilità, tipo cambiare le cose. Sappiamo che molti, moltissimi politici, fanno sistematicamente di tutto per tenersi alla larga da qualsiasi decisione impopolare. Si fa solo quello che può tornar utile per una prossima rielezione. Ogni tanto c’è però qualcuno che tiene fede al suo mandato elettorale, e fa cose non ovvie, non profittevoli.
Non mi viene in mente immediatamente un esempio italiano, e allora parlerò di una statunitense che ha appena deciso di “graziare” 17 condannati a morte.
Kate Brown, 62 anni, bianca, Democratica, figlia di un militare, atea, che come unica concessione a chi le chiedeva che fede professasse rispondeva “pratico Yoga”, fece la storia quando nel febbraio 2015 subentrò a un governatore dimessosi per uno scandalo. Fece la storia non perché era una donna, ma perché era la prima volta che un incarico così importante negli Stati Uniti, e nel mondo, veniva ricoperto da una persona “dichiaratamente LGBT”. Una LGBT “soft” se vogliamo, una semplice dichiarazione di “bisessualità”, accompagnata comunque da un normale marito e da due figli adottivi.
Nel 2018 è stata rieletta e ora, non potendo, per legge, ricoprire un terzo mandato consecutivo, sta per lasciare l’incarico a un’altra donna del suo stesso partito, Tina Kotek, 56 anni, bianca. Tra parentesi, la Kotek ha fatto campagna elettorale dichiarandosi lesbica, ma questa è solo una curiosità.
Brown è sempre stata contraria alla pena di morte, e appena entrata in carica ha esteso la moratoria che era in vigore dal 2011. Ha rinnovato la moratoria anche nel suo secondo mandato, e già in campagna elettorale la sua “successora” ha detto che avrebbe fatto altrettanto. Quindi in teoria i condannati a morte per altri 4 o forse 8 anni potevano stare tranquilli. Ma Brown ha fatto quello che riteneva giusto fare, e li ha tirati fuori tutti dal braccio della morte.
Siccome la pena di morte era in costituzione, l’iter è stato un po’ artificioso. Nel 2018 aveva sponsorizzato una legge che diminuiva da 19 a 4 i reati capitali: solo omicidi compiuti in carcere da recidivi, omicidi di bambini, atti di terrorismo con più vittime e omicidi premeditati (sì, premeditati, quindi rari) di poliziotti. Ratificata nel 2019 la nuova legge che lei definì “la cosa più vicina all’abolizione che si può realizzare per via parlamentare”, alcuni mesi dopo dette disposizione all’Amministrazione Penitenziaria di applicare le regole della rieducazione anche ai condannati a morte, e anche i principi della razionalizzazione economica. Nel maggio 2020 gli allora 24 condannati vennero spostati in “normali” carceri di massima sicurezza, assieme agli altri detenuti.
Ma non bastava. Una nuova legge di solito non può essere retroattiva. Ci vuole del tempo per affrontare questo passaggio: si deve attendere che, con la nuova legge, qualcuno venga condannato non più a morte, ma all’ergastolo. A quel punto un condannato a morte che aveva un reato praticamente identico fa ricorso e chiede che la sua pena venga dichiarata “sproporzionata” e, in quanto tale, incostituzionale e quindi da rimodulare. Fatto questo, gli altri condannati si accodano e anche loro cercano la dichiarazione di “sproporzionalità”. Questa prima sentenza c’era stata, votata all’unanimità dalla Corte Suprema dell’Oregon nel 2021.
Con questo iter i condannati a morte in un anno erano scesi a 17. Nell’arco di un altro paio d’anni si sarebbero azzerati, ma qui Brown è intervenuta, e ha fatto di nuovo la sua parte di politica coerente: clemenza. “La pena di morte è una punizione irreversibile che non consente correzioni; è uno spreco di dollari dei contribuenti; non rende le comunità più sicure; non può essere e non è mai stata amministrata in modo giusto ed equo. È sia disfunzionale che immorale”. Compromesso: Brown non ha abolito la pena di morte, ma ha abolito i condannati a morte. Va bene anche così.
Sono terminate le righe che questa pagina mi consente per raccontare queste strane cose statunitensi, non ho spazio per una riflessione finale. Vorrei solo dire che l’istituto della “clemenza” esiste anche in Italia, ma viene usato solo per quisquilie.

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NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

RINCHIUSI E DIMENTICATI NEL REPARTO ‘MINORATI FISICI’
Appello pubblicato su Il Riformista del 23 dicembre 2022

I detenuti del reparto “Minorati fisici” del carcere di Parma

Al Tribunale di Sorveglianza di Reggio Emilia
A Ministro della Giustizia
Al Garante Nazionale delle persone private della libertà

È da un reparto dove sono ufficialmente ristretti minorati fisici portatori di gravi patologie, molti dei quali in età ben avanzata, che vi giunge questo appello per un trattamento umano, adeguato all’attenzione medica, della quale dovrebbe farsi specialmente carico questo Istituto, oltre a garantire un trattamento dignitoso e di reinserimento come prevede l’Ordinamento Penitenziario.
Con riferimento all’attenzione medica, ribadiamo le speciali necessità che questo reparto richiede ed è perciò che denunciamo la grave mancanza di assistenza specialmente nelle urgenze. Le cosiddette “terapie salvavita” sono specialmente concentrate proprio in questo reparto, ciò nonostante e anche in casi gravi, è cosa corrente che un detenuto colpito da una crisi acuta resti per ore se non per giorni disatteso. Specialmente dopo gli orari di chiusura delle celle, quando la sorveglianza è minima se non del tutto assente anche per diverse ore di seguito, in quanto le celle sono sprovviste di campanelli per allertare la sorveglianza.
Proprio questi detenuti che dovrebbero essere seguiti con maggior cautela, vivono in condizioni igieniche pietose: l’acqua calda è una scommessa contro un impianto superato ed insufficiente al quale da decenni si applicano inutili quanto peggiorativi rattoppi; il riscaldamento è inesistente, tranne in quei reparti o corridoi esclusi alla permanenza dei detenuti minorati fisici; dalle finestre, anch’esse mai rimpiazzate o perlomeno inadeguatamente isolate, entrano spifferi d’aria gelata tanto da rimanere infagottati giorno e notte; l’umidità la fa da padrone, muri e soffitto gonfi sotto la solita quanto iniqua mano di pittura. Per aggravare il tutto, da qualche tempo questo reparto è stato trasferito integralmente in una sezione, se possibile, ancor più fatiscente con il risultato che la quasi totalità dei detenuti è attualmente affetta da disturbi respiratori.
Vogliamo anche sottoporre alle autorità competenti altre inadempienze, concernenti le limitazioni ai diritti sanciti per la protezione della popolazione carceraria.
Il campo sportivo, che pure è un diritto ormai acquisito nel sistema penitenziario, qui, è fuori uso e, pur disastrato, quando funzionava la frequenza di accesso per detenuti era tan poca da potere addirittura commemorarne le volte in cui si andava.
L’area dei colloqui dovrebbe offrire uno spazio per ricevere bambini, ma fin qui non ci è stato mai proposta questa possibilità, nemmeno dietro precisa richiesta.
La palestra, che dovrebbe servire almeno cinque sezioni, si riduce a uno spazio le cui dimensioni corrispondono esattamente a quelle di due celle alle quali è stato demolito il muro di separazione; gli attrezzi, non potrebbe essere altrimenti, sono ridicolmente insufficienti oltre che degradati.
Di fatto è impossibile accedere alla biblioteca, tra l’altro minuscola: dopo un minuto o due per scegliere un libro, a distanza di guardia, si viene letteralmente messi alla porta.
L’area trattamentale mostra tutta la sua inefficacia quando a ogni richiesta di un seppur minimo beneficio a questo ufficio di sorveglianza la risposta tipica è: “… perché ad oggi il programma di trattamento prevede unicamente attività intramurarie, in attesa del completamento dell’osservazione personologica preso l’Istituto di Parma”. Si fa osservare che questa à la risposta data anche a detenuti qui ristretti da oltre dieci anni, ciò indicherebbe forte inadempienza da parte del personale addetto all’osservazione e/o sintesi. In questo senso, le domandine inoltrate per conferire con questo personale specializzato restano puntualmente lettera morta.
Il diritto di telefonare al difensore, ma adesso anche alla propria famiglia, dovrebbe essere libero e illimitato. A Parma si ha diritto a tre telefonate alla settimana a ore e giorni stabiliti. Ossia, se c’è un’urgenza, sia familiare che di ordine giudiziario, bisognerà per forza rispettare il calendario mensilmente imposto dalla Direzione. Si fa inoltre notare che il prezzo di una chiamata a un cellulare, oggi le più frequenti, può costare fin a due euro o comunque non meno di 1,80. Prezzi esorbitanti, improponibili all’esterno da qualsiasi azienda telefonica. Un costo che rappresenta un impedimento di fatto nei contatti con la famiglia per quei detenuti che non possono permettersi simili spese.
I detenuti del reparto “Minorati fisici” del carcere di Parma si chiedono quali sarebbero queste speciali attenzioni che dovrebbero ricevere ma che non sono mai state all’ordine del giorno in questo Istituto, il
quale sembra fare della restrizione di diritti previsti dall’Ordinamento Penitenziario una bandiera a parte.
Per queste ragioni, chiediamo l’immediato intervento delle autorità competenti affinché sia ristabilito un trattamento dignitoso nella persona del detenuto e nel rispetto delle norme di diritto previste in legge.

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IL PROGRAMMA DI NATALE E INIZIO ANNO NUOVO DI NESSUNO TOCCHI CAINO:

Nessuno tocchi Caino augura ai lettori della sua Newsletter e a tutti i detenuti un buon Natale e buon 2023.

Questo il post di Rita Bernardini sulla sua pagina facebook:

“I nostri Auguri, insieme.
Programmino di Natale e inizio 2023

Carcere di Rebibbia Nuovo Complesso
Lunedì 26 dicembre 2022 ore 10
Con Rita Bernardini, Maria Brucale, e tanti giovani: Carlotta Chiaraluce, Marta Galimberti, Bianca Bravaccini, Stefania Giallatini, Gaia Desiati, Maddalena Cosenza, Valerio Flaccomio, Giovanni Feola, Dossena Giorgio, Luca Marsella, Michele Bauml

Carcere di Regina Coeli
Sabato 31 dicembre 2022 ore 21
Con Rita Bernardini, Roberto Giachetti, Alessandra Impallazzo

Carcere di Opera
Lunedì 2 gennaio 2023, dalle 14 alle 16
Laboratorio straordinario “Spes contra spem” di Nessuno tocchi Caino

Carcere di NOVARA
Martedì 3 gennaio 2023, ore 11
Con Rita Bernardini, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Umberto Baccolo, Roberto Casonato, Ermir Lushnjari, Alessandro Brustia, Federico Celano, Nigito Teresa Luana Nigita, Maria Giovanna Fadda

Carcere di TORINO Lorusso e Cotugno
Mercoledì 4 gennaio 2023, ore 11 (dalle ragazze di Torino)
Con Rita Bernardini, Sergio Rovasio, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Umbero Baccolo, Edmondo Bertaina

Carcere di VARESE
Giovedì 5 gennaio 2023, ore 11
Con Rita Bernardini, Sergio Rovasio, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Umberto Baccolo, Mauro Guglielmini, Ermir Lushnjari, Gianluca Franchi, Fabio Margarini. Sarà presente la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda

Carcere di BUSTO ARSIZIO
Venerdì 6 gennaio 2023, ore 11
Con Rita Bernardini, Sergio Rovasio, Sergio D’Elia, Elisabetta Zamparutti, Umberto Baccolo, Mauro Guglielmini, Ermir Lushnjari, Samuele Genoni, Lorenzo Parachini, Cristina Toffolo De Piante, Mercedes Ariza. Sarà presente la deputata di Italia Viva Maria Chiara Gadda e, statene certi, incroceremo anche il nostro caro cappellano David Maria Riboldi.”

In occasione di queste feste, Nessuno tocchi Caino Ti suggerisce di regalarTi e di regalare un’iscrizione all’Associazione.
Tieni presente che il contributo è anche deducibile a fini fiscali.
Per iscriverti usa il link riportato sotto.
Per saperne di piu' : https://www.nessunotocchicaino.it/cosapuoifaretu/iscriviti

SUDAN: VITA SALVA PER LA RAGAZZA CHE ERA STATA CONDANNATA ALLA LAPIDAZIONE PER ADULTERIO
Una ragazza sudanese di 20 anni, che in un primo momento era stata condannata alla lapidazione per adulterio, passerà invece sei mesi in carcere dopo aver ammesso di aver baciato un uomo.
La ragazza era stata arrestata dalla polizia a seguito dell’omicidio del fidanzato da parte di suo cugino.
Il Centro Africano per gli Studi sulla Giustizia e la Pace (ACJPS) aveva definito la punizione iniziale alla lapidazione come una "grave violazione del diritto internazionale".
La ragazza, che è divorziata, era stata condannata alla lapidazione dopo essere stata dichiarata colpevole di adulterio da un tribunale della città di Kosti, nello stato sudanese del Nilo Bianco.
A seguito del clamore legato al caso e alla condanna internazionale, il tribunale statale del Nilo Bianco ha deciso di ripetere il processo. In conclusione, il giudice ha cambiato l'accusa da "adulterio" a "atto osceno", che comporta una punizione detentiva.
La ragazza ha ammesso in tribunale di essere stata con un uomo e di averlo baciato.
Il suo avvocato, Intisar Abdullah, ha detto che il giudice "non aveva molte opzioni se non condannarla".
"Il fatto è che ha confessato in tribunale di essere stata con un uomo, è molto giovane e non conosce le conseguenze del caso", ha detto l'avvocato alla BBC.
La donna era stata liberata su cauzione ma ora è tornata in carcere per scontare la pena.
L'ACJPS ha affermato che alla ragazza non era stato concesso un avvocato nel caso iniziale e che errori procedurali hanno portato all'annullamento della sentenza di lapidazione.
Il Sudan impone ancora la pena di morte per alcuni crimini hudud - reati specificati nel Corano, tra cui furto e adulterio.
La legge sudanese prevede pene come la fustigazione, l'amputazione di mani e piedi, l'impiccagione e la lapidazione.
La maggior parte delle condanne alla lapidazione in Sudan, pronunciate prevalentemente contro donne, sono state annullate dall'Alta Corte.
In precedenza, un ministro del governo aveva descritto la condanna come uno "scherzo", ma aveva ammesso che nessun ministro del governo poteva intervenire.
Una giunta militare detiene il potere in Sudan dal colpo di stato del 2021.
(Fonti: BBC, 15/12/2022)

LIBIA: CONDANNATI A MORTE 17 MEMBRI DELLO STATO ISLAMICO
Un tribunale libico ha condannato a morte 17 ex membri dello Stato Islamico, ha dichiarato il 19 dicembre 2022 il capo della procura del Paese, che ha sede a Tripoli.
Le condanne a morte sono state emesse nei confronti di imputati riconosciuti colpevoli delle uccisioni di 53 persone nella città occidentale di Sabratha e della distruzione di proprietà pubbliche, secondo la dichiarazione.
Altri 16 miliziani sono stati condannati alla reclusione, due dei quali all'ergastolo.
Il tribunale non ha specificato quando le sentenze saranno eseguite.
La Libia rimane divisa tra due amministrazioni rivali dopo anni di guerra civile.
Il contrasto tra le autorità della capitale Tripoli e la parte orientale della Libia ha portato a una diffusa illegalità. Gruppi di miliziani hanno accumulato vaste ricchezze e potere grazie ai sequestri e al controllo del lucroso traffico di esseri umani.
Il gruppo dello Stato Islamico ha ampliato la propria forza in Libia dopo la rivolta del 2011 che ha rovesciato e ucciso il dittatore Moammar Gheddafi. Lo Stato Islamico ha preso il controllo prima di Darna nel 2014 e successivamente di Sirte e delle aree circostanti la città di Sabratha.
(Fonti: AP, 19/12/2022)

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