Ucraina, sul ministro Valditara e lo spettro del fascismo, una perla sciasciana, Northwest
Peccato non poterci essere.
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Che bella notte quella appena passata: mal di testa, nausea, zero sonno, Bianca in calore, Emma che si allena per il salto ad ostacoli, la mia compagna che russa, i vicini che friggono alle 2 e parlano di soldi e soldi e calcio e calcio e calcio.
Per fortuna alle 4 e 15 mi sono alzato e poi sono andato al lavoro.
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Non penso nulla di buono del ministro Valditara (ma la scuola che ho in testa non piace per niente anche a quelli di sinistra e nemmeno mi piace il ministro della cultura Sangiuliano ma ormai negli ultimi anni fra Conte, il riferimento pagliaccio dei progressiti, Speranza, Bonafede, Toninelli, Salvini, Azzolina e molti altri il livello generale è pessimo) ma io davvero non riesco a capire tutta sta cagnara su quanto accaduto a Firenze e quelli che continuano a parlare di ritorno del fascismo.
La rete ingigantisce tutto o forse sono solo io a vivere in un altro mondo.
Ho frequentato il liceo a Lecco, in un collegio, negli anni '90 ma ho sempre seguito la vita cittadina ed erano abituali gli schiaffoni, le risse, le criticità fra collettivi studenteschi di sinistra ed esponenti di destra. C'è un ragazzo, quasi mio coetaneo, che è stato appena eletto in regione con Fratelli d'Italia e che non è che se la vedeva bene in città quando voleva volantinare. Crescendo l'ho vissuta anche io sulla mia pelle. E anche io ho rotto i coglioni alle persone di destra. E ho inseguito pure io quel ragazzo per le strade della città. E ci hanno pure inseguito per farci la pelle.
Sono anni e anni che sento parlare di ritorno del fascismo e ne ho le palle piene.
Sono faccende, laterali e minori, che regalano a un certo tipo di persone il loro siparietto di militanza antifascista e poi accendono dibattiti dove entrano in ballo le solite firme di destra e poi quelle di sinistra e poi degli indignati e dei social e delle brave persone che stanno dalla parte giusta.
Non sono di destra e non sono nemmeno di sinistra.
Sono quello che sono e l'ho imparato da mio nonno partigiano, dai derelitti, da me stesso, dalle letture dagli incontri che ho fatto nella mia vita, da persone che stanno in carcere e dalle compagne e dai compagni Radicali che mi hanno aperto le finestre su un mondo che avevo dimenticato e che ancora oggi è pieno di domande, dubbi, contraddizioni.
Da una Radicale a me molto cara che mi disse: "A Como ci inseguivano per prenderci a calci in culo sia i fascisti che tutti quelli di una certa sinistra. Eravamo in pochi. Quelli di destra ci dicevano che eravamo dei finocchi e amanti della morte mentre a sinistra ci davano dei borghesi, capitalisti, fascisti".
Tutto qui. Io mi sento quella roba li'.
Un Radicale, qualcuno miha detto qui in Svizzera che sono un Liberale Radicale.
Forse sono solo Andrea, il figlio di Adriana.
E sulla scrivania tengo sempre un libro molto importante per la mia storia e che mi ha affiancato in un lungo percorso di ritorno al mondo radicale e a ragionare sul tema carcerario ed è questo sotto:
Qualche anno fa, mi accadde anche con Pound, lo stavo rileggendo quando due ragazze mi ruppero i coglioni per mezz'ora. dandomi del fascista. Non sapevano nemmeno chi fossi. Ma ero uno schifo di persona. Bastava solo leggere qualcosa di quel genere per non passare momenti tranquilli.
E quando la gente parla di Radicali volevo solo ricordare a tutti che nel Partito Radicale e in Nessuno tocchi Caino ci sono Valerio Fioravanti e Francesca Mambro.
Aiuto, che paura vero?
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Una perla sciasciana trovata per caso in una bibliocabina.
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