Un libro straordinario: "Forse Esther" di Katja Petrowskaja (Adelphi, traduzione di Ada Vigliani)

 


Questo è un libro incredibile, veramente bello e uno dei libri migliori che io abbia letto negli ultimi anni. 

Non c'entra nulla con tanta di quella valanga di memoriali e romanzi su Olocausto/Gulag/genocidi vari, col massimo rispetto per loro ma in alcuni casi anche no, che affollano le librerie e che vengono recensiti e diventano film. 

Questa è un'opera d'arte.

Che vive di sguardi micidiali, di dubbi e di stile e cavolo quanto scrive bene l'autrice, certo tradotta, ma cavolo.

Facile accostarla a W.G. Sebald ma è qualcosa anche di diverso.

Un libro di strade, di ricerche, di ritorni a casa, di linguaggio.

Di quel "forse" che pulsa dentro a questo libro.

E di una fossa comune.

Piena di migliaia di cadaveri.

Commenti

  1. Condivido pienamente. Un libro di cui avrei voluto scrivere qualcosa anch’io, ma trovare le parole adatte è davvero difficile.
    L’anno scorso lo proposi al mio gruppo di lettura. È piaciuto poco. Più della metà non è stato in grado di terminarlo. Hanno detto che era difficile “raccapezzarci qualcosa”, che c’erano troppi salti temporali, che ora andava di moda parlare male della Russia (al che mi sono chiesta se davvero avessero capito di cosa parlasse la Petrowskaja). Così, sono tornata a casa con un dispiacere assurdo, neanche l’avessi scritto io Forse Esther.

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    1. Ciao, io l'ho trovato bellissimo. Una delle migliori letture degli ultimi tempi e non tanto per l'argomento, che pure mi interessa, ma per come l'autrice ha lavorato sullo stile e sulla struttura di quest'opera di ricerca sulle tragedie che hanno segnato la sua famiglia e l'Europa intera.
      Non mi stupisce che il tuo gruppo di lettura abbia faticato, ormai tutti pretendono letture lineari, semplici, accattivanti. Su questi temi le librerie sono piene di pubblicazioni dedicati a questo o quell'altro personaggio o storia dimenticata ma trovo che non siano altro che opere giornalistiche, didascaliche, piatte.

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