L'atlante e una persona dispersa che mi ha fatto crollare in lacrime
Lui è uno dei miei più grandi scrittori viventi e l'ho letto riempiendomi di bellezza.
"Ormai aveva esaurito ogni posto. Ovunque andava, si diceva: Qui non c'è più per niente per me. Niente più da nessuna parte nessuno. Aveva finito. Prima la vita era misteriosa come un lago di montagna all'alba. Allora credeva che potessero accadergli delle cose. Adesso capì che non sarebbe mai accaduto niente. Era ora di tornare in Canada. Viaggiare, soprattutto di mattina presto, equivale a morire, nuotare dentro una notte di casa soffocate dal sonno, portare i bagagli per le ultime scale fino a dove bisogna lasciarli, entrare nell'irrevocabile zona di sicurezza, poi attendere dentro sale monotone di essere portati via. Ecco come attraversa i suoi giorni ormai. Certo anche vivere è come morire, lo sapeva. Vivere significa partire, andare avanti cercando di non sentire le urla." (pp. 246-247)
E uno di questi testi mi ha ricordato la volta che in un bagno di una stazione un sabato sera di anni e anni fa un tossico mi chiese se potevo aiutarlo a bucarsi perchè gli tremavano le mani. Gli risposi che non me la sentivo ma potevo dargli una birra.
Lui mi mandò a fanculo. Tre ore dopo ci rincontrammo sul lungolago e mi chiese quella birra. Ce ne bevemmo qualcuna. Io stavo aspettando una ragazza argentina che mi tradiva ogni giorno. Lui mi disse che la conosceva: "Meglio che la lasci Andrea".
Da quel momento in poi ogni volta che ci incontravamo ci bevevamo una birra.
Poi un giorno è scomparso.
Io ho lasciato la Brianza ma un giorno l'ho ritrovato al Pronto Soccorso dove avevano portato mia madre. Lui era lì per non so cosa.
Quando mio padre mi vide bere una birra insieme a lui mi voleva quasi uccidere. Ma fu una delle bevute più commoventi della mia vita.
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