Leggendo "Conversazioni dopo un funerale" di Yasmina Reza (Adelphi, traduzione di Daniela Salomoni)

 


Dopo qualche lettura deludente di troppo sono finalmente tornato a sentirmi bene con questa pièce di Yasmina Reza (che adoro come scrittrice) e mentre la leggevo ho pensato al funerale della mia nonna paterna quando si presentarono 3 miei primi cugini e la loro madre. 

Non li vedevamo da anni. 

Infidi, vigliacchi, attirati dall'eredità. 

Mio cugino sfoderò la stessa capacità d'intrattenere del defunto padre, mio zio. 

 Ne fregò parecchi quel giorno, compresi mio padre, mia madre e i miei zii. Restai vigile tutto il giorno e infatti, appena la bara di mia nonna fu calata nella fossa, l'intrattenitore scomparve e si manifestò chi fosse veramente. Lui e sua madre Per me era un periodo nerissimo e per tutta la giornata feci una fatica terribile a non scappare via. Ero pallido giallo, tutto vestito di nero, con le occhiaie e la barba sfatta ma non ho mai perso la capacità di ascoltare, vigilare e osservare e non appena si misero a parlare di soldi andai da loro, estrassi dalla tasca della giacca una confezione di dadi Knorr e una banana e dissi loro "Nel frigo di nonna erano rimasti solo questi ma magari riesco a recuperare anche il catetere e i pannoloni".

Sostanzialmente quello è l'ultimo giorno che ho visto loro quattro.

Mi è capitato di incrociare mia cugina qui a Lugano ma non mai voluto fermarsi a parlare.

A 44 anni non mi piace che le cose siano andate in questo modo.

Ma la vita è questa.

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