Nessuno tocchi Caino - LA BATTAGLIA DI WANDAYI: CANCELLARE TRE PAROLE PER CAMBIARE IL KENYA

 Nessuno tocchi Caino news

Anno 23 - n. 28 - 22-07-2023

Contenuti del numero:

1.  LA STORIA DELLA SETTIMANA : LA BATTAGLIA DI WANDAYI: CANCELLARE TRE PAROLE PER CAMBIARE IL KENYA
2.  NEWS FLASH: ‘PIU’ PROBABILE CHE NON’: LA TRAPPOLA DOVE PUO’ FINIRE CHIUNQUE
3.  NEWS FLASH: TRENTINO ALTO ADIGE E VENETO 2023, IL VIAGGIO DELLA SPERANZA: ‘VISITARE I CARCERATI’
4.  NEWS FLASH: USA: DUE ESECUZIONI IN ALABAMA E OKLAHOMA
5.  NEWS FLASH: CALIFORNIA (USA): SCARCERATA LESLIE VAN HOUTEN, COINVOLTA 53 ANNI FA NEGLI OMICIDI DI CHARLES MANSON
6.  I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA : DESTINA IL TUO 5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO


LA BATTAGLIA DI WANDAYI: CANCELLARE TRE PAROLE PER CAMBIARE IL KENYA
Sergio D’Elia su L’Unità del 16 luglio 2023

James Opiyo Wandayi è arrivato al seggio della più alta assemblea del Kenya a nome del piccolo collegio elettorale di Ugunja, una città di 17.000 abitanti nella contea di Siaya che campa sulla coltivazione di sorgo, patate e manioca. Per rappresentare al meglio la sua terra si era formato come economista del settore agricolo, ma poi alla camera dei deputati ha fatto qualcosa di meglio degli interessi agricoli dei suoi elettori. Da leader della coalizione di minoranza, per cambiare la faccia del Paese, si è dedicato principalmente alla tutela dei diritti umani e dello stato di diritto, al miglioramento della qualità della vita democratica del Kenya.
Una volta è stato espulso dal Parlamento per aver interrotto con un fischio prolungato il discorso sullo stato della nazione del Presidente Uhuru Kenyatta, figlio del primo Presidente del Kenya post-coloniale, Jomo Kenyatta. Wandayi aveva contestato il provvedimento di espulsione davanti all’Alta corte che gli ha dato ragione ordinando che gli fosse consentito di tornare alla Camera perché altrimenti il suo elettorato non sarebbe stato rappresentato. Rappresentato in quali interessi? Non certo in quelli agricoli. La sua missione parlamentare era volta alla affermazione della vita del diritto per tutelare appieno il diritto alla vita nel suo Paese.
Il suo disegno di legge di riforma penale è molto semplice: sostituire tre parole, “pena di morte”, con una sola: “ergastolo”. Il deputato del piccolo centro agricolo di Ugunja è convinto che l’abolizione della pena capitale farà diventare grande il suo Paese. Aiuterà il Kenya a preservare il diritto fondamentale alla vita che anima la sua Costituzione, ha detto Wandayi alla Commissione Giustizia e Affari Legali chiamata a esaminare la proposta prima del passaggio al voto del Parlamento. Porrà fine a trattamenti e punizioni crudeli, inumani e degradanti delle persone condannate in attesa della morte. A scanso di equivoci, Wandayi ha proposto alla commissione di cancellare dall’ordinamento penitenziario anche l’articolo sul metodo di esecuzione in cui si afferma che, quando una persona viene condannata a morte, deve essere impiccata per il collo fino al suo ultimo respiro.
Tutti i membri della Commissione hanno sostenuto la proposta di Wandayi, eccetto Jane Njeri, rappresentante di Kirinyaga. “Dobbiamo rafforzare e attivare la pena di morte. Chi ruba o uccide dev’essere impiccato, occorre fare di una persona un esempio. Devono esserci equivalenza ed estreme conseguenze per l’atto compiuto.” Wandayi ha replicato che la pena di morte va messa al bando, non solo perché costituisce una violazione del diritto alla vita, “senza il quale non si possono godere altri diritti”, ma anche perché può far apparire normale che si uccidano esseri umani. Significa insegnare che la violenza e la morte sono un modo accettabile di affrontare reati gravi. “Un modo di pensare che abbassa lo Stato alla mentalità dell’assassino.”
La frase “pena di morte” era stata cancellata con la nuova Costituzione del 2010, lasciando l’ergastolo come la più severa forma di punizione. Ciò nonostante, ferma restando nei codici, i tribunali hanno continuato a condannare alla forca.
Dal 2011, 6.058 prigionieri sono stati rinchiusi nel braccio della morte, non solo autori di omicidio ma anche di rapina o tentata rapina a mano armata.
Ogni giorno e per anni hanno vissuto con la mente tormentata dallo spettro del boia. “La pena di morte non solo priva il prigioniero di ogni traccia di dignità umana, ma è anche la profanazione dell’individuo come essere umano. Pertanto, deve essere abolita dalla legge keniota con la massima urgenza”, ha concluso il legislatore di Ugunja.
La vita dei condannati a morte è stata risparmiata per quarant’anni da una moratoria di fatto delle esecuzioni e dalla bontà di capi di stato che hanno temperato con la grazia la giustizia del Kenya. Nell’agosto 2009 il defunto Presidente Mwai Kibaki aveva commutato in ergastolo 4.000 condanne a morte.
Nell’ottobre 2016 l’allora Presidente Uhuru Kenyatta ha svuotato il braccio della morte dei suoi 2.747 abitanti.
Dalla pena di morte alla pena fino alla morte – uno potrebbe pensare – il risultato non cambia. Ma tra l’una e l’altra, v’è una differenza fondamentale che sta nella virtù propria del tempo e della speranza. La virtù del tempo che scorre e scolpisce una nuova vita. La virtù della speranza che si incarna, oltre ogni ragionevole speranza, nella mente e nel cuore dei condannati e, per risonanza, anche nella mente e nel cuore dei loro supremi giudici. Questo articolo non racconta solo una storia di un altro mondo, è anche un appello all’Italia, all’Europa, al nostro mondo.
Aiutiamo il piccolo deputato di Ugunja a fare grande il Kenya. Spes contra spem!

------------------------------

NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

‘PIU’ PROBABILE CHE NON’: LA TRAPPOLA DOVE PUO’ FINIRE CHIUNQUE
Angelo Riccardi* su L’Unità del 16 luglio 2023

Leggo e rileggo di una lotta alla mafia fatta di numeri freddi e irrilevanti, come a voler affermare che la lotta alla mafia foggiana non può prescindere nel colpire tutti, indistintamente, malcapitati buoni e cattivi. Consigli sciolti a catena e interdittive antimafia a raffica. Foggia come Reggio Calabria? Sarà il caso di comprendere la Reggio Calabria di oggi e se veramente è stato raggiunto un qualche risultato dell’antimafia sul territorio. Io credo che dopo tale analisi qualcuno guarderebbe con sospetto a queste iniziative dello “Stato”.
Le interdittive antimafia sono un mezzo esclusivo utilizzato in Italia per combattere la mafia e dimostrare l’impegno nella lotta alla criminalità organizzata. Questi provvedimenti amministrativi sono adottati a discrezione dei Prefetti e possono essere utilizzati per espropriare, bloccare o distruggere un’azienda sulla base del solo sospetto di infiltrazione mafiosa, basandosi su una valutazione della probabilità di infiltrazione mafiosa all’interno dell’azienda. In parole povere, basta che il Prefetto ritenga “più probabile che non” l’esistenza di infiltrazioni mafiose per adottare l’interdittiva.
Carlo Giovanardi ha dedicato tempo alla trappola del “più probabile che non”, raccogliendo denunce degli operatori economici vittime. Dopo aver ripetuto le denunce in conferenze stampa, è stato accusato di minacce al Prefetto di Modena e al gruppo interforze del Ministro degli Interni, oltre che di oltraggio a Pubblico Ufficiale.
Le misure di prevenzione mostrano i loro limiti e sono palesemente discrezionali e discutibili. Qual è la visione strategica di chi prende le decisioni? Sarebbe interessante capire gli obiettivi di certe iniziative. Le “scelte” sono in realtà “politiche”, poiché sono affidate al Prefetto di turno che, senza una direzione chiara, decide chi colpire con misure interdittive che danneggiano persone, famiglie, imprese e interi territori.
Secondo uno studio di Transcrime, l’85% delle aziende sequestrate alla mafia fallisce entro due anni dalla confisca come misura di prevenzione. È una situazione tragica per l’occupazione e i lavoratori, che perdono improvvisamente il posto di lavoro senza speranza di trovarne un altro. Qual è il modello economico alternativo proposto dallo Stato per evitare questo scenario disastroso? Ad oggi nessuno.
Immaginate cosa sarebbe accaduto alle aziende di Silvio Berlusconi – e all’economia nazionale – se fossero state oggetto di interdittive. Sulla parola di ex boss mafiosi e collaboratori di giustizia accreditati nei processi, che hanno ricordato e giurato sui rapporti tra Berlusconi e Cosa Nostra, sul pagamento di un “pizzo” in cambio di vantaggi economici e della pace sociale e famigliare. Meno male, ne sono felice, che le aziende di Berlusconi siano state risparmiate. Che nessun Prefetto abbia deciso di interdirle in base alla regola del “più probabile che non”. Che nessun giudice abbia adottato misure di prevenzione patrimoniali nei confronti dell’imprenditore Berlusconi. Lo stesso Berlusconi che nell’arco dei suoi quattro governi, sullo stesso presupposto del “più probabile che non”, ha sciolto per mafia decine e decine di consigli comunali.
Per molto meno, invece, in provincia di Foggia, un’azienda è stata di recente colpita da un’interdittiva. E non per aver pagato la mafia ma per aver denunciato una richiesta estorsiva di natura mafiosa. È difficile capire come un provvedimento del genere sia solo stato concepito e poi attuato. Perché le conseguenze per un’azienda colpita da un’interdittiva possono essere devastanti. Viene esclusa dalle liste delle aziende “pulite”, il che significa che non può più lavorare con la Pubblica Amministrazione, partecipare a gare pubbliche, ottenere licenze o autorizzazioni amministrative; persino l’accesso al credito bancario diventa quasi impossibile. L’azienda è condannata al fallimento.
Secondo le parole del famoso scrittore Leonardo Sciascia, la mafia non può essere sconfitta con la “terribilità”, ma attraverso il Diritto. Ecco, dobbiamo fare in modo che il Diritto prevalga, che la verità emerga e che la giustizia sia giusta. Solo allora potremo sconfiggere la mafia e costruire un futuro migliore per tutti.
* già Sindaco di Manfredonia

TRENTINO ALTO ADIGE E VENETO 2023, IL VIAGGIO DELLA SPERANZA: ‘VISITARE I CARCERATI’
Dopo le tappe di Trento, Bolzano, Belluno, Treviso e Venezia, il Viaggio della speranza prosegue con i seguenti appuntamenti:

PADOVA
Lunedì 24 luglio 2023

Ore 10 - Visita alla Casa di Reclusione

Ore 16:30 – 18:30 – Conferenza “CARCERE E SOCIETÀ, PREPARARE IL RIENTRO”
Centro Universitario Padovano (Sala Grande), Via Zabarella 82

Modera
Anna Maria ALBORGHETTI, Referente Commissione Carcere Camera Penale di Padova
Intervengono
Michele GODINA, Presidente della Camera Penale di Padova | Rita BERNARDINI, Presidente di Nessuno tocchi Caino | Ornella FAVERO, Coordinatrice di “Ristretti Orizzonti” | Alessandro TESSARI, Nessuno tocchi Caino | Sergio D’ELIA, Segretario di Nessuno tocchi Caino | Gianluca LIUT, Consiglio Direttivo Nessuno tocchi Caino | Michele GRINZATO, Direttivo Camera Penale di Padova | Elisabetta ZAMPARUTTI, Tesoriera di Nessuno tocchi Caino



ROVIGO
Martedì 25 luglio
Ore 10 - Visita al Carcere
Ore 13:30 - Conferenza stampa all’uscita dal carcere
Ore 17:30 - Conferenza “Una giustizia che ripara e non separa”
La Casa di Abraham
Via Stopazzine, 5 - Rovigo

VICENZA
Mercoledì 26 luglio
Ore 10 - Visita al Carcere
Ore 15 - Incontro “Il diritto all'affettività in carcere” c/o Ordine degli Avvocati Palazzo Gualdo

VERONA
Giovedì 27 luglio
Ore 10 - Visita al Carcere
Ore 16 - Conferenza “Carcere:
reinserire è meglio che punire” Chiesa di San Luca
Corso Porta Nuova 12
 
Il Viaggio della speranza in Trentino-Alto Adige e in Veneto è organizzato da Nessuno tocchi Caino in collaborazione con l’Osservatorio Carcere dell’UCPI e le Camere Penali di Trento, Bolzano, Belluno, Treviso, Venezia, Padova, Rovigo, Vicenza e Verona.
 
Info: 335 8000577
--

USA: DUE ESECUZIONI IN ALABAMA E OKLAHOMA
James Barber, 64 anni, bianco, e Jemaine Cannon, 51 anni, nero, sono stati giustiziati rispettivamente in Alabama e Oklahoma.
Barber è stato dichiarato morto all'1:56 del 21 luglio mattina, dopo aver ricevuto un'iniezione letale presso il William C. Holman Correctional Facility di Atmore. Inizialmente l’esecuzione era fissata per il 20 luglio alle 18, ma una recente modifica del protocollo di esecuzione dello stato ora non obbliga più l’amministrazione a terminare l’esecuzione entro la mezzanotte del giorno fissato, prevedendo fino a 6 ore di ritardo in caso di inconveniente tecnici, oppure ritardi da parte della Corte Suprema degli Stati Uniti nel rispondere ai ricorsi cosiddetti “dell’ultima ora” avanzati dai difensori dei condannati.
Barber era stato condannato a morte il 9 gennaio 2004 dopo aver confessato la rapina e l'omicidio del 20 maggio 2001 della settantacinquenne Dorothy Epps.
I giurati avevano votato 11-1 per raccomandare una condanna a morte, imposta poi da un giudice.
È stata la prima esecuzione eseguita in Alabama quest'anno, dopo che la governatrice dell'Alabama Kay Ivey il 23 novembre aveva annunciato una sospensione delle esecuzioni per condurre una revisione interna delle procedure dopo che 2 iniezioni letali (quelle di Alan Miller e di Kenneth Eugene Smith) erano state annullate a causa delle difficoltà nell'inserire una flebo nelle vene dei detenuti, e una terza esecuzione, quella di Joe Nathan James, seppur portata a termine, era durata molto più del normale.
Gli avvocati di Barber hanno chiesto senza successo ai tribunali di bloccare l'esecuzione, affermando che lo stato ha un modello per non "eseguire un'esecuzione per iniezione letale in modo costituzionale".
Ivey ha poi annunciato a febbraio che lo stato avrebbe ripreso le esecuzioni.
Il commissario dell’amministrazione penitenziaria dell'Alabama, John Hamm, ha affermato che è stato ampliato il pool di personale sanitario professionale, sono state acquistate nuove attrezzature, ed è stato incrementato l’addestramento di tutto il personale.
Uno dei cambiamenti apportati dall'Alabama in seguito alla revisione interna è stato quello di concedere allo stato più tempo per eseguire le esecuzioni. Nelle ore precedenti l'esecuzione, Barber ha avuto 22 visitatori e due telefonate, ha detto un portavoce della prigione.
La Corte Suprema ha respinto la richiesta di Barber di una sospensione senza commenti.
Barber diventa la prima persona giustiziata quest'anno in Alabama, la 71esima in assoluto da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1983, la 15esima persona giustiziata quest'anno negli Stati Uniti e il numero 1.573 in totale da quando la nazione ha ripreso le esecuzioni nel 1977.
Cannon ha ricevuto l'iniezione letale alle 10:01 del 20 luglio ed è stato dichiarato morto 12 minuti dopo presso il penitenziario statale dell'Oklahoma a McAlester.
Una giuria della Tulsa County lo aveva condannato a morte nel 1996 per l'omicidio del 3 febbraio 1995 della sua convivente Sharonda Clark, 20 anni.
Poche settimane prima Cannon era evaso da un carcere di bassa sicurezza dove stava scontando una condanna a 15 anni per aver arrecato gravi lesioni ad un’altra donna.
Il 7 giugno l'Oklahoma Pardon and Parole Board ha votato 3-2 negando un provvedimento di clemenza a Cannon, che nell’udienza dedicata al suo caso aveva sostenuto di aver ucciso Clark per ‘legittima difesa’.
Cannon diventa il secondo detenuto giustiziato dall'Oklahoma quest'anno e il 121esimo in assoluto da quando lo stato ha ripreso le esecuzioni nel 1990.
(Fonte: Associated Press, 20/07/2023; CBS News, 21/07/2023)

CALIFORNIA (USA): SCARCERATA LESLIE VAN HOUTEN, COINVOLTA 53 ANNI FA NEGLI OMICIDI DI CHARLES MANSON
L’11 luglio è stata scarcerata in California Leslie Van Houten, coinvolta 53 anni fa negli omicidi di Charles Manson.
La Van Houten, che oggi ha 73 anni, bianca, ha ottenuto quella che in Italia si chiamerebbe “libertà condizionale”: avrà ancora alcune regole e restrizioni da rispettare, per un periodo che si presume durerà 3 anni, e solo dopo sarà completamente libera. Il primo anno sarà in “semilibertà”, ossia uscirà per lavorare o svolgere attività programmate, ma la sera tornerà a dormire in una struttura a sicurezza attenuata a cui è stata assegnata.
Stamattina presto ha lasciato il penitenziario femminile di Corona, ad est di Los Angeles, ed è stata accompagnata ad un “alloggio di transizione”, ha detto la sua avvocatessa Nancy Tetreault.
Van Houten era stata condannata a morte nel 1971 per aver partecipato, nella notte tra il 9 e il 10 agosto 1969, a uno degli omicidi “rituali” della cosiddetta “Famiglia Manson”, la brutale uccisione, nella loro abitazione, di Leno LaBianca e sua moglie Rosemary.
Gli omicidi dei LaBianca sono avvenuti il giorno dopo che Manson e 3 suoi seguaci avevano ucciso l’attrice Sharon Tate, il feto di 8 mesi e mezzo che la donna aveva in grembo, e altre 4 persone.
Van Houten, che all'epoca aveva 19 anni, e faceva uso frequente di Lsd, era andata sul luogo anche di questi omicidi, ma su “ordine” di Manson era rimasta fuori dal cancello della villa.
Tutti i membri della “Manson Family” vennero condannati a morte, ma poiché lo stato nel 1972 abolì la pena capitale, tutte le condanne di tutti gli imputati vennero commutate in ergastoli, e anche quando la pena di morte venne reintrodotta in California, la legge non poteva essere retroattiva e le commutazioni rimasero valide.
Per il tipo di ergastolo che esisteva nel codice penale californiano all’epoca degli omicidi, la liberazione condizionale poteva essere chiesta dopo aver scontato 7 anni.
La Van Houten ha ricevuto 20 rifiuti, l’ultimo nel 2013.
Nel 2016 ha ricevuto un parere positivo, parere che viene inoltrato al governatore sotto forma di “raccomandazione”.
Nel 2016 l’allora governatore Brown pose il veto alla liberazione della donna.
Nel 2017 un altro parere positivo è stato di nuovo respinto dal governatore Brow.
Un terzo parere positivo lo ottenne nel gennaio 2019. Questa volta a porre il veto fu il governatore Newson. Di fronte al 4° parere positivo emesso quest’estate, il governatore Newsom ha detto di ritenere ancora che si tratti di una decisione sbagliata, ma di voler rispettare la decisione degli esperti (che per altro sono di nomina governatoriale), e quindi ha ratificato il provvedimento.
Nel frattempo parte dei suoi coimputati sono morti in carcere: Manson nel 2017, all’età di 83 anni, Susan Atkins nel 2009. Katie Krenwikel e Tex Watson stanno ancora scontando l’ergastolo.
Quando fu arrestata nel dicembre 1969 aveva vent’anni e faceva parte della Famiglia di Charles Manson dal 1968. Secondo una delle principali testimoni nel processo, la ragazza di buona famiglia di Altadena, sobborgo di Los Angeles, era “una leader” del gruppo.
Charles Manson, che già all’epoca aveva precedenti penali, e da minorenne era stato in riformatorio, era stato arrestato il 12 ottobre 1969. Leslie Van Houten era rimasta nel ranch Barker, uno dei rifugi della comune hippie assassina, per continuare a cercare l’“abisso senza fondo”, secondo la profezia di Manson l’accesso a una specie di regno del sottosuolo con tanto di alberi magici e un lago le cui acque potevano donare la vita eterna. La Family avrebbe dovuto aspettare lì la fine dell’apocalisse profetizzata dal guru per poi uscire ed ereditare la terra. Con questi presupposti la sfida processuale sulla lucidità e sulla capacità di intendere e di volere della Van Houten, come delle tante altre ragazze della comune, appare un po’ paradossale: sempre sotto effetto dell’Lsd e di altre sostanze allucinogene, completamente soggiogate da Manson, che idolatravano come una divinità o quasi, di lucido le assassine adolescenti non avevano proprio niente.
Nel 2016 la giovanissima scrittrice Emma Cline ha ottenuto un successo straordinario in tutto il mondo con il libro “Le ragazze”, ispirato proprio alle relazioni tra le quasi bambine della Famiglia. Nello stesso anno e sullo stesso argomento American Girls, di Alison Ummiger, è altrettanto bello e profondo.
(Fonte: Associated Press, NtC, 11/07/2023)

---------------------------------------
I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA


DESTINA IL TUO 5X1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO
Firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D. Lgs. N. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale” e riporta il codice fiscale di Nessuno tocchi Caino 96267720587

Commenti

Post più popolari