Due righe intorno a "Dog Soldiers" di Robert Stone (Minimum Fax)

 


"Dog Soldiers" di Robert Stone, romanzo uscito nel 1974 e finalmente riproposto da Minimum Fax con la prefazione di Massimo Carlotto e la traduzione di Dante Impieri, è un viaggio allucinato e allucinatorio fra macerie di sogni traditi, distrutti, travolti, dimenticati. Un racconto a cuore aperto, feroce, cinico, assurdo, di eroina di cui strafarsi e che inonderà le strade d'America e di tutto il mondo, di falliti in cerca di una storia da raccontare o di un modo per sopravvivere, madri che preferiscono perdersi piuttosto che trasformarsi in una serva da cucina, trafficanti improvvisati che nemmeno sanno cosa significa smerciare droga, samurai fuori tempo massimo che procedono verso la morte per difendere qualcosa che è andato perduto per sempre, sognatori narcisisti divenuti profeti del nulla, polizia corrotta, piantagioni di oppio, giornalismo spazzatura. Anni '70 cupissimi che sembrano un romanzo dell'orrore. La rivoluzione è divenuta perdizione, tradimento, dipendenza, ripensamento, autodistruzione, paranoia, morte, noia, ricordi. Un romanzo stratosferico. Fatto di passaggi memorabili. Un romanzo dentro cui perdersi e affogare. Di redenzione non se ne trova in queste pagine. Ma di sicuro tanta bellezza e libertà stilistica. E l'inverno mi prende alla gola. E c'è sempre un risveglio. E il fisico che crolla. E andiamo avanti finchè dura. Ma quanta voglia di andarmi a schiantare piuttosto che dissolvermi in questo modo.

"Qualcuno una volta mi ha detto una cosa che non ho mai dimenticato", disse. "Questo tizio mi fa: se pensi che qualcuno ti stia facendo un torto, non sta a te giudicarlo. Ammazzalo subito, e poi a giudicarlo ci penserà Dio". (pag. 427)

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