Bavagli, carceri: "Caro ministro Nordio, passi il Natale coi detenuti e porti con sé anche Meloni" , liberalismo/Giuseppe Benedetto
Sul presunto bavaglio imposto ai media di cui si sta tanto parlando (e ringrazio pubblicamente Enrico Costa, il deputato di Azione) perfetto il pezzo di Iuri Maria Prado:
e visto che del carcere non frega un cazzo quasi a nessuno, rilandio l'invito di Valter Vecellio pubblicato su Il Dubbio:
"Caro ministro Nordio, passi il Natale coi detenuti e porti con sé anche Meloni
In pochi giorni, nelle carceri di Parma, Milano San Vittore e Verona-Montorio tre detenuti si sono tolti la vita: «Le nostre carceri stanno vivendo un’epidemia di suicidi»
Il sogno. Per Sigmund Freud ( ovviamente si procede a colpi d’accetta),
il modo in cui il nostro inconscio comunica con noi, mostra il nostro
desiderio o cose che proviamo, ma non si riesce ad accettare; cosicché
la mente ci “inganna”, le camuffa, rendendole storie e/ o immagini senza
senso apparente. Altra la teoria di Carl G. Jung: “il materiale onirico
non consiste solo di ricordi, ma racchiude nuovi pensieri che non sono
ancora coscienti”. Infine, Jacques Lacan: il sogno non si limita a
trasporre semplicemente “materiali” già dati; disegna un circuito grazie
al quale “sorge qualcosa di nuovo”.
Freud, Jung o Lacan, se accade
di sognare Claudio Bisio? Il Bisio di Benvenuto Presidente! e di
Bentornato Presidente!, i film di Riccardo Milani e della coppia
Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi. Il Bisio che interpreta lo
strampalato montanaro Giuseppe Garibaldi, eletto per disperazione
presidente della Repubblica prima, del Consiglio dopo, perché politici e
forze politiche ben riconoscibili non riescono a trovare un accordo.
Strampalato ma saggio, questo Garibaldi; forte di quella saggezza di
cui sembra essersi smarrita memoria. Sarebbe bello se anche solo per un
giorno, al Quirinale o a palazzo Chigi ci fosse un Garibaldi/ Bisio.
Qui, ora, il sogno di fa serio.
Damiano Aliprandi su questo giornale
informa che in pochi giorni nelle carceri di Parma, Milano San Vittore e
Verona- Montorio tre detenuti si sono tolti la vita in meno di un mese:
“Le carceri italiane hanno vissuto un’epidemia di suicidi, con ben 66
detenuti che si sono tolti la vita”.
Per il presidente dell’Unione
delle Camere Penali Francesco Petrelli “la terribile sequenza di suicidi
di detenuti che si sono tragicamente verificati in questi ultimi giorni
costituisce non solo un richiamo alla responsabilità delle istituzioni e
del Governo, ma anche una denuncia del fallimento delle politiche
carcerocentriche”.
Il Presidente di Antigone, Patrizio Gonnella
ricorda: “Abbiamo superato i 60 mila detenuti. Ci stiamo avvicinando al
numero dei suicidi del 2022 quando ci fu il massimo storico. Questo è
segno del dissesto del nostro sistema penale penitenziario, perché
ovviamente non è così che si costruisce sicurezza. Così si negano i
diritti, così si nega quella funzione della pena che è in Costituzione”.
Un anno fa, di questi tempi, il leader della Lega Matteo Salvini, a suo
dire sconcertato per la fuga, senza troppa fatica, di alcuni ragazzi (
poi ripresi, sempre senza troppa fatica) dal carcere minorile milanese
Cesare Beccaria annunciava come lui sa annunciare “interventi per
mettere in sicurezza tutte le carceri italiane”. Magari si fosse dato
seguito a quella promessa: si fosse fatto qualcosa di organico,
strutturale per porre rimedio all’incivile situazione delle carceri
italiane, per davvero “mettere in sicurezza” chi vi sconta le pene e chi
vi ci lavora: detenuti, agenti, comunità penitenziaria.
Niente,
invece. Nel 2022 ci sono state quasi un centinaio di “evasioni”, queste
definitive: detenuti che hanno “lasciato” la cella impiccandosi, o
avvelenandosi con il gas, o stringendosi al collo un sacchetto di
plastica; ora “riposano” in altrettante bare.
Don David Maria
Riboldi la realtà delle celle la vive tutti i giorni, cappellano del
carcere di Busto Arsizio, fondare della cooperativa sociale “La Valle di
Ezechiele”. A chi propone di costruire nuove carceri oppone una
ragionevole contestazione: “Le sigle sindacali lamentano sempre e non
senza ragioni la grave carenza di organico già allo stato attuale nella
gestione dei penitenziari. Non si riesce ad avere personale per le
carceri che già abbiamo: come possiamo immaginare di crearne di nuove?”.
Racconta poi che nella sua cooperativa in due anni hanno accolto una
dozzina di persone: “Nessuna di loro ha commesso nuovi reati. Forse la
soluzione non è costruire nuove carceri, ma favorire misure alternative
alla detenzione, che danno risultati decisamente più “rassicuranti” in
termini di recidiva”.
Si chiama, in termine tecnico- giuridico
“giustizia riparativa”: misure alternative al carcere e percorsi di
studio e professionalizzanti che offrono ai detenuti un’alternativa
seria, fatta di lavoro e di normalità, alla tentazione di ritornare alla
“malavita”. Questo è un modo serio per affrontare la questione del
carcere, senza indulgere nelle “sparate” demagogiche di chi è a caccia
di facili consensi di “pancia”.
E’ quello che da anni sostiene don
Ettore Cannavera, alle spalle una lunga esperienza di cappellano
carcerario, fondatore e animatore de “La Collina” ( una comunità che
strappa, letteralmente, detenuti minorenni dal carcere e li reinserisce
nella società), presidente del Partito Radicale: “Il carcere è
strutturalmente, pedagogicamente inidoneo a questo percorso di recupero e
quindi ecco trovarci, paradossalmente, più malavitosi formatisi nelle
nostre carceri a spese della collettività”. Cannavera propone una
diversa impostazione e trasformare le carceri, soprattutto quelle
minorili, in “comunità educanti”.
Si torna ora al “sogno”. Il
presidente della Repubblica ha il potere di domanda di grazia. Si
informa del numero di detenuti suicidi degli ultimi dieci anni, e
annuncia che per ogni suicidio firmerà una domanda di grazia. Un
presidente della Repubblica Bisio/ Garibaldi forse lo farebbe. Un
piccolo personale indulto, insomma. E non solo “grazie” quanto il numero
dei detenuti suicidi. Si informerebbe anche su quanti agenti di
custodia si sono tolti la vita: più di quanto si creda e si immagini:
anche loro fanno una vita da carcerati, patiscono le condizioni incivili
dei detenuti e ne risentono. Loro e le loro famiglie.
Altro sogno:
il ministro della Giustizia Carlo Nordio chiede udienza al presidente
del Consiglio Giorgia Meloni: “Ho saputo che, come ogni anno, il Partito
Radicale organizza Natale e Capodanno in carcere. Ho contattato il
segretario Maurizio Turco, la tesoriera Irene Testa e chiesto loro di
accompagnarli, a Natale e Capodanno, nelle loro visite in carcere.
Sarebbe bello se ci fossi anche tu, Giorgia”.
Cosa sono, Freud, Jung, Lacan, questi sogni? Mi limito a dire: adda veni Garibaldi!"
....
L'appello dell'amico Giusepep Benedetto:
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