Ciao Ivano

In questi giorni se n'è andato Ivano. Stroncato a 52 anni da un malore. Una persona fragile con alle spalle una vita di difficoltà, solitudine ma sempre amato e sostenuto dalla sua famiglia. Era il figlio della mia professoressa di Educazione Artistica alle Medie. Pochi mesi fa se n'era andato anche suo padre. 

Io e Ivano ci ritrovammo anni a condividere un pezzo della nostra vita nella Cooperativa Sociale per l'inserimento sociolavorativo di disabili e sogetti svantaggiati. Io stavo passando un periodo di merda (che non è mai finito e allora indossavo sempre maglie con le maniche lunghe per nascondere i tagli che avevo sulle braccia). Lui invece ci era arrivato spinto dalla sua famiglia, dall'assistente sociale per cercare di farlo uscire un po' di casa, di guadagnare qualche soldo, di fargli trascorrere del tempo in un ambiente sano dove vivere giornate serene di condivisione e di incontro. 

Sin da subito capii che non sarebbe rimasto a lungo e infatti dopo pochi mesi ci fu detto che Ivano non avrebbe più lavorato con noi. 

Sono trascorsi più di vent'anni da allora. Me ne sono andato dal mio paese ma spesso mi capitava di vederlo a spasso col suo amato cagnolino. Mi ricordava un viandante. Un'anima persa. Con la sigaretta in bocca. il bastone. Ingrassato. 

Da qualche tempo però quando tornavo in paese e passavo dalle sue parti in macchina non lo vedevo più. Non lo vedevo più alzare il braccio in segno di saluto.

Ieri pomeriggio ero da mio padre e ho dovuto mantenere la calma quando detto che al bar qualcuno parlava di Ivano in termini non troppo lusinghieri. "Un mezzo matto" "Uno messo male" e molto altro. 

Ma mi sono ancora più incazzato quando ho saputo che mio padre non l'ha difeso. Che ha preferito tacere perché se avesse parlato avrebbe dovuto parlare anche di me. Della mia esperienza in Cooperativa. E mio padre non ha mai smesso di vergognarsi dei miei fallimenti, delle mie scelte sbagliate, dei miei lavori di merda.

Me sono andato con la voglia di mandare tutti a cagare. 

A me piace ricordare io e Ivano e le nostre sigarette fumate fino all'osso fuori nel piazzale della Cooperativa. In silenzio. Senza dire una parola. 

Mi piace ricordare il suo sorriso quando sparavo una delle mie solite cazzate mentre preparavamo componenti per telai.

E quanto sono contento essermene andato da quel paesino di merda.

 

(Run Run Run)




 

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