Su Giorgia Meloni, Antonio Scurati e che rottura di coglioni
Che rottura di coglioni questa storia di Antonio Scurati.
Ma cos'altro aspettarsi da una roba come la Rai che andrebbe soltanto privatizzata?
Cos'altro aspettarsi da questa Destra che ha sempre pianto per la censura, per l'essere stata messa in un angolo ma che alla fine non si sposta dai suoi Campi Hobbit?
E cosa potevo aspettarmi da Meloni? Che non ha il coraggio, la forza, la preparazione di dare forma a una Destra conservatrice epurata da tutta la merda fascista che si porta dentro?
E cosa potevo aspettarmi da tutti questi intellettuali/scrittori/politici/supporter di sinistra che fin da quando son bambini sembra quasi che auspichino il ritorno del Fascismo per poter finalmente indossare il costume del partigiano, del dissidente, dell'epurato? E comunque l'ho letto l'intervento di Antonio Scurati. Roba da terza media. E pensare che viene considerato uno dei più grandi scrittori italiani viventi.
E in questi ultimi anni tutti ma proprio tutti mi hanno rovinato il 25 aprile. Che per me era mio nonno partigiano. Il suo sorriso. Le sue parole antifasciste e anticomuniste. La sua timidezza. La sua riservatezza. Per noi era un giorno di festa e lui rideva. E rideva sempre poco. Che bello il suo non essere mai retorico. Che bello quando non voleva essere descritto come un eroe per aver salvato dei suoi amici e commilitoni. A lui andava solo di stare con la sua famiglia quel giorno e sorridere.
Aggiungo solo un piccolo commento di Massimiliamo Parente su Twitter.
"Premesso che la censura di sinistra c’è sempre stata e questo non giustifica quella di destra, è comunque una guerra da impiegati in carriera, eroi intellettuali non ne vedo da nessuna parte, ha ragione @micheleboldrin. Un aneddoto (che ho raccontato più volte pubblicamente, mai smentito): quando Saviano era in Mondadori (la gallina dai Gomorra d’oro), mi fu detto dal direttore editoriale che non potevano prendermi, perché c’era un suo veto in seguito alle mie critiche. Iniziarono a pubblicare le mie opere solo dopo che Saviano lasciò la Mondadori. Lo stesso accadde con Scurati. Dal 1998, inoltre, non solo Repubblica è l’unico quotidiano sul quale non sono mai esistito come scrittore (neppure per stroncarmi), ma neppure citabile: accade una volta che l’astrofisico Nanni Bignami (oggi morto), collaboratore di Repubblica, scrisse un articolo in cui venivo menzionato. Scommisi con Bignami una cena che quella riga sarebbe stata cancellata. Indovina chi vinse la cena. Ps: quando iniziai a pubblicare per Mondadori, Il Giornale mi affidò un romanzo di Saviano, La Paranza dei bambini, aspettandosi una stroncatura, e quello lo trovai bello, e ne scrissi benissimo. Non una riga fu cambiata."
Commenti
Posta un commento