leggendo "Quel che non ha nome" di Piedad Bonnett (Codice Edizioni)

 

L'ho ieri fra ieri sera e stanotte che non riuscivo a dormire e l'ho trovato scritto benissimo e davvero toccante questo memoir scritto da una madre che cerca di restituire voce, corpo, pensieri al figlio morto suicida senza piagnistei e inutili patetismi. Non amo tantissimo leggere libri del genere perché farlo significa fare i conti con me stesso, guardarmi allo specchio e ripensare a quanto ho fatto stare in pensiero mia madre fino al giorno che è morta. Ricordo ancora quando ero seduto sulla sedia nella stanza in ospedale dov'era ricoverata pensando che stesse dormendo. Era uno dei miei giorni peggiori e mi sentivo dentro a una fossa e mi sentivo in colpa perchè davanti a me c'era mia madre che stava morendo e io non iuscivo a confortarla tanto stavo male. Lei a un certo punto mi prese la mano e mi disse: "Cos'ho sbagliato con te Andrea? Dimmelo ti prego". Non c'era niente da rispondere e presi le mie cose, le diedi un bacio sulla fronte e me ne tornai a Lugano, piangendo per 50 chilometri.

Ci sono volte che vedo lo sguardo di mia moglie mentre esce di casa preoccupata di ritrovarmi morto quando rientrerà.


 (qui)

Commenti