Nessuno tocchi Caino - ITA BERNARDINI SOSPENDE LO SCIOPERO DELLA SETE E DELLA FAME

Nessuno tocchi Caino news

Anno 24 - n. 26 - 29-06-2024

LA STORIA DELLA SETTIMANA

CARCERE. NESSUNO TOCCHI CAINO, RITA BERNARDINI SOSPENDE LO SCIOPERO DELLA SETE E DELLA FAME

NEWS FLASH

1. DIFENDERE IL PRESIDENTE DEL NIGER PRIGIONIERO DEI GOLPISTI NEL PALAZZO PRESIDENZIALE, IN MEMORIA ANCHE DI MARCO PANNELLA
2. UN LIBRO ONIRICO INDICA LA VIA ORIENTALE ALLA SALVEZZA DELL’UOMO OCCIDENTALE
3. IRAN: LA CORTE SUPREMA ANNULLA LA CONDANNA A MORTE DEL RAPPER TOOMAJ SALEHI
4. USA: RAMIRO GONZALES E RICHARD ROJEM GIUSTIZIATI IN TEXAS E OKLAHOMA




CARCERE. NESSUNO TOCCHI CAINO, RITA BERNARDINI SOSPENDE LO SCIOPERO DELLA SETE E DELLA FAME


Nel corso della conferenza stampa indetta il 25 giugno dalla associazione Nessuno tocchi Caino, la Presidente Rita Bernardini ha annunciato la sospensione dello sciopero della sete e della fame a seguito della decisione della conferenza dei capigruppo di calendarizzare per il 17 luglio il voto in aula a Montecitorio della proposta di legge di Roberto Giachetti sulla liberazione anticipata volta a contenere il sovraffollamento carcerario giunto ormai ai livelli del 2013, quelli che portarono la Corte europea per i diritti umani a condannare l'Italia, con la sentenza Torregiani, per la violazione dell’art 3 della Convenzione europea che vieta la tortura e le punizioni o i trattamenti inumani e degradanti.
La decisione di Rita Bernardini è stata comunicata al termine della conferenza stampa a cui hanno partecipato l'On Roberto Giachetti di Italia Viva, Sergio D'Elia, Elisabetta Zamparutti e Maria Brucale rispettivamente Segretario, Tesoriere e componente il Direttivo di Nessuno tocchi Caino, i quali hanno annunciato iniziative di denuncia rivolte agli organismi del Consiglio d’Europa e alle procure del nostro Paese sulle gravi violazioni dei diritti umani che connotano lo stato di detenzione in Italia, dove si è raggiunto il triste record di 45 suicidi tra i detenuti e 5 tra gli agenti della polizia penitenziaria.



NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

DIFENDERE IL PRESIDENTE DEL NIGER PRIGIONIERO DEI GOLPISTI NEL PALAZZO PRESIDENZIALE, IN MEMORIA ANCHE DI MARCO PANNELLA
Marco Perduca

“Cosa resta del cammino compiuto per arrivare al trionfo, secondo la formula consolidata di Marco Pannella, dello ‘Stato di diritto contro ragion di Stato’ nei Paesi africani se in diversi stati del Sahel viviamo un brutale declino della democrazia?”. Con questa domanda, ahinoi retorica, inizia una lunga lettera inviata a Sergio D’Elia, segretario di Nessuno tocchi Caino, e chi scrive da una persona conosciuta a Niamey 10 anni fa quando con Pannella e Matteo Angioli eravamo andati (anche) in Niger per promuovere il voto a favore della risoluzione dell’Assemblea generale su una Moratoria Universale della pena di morte.
A fine luglio del 2023 una giunta militare sostenuta da una “piazza” anti-francese ha preso il potere in Niger arrestando il Presidente della Repubblica Mohamed Bazoum e intimando alle presenze militari straniere di lasciare il paese.
Dopo qualche mese la Francia ha obbedito e così gli USA, mentre l’Italia ha “abbassato i toni” mettendo in atto dinamiche di silente mediazione ed è rimasta.
Da quasi un anno Bazoum è sequestrato nella sua residenza con la sua famiglia senza occasioni di interlocuzione col resto del mondo o i suoi avvocati.
Venerdì 21 giugno la Corte di Stato del Niger gli ha revocato l’immunità aprendo la strada al procedimento giudiziario per l’assurda accusa di alto tradimento mossagli da chi ha orchestrato il colpo di Stato.
L’avvocato di Bazoum, Moussa Coulibaly, ha denunciato di non aver potuto incontrare l’ex presidente e ha criticato il poco tempo previsto alle argomentazioni della difesa durante il procedimento – una patente violazione delle procedure della Corte stessa oltre che dei diritti di difesa.
A capo del Niger c’è adesso Abdourahamane Tchiani, ex comandante della guardia presidenziale, autoproclamatosi capo di un governo che dovrebbe favorire una transizione di tre anni, verso non si capisce bene quale tipo di regime, sollecitando un “dialogo nazionale inclusivo”.
Nel frattempo, vista la paralisi internazionale, chi si oppone ai militari, ma non necessariamente per difendere il regime democratico spodestato, si stanno organizzando in fazioni di resistenza armata.
Secondo Africa ExPresse, a fine primavera è apparso il Front patriotique pour la justice (FPJ) un nuovo gruppo politico militare, finora sconosciuto, che ha rivendicato l’attacco al convoglio nella regione desertica di Agadez che confina con la Libia e l’Algeria. Sempre in questi giorni il Fronte patriottico di liberazione (FPL), altro gruppo armato guidato da Mahmoud Sallah, già oppositore di Bazoum, ha rivendicato l’attacco all’oleodotto Niger-Benin Oil che trasporta petrolio dal deserto nigerino a Cotonou. L’attentato farebbe parte di una richiesta di ritorno all’ordine costituzionale e vorrebbe mandare un messaggio alla compagnia petrolifera cinese Wapco (filiale della China National Petroleum Corporation) affinché cancelli il prestito di 400 milioni di dollari concesso alla giunta.
Sallah è originario del Kawar, regione ricca di petrolio del Niger, e si è alleato con l’ex leader dei ribelli tuareg Rhissa Ag Boula. Il nemico del mio nemico è sempre mio amico.
In occasione del dibattito parlamentare sulle missioni internazionali a marzo scorso, il Ministro Crosetto aveva fatto sapere che “l’Italia lavora per portare avanti la cooperazione con il Niger anche dopo il colpo di Stato di luglio [2023], come già aveva fatto proseguendo le attività di costruzione della base aeroportuale di Niamey” per non depotenziare il controllo del traffico di esseri umani.
L’Africa occidentale ha visto otto colpi di stato in quattro anni, le giunte che governano molti di quei paesi sono meno disposte a collaborare con i paesi occidentali, mentre si sono rafforzati i contatti politico-militari con la Russia.
Il Generale Tchiani ha fatto sapere che l’Italia è l’unico stato europeo ad aver proseguito “normalmente e senza interruzioni” la cooperazione col Niger dopo il colpo di Stato. La presenza italiana è ritenuta irrinunciabile dagli alleati perché, forse, permette di monitorare le mosse e la penetrazione di Russia, Cina e Turchia ormai predominanti nell’area.
L’Italia è la capofila della coalizione trans-regionale che all’Onu chiede la sospensione mondiale delle esecuzioni capitali. A seguito della missione di Nessuno tocchi Caino del 2014, il Niger votò a favore della risoluzione all’Assemblea generale. A oggi è difficile prevedere cosa accadrà in occasione del prossimo voto al Palazzo di Vetro, certo è che sul piatto del negoziato sui diritti umani con Niamey non potrà non esserci anche la vicenda del Presidente esautorato. A Roma l’incombenza di, se non altro, bilanciare la ragion di stato – anzi le ragioni del cosiddetto Occidente – con il rispetto dello Stato di Diritto. Ci riuscirà?



UN LIBRO ONIRICO INDICA LA VIA ORIENTALE ALLA SALVEZZA DELL’UOMO OCCIDENTALE
Federico Mollicone*

Ho avuto l’onore di presentare l’ultimo libro di Loris Facchinetti Rialta e le riflessioni che ne sono scaturite le ho raccolte in questa recensione, per la cui pubblicazione ringrazio l’Associazione Nessuno tocchi Caino e l’Unità. “L’Eremo del Vento” è un viaggio onirico e mistico, che si erge però su solide basi filosofiche e psicologiche. È una perfetta sintesi della cultura orientale e occidentale, esempio luminoso del sincretismo religioso che lega il Cristianesimo al Buddismo e al Taoismo. Nel romanzo si scorgono sentieri spirituali che conducono a nuovi stati della coscienza, che la grande letteratura tedesca chiamava identificazione.
Per Jung è religiosa ogni esperienza di pienezza e di totalità che afferri l’individuo per farlo procedere lungo il tragitto dell’individuazione. L’Io è il centro della coscienza, che ci rende “consci” di tutto ciò che è fuori e dentro di noi, e favorisce così l’adattamento al mondo circostante. Ma per Jung il centro della psiche nella sua totalità è il Sé. Esso ha la funzione di autodefinirci, di darci un’identità. È il nucleo della personalità e come tale guida e coordina il processo di individuazione. “Il Sé rappresenta l’unità e la totalità della personalità considerata nel suo insieme.”
Per Steiner il Sé è lo strumento attraverso il quale sentiamo e capiamo la natura. “Tutta la natura sussurra i suoi segreti a noi attraverso i suoi suoni. I suoni che erano precedentemente incomprensibili alla nostra anima, ora si trasformano nella lingua espressiva della natura.”
Nel romanzo è presente un bel passaggio sulla riscoperta della nostra unione con il suono e l’armonia dell’universo. Anche studi scientifici contemporanei dimostrano che tutto è frequenza e vibrazione, in maniera diversa ma complementare.
In uno scenario culturale mondiale come quello attuale – una “società liquida” per usare le parole del sociologo Bauman – di degrado della coscienza collettiva e smarrimento generale, in cui vengono abbattute statue, si cancellano le radici e si bruciano i libri, ricordiamo Ulrich, il protagonista dell’Uomo senza qualità di Musil, che durante la sua “vacanza dalla vita”, nel tentativo di riappropriarsi della sua soggettività e delle sue qualità, trova lo spirito eroico e il coraggio di porre all’attenzione il peso dei doveri e dei valori. Steiner ha evidenziato questo indirizzo con un celebre passaggio del suo pensiero: “per ogni uomo che persevera arriverà il giorno in cui spiritualmente gli si farà la luce attorno.” Questo stesso indirizzo è colto dall’autore con il protagonista del romanzo, Vajra, il “pensiero-monaco”, che guida questa rinascita spirituale. Come lo stesso Jung, l’autore ripercorre il rapporto con la cultura orientale con l’obie ttivo di aiutare l’uomo occidentale a relativizzare l’Io come istanza suprema della psiche, ad apprendere invece l’importanza della vita immaginativa e la non centralità dell’Io tipiche della cultura orientale. Tutto è immagine. Fin da quando eravamo bambini, prima della parola, c’era l’immagine.
Un celebre passaggio di Lao Tze dice: “ciò che è spezzato diventerà intero. Ciò che è curvo diventerà diritto. Ciò che è vuoto diventerà pieno. Ciò che è consumato diventerà nuovo. Chi ha poco otterrà. Chi ha molto verrà ingannato.”
Alla fine il senso del tutto e della vita dell’universo si rintraccia, trasversalmente in tutte le tradizioni, nell’equilibrio. L’universo è equilibrio dell’energia, del numero, delle azioni. Il testo, in questo senso, ha grandi capacità maieutiche. Il consiglio è leggerlo tra le righe, cogliere le metafore, scorgere le analogie.
Un’ultima riflessione emersa dalla lettura del libro: il dialogo tra i personaggi e il contesto in cui questo avviene incredibilmente evoca l’enigma della visione di Nietzsche. A seimila metri di altitudine, a Sils Maria, dove c’è ancora la roccia dove ciò è avvenuto, lui ha l’illuminazione – un Satori direbbero gli orientali – della visione dell’eterno ritorno, che magistralmente racconterà come un dialogo nello Zarathustra, che riunisce il pensiero orientale e occidentale. La sua visione è alta e terrificante. Presuppone che il tempo sia circolare e non progressivo. L’attimo è lo snodo di due percorsi: l’eterno futuro e l’eterno passato. Tutto è collegato, anche le scelte e il destino di ciascuno di noi.
Il romanzo di Facchinetti evoca questa stessa visione dell’enigma, interpretata e mediata attraverso l’esperienza dell’Autore ma che coglie la stessa rivelazione. Anche se partiamo da punti, storie, percorsi diversi, in tempi diversi si torna sempre alla scienza della tradizione, che è stata corrotta nei secoli e prevaricata dalla scienza in senso meccanicistico, ma che alla fine riemerge sempre. In questa era sta riemergendo e il libro di Facchinetti ne è un ulteriore segno.
* Presidente Commissione Cultura Camera dei Deputati



IRAN: LA CORTE SUPREMA ANNULLA LA CONDANNA A MORTE DEL RAPPER TOOMAJ SALEHI
La Corte Suprema iraniana ha annullato la condanna a morte del popolare rapper Toomaj Salehi.
Ad aprile, Salehi era stato condannato a morte dalla Prima Sezione del Tribunale rivoluzionario di Isfahan con l'accusa di “corruzione in terra”, con l’accusa di aver incitato, con le sue canzoni, la rivolta popolare che ha scosso l’Iran dopo l’uccisione di Mahsa Amini nel 2022.
Il 22 giugno il suo avvocato, Amir Raisian, ha scritto su X: "Come previsto, la Corte Suprema ha evitato un errore giudiziario irreparabile", "La condanna a morte è stata annullata e il caso dovrà essere riesaminato".
Salehi, 33 anni, era stato inizialmente arrestato nell'ottobre 2022 dopo aver rilasciato dichiarazioni pubbliche a sostegno delle proteste scoppiate nel 2022 in seguito alla morte di Mahsa Amini. Salehi era stato inizialmente condannato a sei anni e tre mesi di reclusione. Dopo aver scontato un anno e 21 giorni di reclusione, di cui 252 in isolamento, e dopo che la Sezione 39 della Corte Suprema aveva annullato la condanna a sei anni e tre mesi, il 18 novembre 2023 Toomaj Salehi era stato rilasciato su cauzione dalla prigione centrale di Isfahan in attesa del riesame del suo caso. È stato riarrestato solo 12 giorni dopo, evidentemente per aver raccontato pubblicamente in un video il duro trattamento subito in carcere, e la stessa corte che si era vista annullata la condanna a sei anni per difetto di motivazione, ha ritenuto in sede di riesame di emettere addirittura una condanna a morte.
Salehi è salito alla ribalta per i testi che inveiscono contro la corruzione, la povertà diffusa, le esecuzioni e l'uccisione dei manifestanti in Iran.
Le sue canzoni sottolineano anche il crescente divario tra gli iraniani comuni e la leadership del Paese, accusando le autorità di "soffocare" il popolo senza curarsi del suo benessere.
(Fonte: Radio Farda)



USA: RAMIRO GONZALES E RICHARD ROJEM GIUSTIZIATI IN TEXAS E OKLAHOMA
Ramiro Gonzales, 41 anni, ispanico, è stato giustiziato il 26 giugno nel penitenziario statale di Huntsville, in Texas, mentre Richard Rojem, 66 anni, bianco, è stato messo a morte il giorno dopo nel penitenziario statale dell’Oklahoma.
A Gonzales è stata iniettata una dose letale di pentobarbital alle 18:26. È stato dichiarato morto alle 18:50 (le 1.50 del 27 mattina in Italia).
Era stato condannato a morte nel 2006 nella Medina County per la violenza sessuale e l'omicidio della diciottenne Bridget Townsend.
Gonzales ha ucciso Townsend nel gennaio 2001, dopo aver chiamato la casa del suo fornitore di droga, il fidanzato di lei, per cercare della droga. Quando Townsend disse a Gonzales che il suo ragazzo non era in casa, lui andò a casa sua in cerca di droga. Ha rubato del denaro, poi ha rapito Townsend, legandola mani e piedi prima di portarla in un luogo vicino al ranch della sua famiglia. Lì l'ha violentata, e le ha sparato.
Il caso rimase irrisolto per 18 mesi. Poi, mentre era in carcere dopo essersi dichiarato colpevole dello stupro di un'altra donna (per il quale è stato condannato a due ergastoli), Gonzales ha confessato l'omicidio di Townsend e ha fatto ritrovare il corpo della ragazza.
Nelle sue dichiarazioni finali Gonzales si è ripetutamente scusato con i parenti della vittima.
Quando il farmaco ha fatto effetto, ha fatto sette respiri, poi ha iniziato a russare. In meno di un minuto, tutti i movimenti si sono fermati.
Nei ricorsi delle ultime settimane i difensori di Gonzales avevano insistito sul fatto che lo psichiatra Edward Gripon, che durante il processo la pubblica accusa aveva chiamato a dare un parere sulla “futura pericolosità” dell’imputato, recentemente ha ritrattato la sua deposizione, affermando di essersi sbagliato nel testimoniare che Gonzales sarebbe stato un futuro pericolo per la società. Il fatto che un imputato “costituisca un pericolo per la società anche in futuro” è una delle aggravanti che la legge del Texas ritiene necessaria per emettere una condanna a morte.
La Corte Suprema degli Stati Uniti ha respinto questo argomento circa un'ora e mezza prima dell'inizio dell'esecuzione.
All'inizio del mese, un gruppo di 11 leader evangelici aveva chiesto alla commissione per la libertà vigilata e al governatore Greg Abbott di fermare l'esecuzione e di concedere clemenza a Gonzalez, affermando che ora aiuta altri detenuti nel braccio della morte attraverso un programma basato sulla fede.
Il 24 giugno la Parole Board ha votato 7-0 contro la commutazione della condanna a morte di Gonzales in una pena minore.
L'esecuzione di Gonzales è la seconda di quest'anno in Texas e la 588esima in totale da quando il Texas ha ripreso la pena capitale nel 1982.
Richard Rojem è stato giustiziato il 27 giugno in Oklahoma.
E’ stato dichiarato morto alle 10:16 (le 17:16 in Italia) nel penitenziario statale dopo un'iniezione letale. Non aveva fatto ricorsi dell’ultimo minuto.
Era nel braccio della morte dell’Oklahoma da più tempo di qualsiasi altro detenuto, secondo l’Amministrazione Penitenziaria dello Stato.
È stato anche uno dei detenuti del braccio della morte più longevi della nazione, soprattutto perché aveva ottenuto due volte l’annullamento della condanna a morte (non del verdetto di colpevolezza) per errori procedurali. Aveva esaurito i ricorsi solo nel 2017.
Rojem è stato anche l'ultimo detenuto del braccio della morte in Oklahoma a insistere fino alla fine sulla sua innocenza, nonostante le sostanziali prove circostanziali a suo carico.
Era stato condannato a morte per aver rapito, stuprato e ucciso l'ex figliastra Layla Dawn Cummings, di sette anni, nel 1984, abbandonandone il corpo in un campo.
La vittima, Layla Dawn Cummings, aveva 7 anni e fu rapita tra il 6 e il 7 luglio 1984 dalla sua casa mentre la madre era al lavoro. Suo fratello, all'epoca di 9 anni, disse che "Rick" era nell'appartamento al momento del rapimento.
Un contadino trovò il suo corpo la mattina del 7 luglio in un campo vicino a Burns Flat. Era stata violentata e accoltellata.
Rojem, all'epoca 26enne, aveva sposato la madre della vittima, Mindy Cummings, mentre era in prigione nel Michigan per reati sessuali contro due adolescenti, secondo i documenti del tribunale. Lei era la sorella del suo compagno di cella. L'uomo è arrivato in Oklahoma dopo essere stato rilasciato sulla parola nel 1982.
Al momento dell'omicidio, lui e Mindy Cummings avevano divorziato da circa due mesi. Stava cercando una riconciliazione. Il 17 giugno, il Consiglio per la grazia e la libertà vigilata dell'Oklahoma ha votato 5-0 per negare la clemenza a Rojem.
Rojem è la seconda persona giustiziata in Oklahoma quest'anno, la 125esima in totale da quando lo Stato ha ripreso la pena capitale nel 1990, il 9° prigioniero giustiziato negli Stati Uniti quest'anno e il 1.591° in totale da quando il Paese ha ripreso le esecuzioni nel 1977.
(Fonti: The Oklahoman, 27/06/2024; CBS News, 26/06/2024)



I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA




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