Lucien Rebatet, Christian Vitta, liberalismo, Antonio Martino, Libsophia, Anne Applebaum

 

Finalmente ho la testa per leggere questo romanzo che è uno dei capolavori della letteratura del Ventesimo Secolo, scritto da un autore controverso e per molti versi impresentabile come Lucien Rebatet. Ecco, l'ho cominciato e sono più o meno a pagina 300 delle 1500 che compongono l'opera e lo sto trovando meraviglioso. Non è un romanzo per tutti (capirò tutti quelli che lo molleranno dopo poche decine di pagine) ma bisogna accettare di lasciarsi andare e farsi prendere da questa storia di amore, religione, devozione, ribellione, giovinezza, erotismo per apprezzare la bellezza di questo capolavoro. 

Tra l'altro, se vi interessa "I due stendardi" adesso è stato ripubblicato, sempre con la stessa traduzione, da Edizioni Medhelan.




In Italia si parla di manovra e molto altro, un bla bla bla infinito e sono abbastanza felice che invece in Ticino, e in generale in Svizzera, le parole usate siano spesso altre. Come in questa intervista a Christian Vitta pubblicata venerdì sul Corriere del Ticino.


E quanto si sente la mancanza di un liberale come Antonio Martino.



"L'eccesso di tassazione è la misura più iniqua, più antisociale, più reazionaria che si possa immaginare: impedendo a chi potrebbe crescere di farlo, congela la struttura dei redditi, rende durature se non permanenti le differenze fra chi ha molto e chi ha poco, taglia i gradini più bassi della scala dei redditi, lasciando a terra quanti potrebbero salire e migliorare la propria condizione. A sinistra credono in un mondo in cui tutti siano costretti ad essere nani, in cui sia vietato crescere e svilupparsi. Non sembrano rendersi conto che un Paese non può essere ricco se a nessuno è permesso diventarlo"


 La Fondazione Luigi Einaudi ha appena lanciato un bellissimo podcast di parole liberali. Se vi interessa andate qui.


E ho anche questo sulla scrivania.

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