Cristina Campo

 


 

Terminata la rilettura di "Belinda e il mostro" e come la prima volta mi sono emozionato e sentito a casa. Con tutte le differenze mi sento molto simile a Cristina Campo. Ogni volta che la leggo è come se parlasse a me e di me. Come se mi specchiassi nelle sue visioni, nel suo modo di stare al mondo. Nel suo sentirmi così distante da tantissime cose. Nella mia solitudine. Nella mia assenza.
 
"Non è la bellezza ciò da cui si dovrebbe necessariamente partire? È un giacinto azzurro che attira col suo profumo Persefone nei regni sotterranei della conoscenza e del destino. Si può senza dubbio chiamare "esorcismo" questo attrarre, per mezzo di figure, lo spirito, che di certe cose ha sempre una grande paura. Questo fanno i miti. Questo dovrebbe fare la poesia. Se il lettore non cade nel precipizio di Persefone ma si limita a guardare il giacinto di lontano, vuol dire che lo scrittore non ha scritto abbastanza bene ( o che i regni sotterranei non gradiscono quell'ospite)".


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