NESSUNO TOCCHI CAINO - DOPO AVER LIBERATO CECILIA ORA LIBERIAMO L’IRAN Posta in arrivo

 

NESSUNO TOCCHI CAINO – SPES CONTRA SPEM

Associazione Radicale Nonviolenta
Transnazionale Transpartitica

Anno 25 - n. 3 - 18-01-2025

 LA STORIA DELLA SETTIMANA

DOPO AVER LIBERATO CECILIA ORA LIBERIAMO L’IRAN

NEWS FLASH

1. LA CARCERAZIONE DI CECILIA SALA IN IRAN È STATA UNO SCANDALO UNIVERSALE, LA CONDIZIONE DELLE CARCERI IN ITALIA NON IMPORTA A NESSUNO: IL NOSTRO È UN PAESE DEMOCRATICO
2. ROBERTO RAMPI È IL NUOVO GARANTE DEI DIRITTI DEI DETENUTI A MONZA
3. MORTI OLIVIERO TOSCANI E FURIO COLOMBO. SONO STATI CON NTC NELLA BATTAGLIA PER LA MORATORIA UNIVERSALE DELLE ESECUZIONI CAPITALI
4. TAIWAN: DETENUTO GIUSTIZIATO. L’ULTIMA ESECUZIONE RISALIVA AL 2020




DOPO AVER LIBERATO CECILIA ORA LIBERIAMO L’IRAN
Roberto Rampi

Cosa ci insegna la vicenda dell’arresto e del rilascio di Cecilia Sala in Iran? La felicità per il rilascio e per il rientro in Italia, a maggior ragione di una giovane donna e di una giornalista, dal terribile carcere di Evin. Il silenzio che la stampa italiana ha rispettato per favorire il buon esito delle trattative. La correttezza delle opposizioni verso il governo durante tutta la vicenda e dopo il risultato, nonostante certe uscite di cattivo gusto di alcuni apparati di propaganda. Tutto questo non può oggi consegnarci a un sereno appagamento, a una rilassata soddisfazione.
Perché tutto quanto accaduto ci grida in faccia la gravità della situazione che alcuni di noi da anni evidenziano, che milioni di esuli iraniani nel mondo e le loro organizzazioni democratiche ci ricordano ogni giorno, numeri alla mano. Una disperata situazione dei diritti umani in un Paese che uccide i suoi cittadini e li arresta arbitrariamente. Un Paese dove non vige alcuno stato di diritto e dove il potere può disporre senza alcuna regola e alcun limite della vita e della morte delle persone.
Come ha fatto per Cecilia Sala, arrestata e incarcerata senza nemmeno prendersi la briga di definire un capo di imputazione, e per la quale non c’è stato nemmeno una parvenza di forma giuridica. Arrestata perché era utile per uno scambio, rilasciata perché si erano ottenute le garanzie richieste, che si sono puntualmente realizzate.
Quel che ci dobbiamo domandare ora è: si può pensare di viaggiare, di fare affari, di compiere attività, di muoversi per lavoro in un Paese di questo tipo? Se la solidarietà verso le migliaia di iraniane e iraniani che vengono ogni giorno uccisi, torturati, arrestati, violati in ogni diritto più basilare non ci basta per capire che dobbiamo interrompere ogni sostegno economico e ogni supporto al regime, almeno questa eclatante vicenda che ha riguardato una nostra concittadina, così come prima di lei altri di altri Paesi, sia da sprone per capire che l’odierno governo dell’Iran non è quello di uno Stato con cui si possano avere normali relazioni e che in un contesto di arbitrio e di mancanza di diritto nessuno è al sicuro.
Se queste sono le premesse dopo la vicenda che ha coinvolto Cecilia Sala e mobilitato così tanto l’opinione pubblica, e dopo le manifestazioni che avevano mosso l’opinione pubblica nei confronti delle donne iraniane, oggi serve un pensiero e un progetto che immagini davvero una trasformazione possibile per tutto il Medio Oriente. Un progetto politico democratico e nonviolento che coinvolga le opinioni pubbliche europee e che finalmente potrebbe dare un senso alla partecipazione politica in particolare per le nuove generazioni. Questo progetto non può che partire da un Iran libero e democratico, laico e pluralista, che da tempo le forze della resistenza iraniana promuovono e che ci sono forti ragioni di immaginare che possa trovare il sostegno di buona parte della popolazione.
Se quindi da un lato è forse oggi più chiaro a tutti quanto sia pericoloso l’Iran attuale, dall’altro il taglio delle risorse e degli interessi economici che oggi si muovono verso l’Iran potrebbe essere il colpo finale per un regime la cui debolezza emerge con forza dalla vicenda siriana, inimmaginabile solo pochi anni fa. La fine di un regime che può sequestrare senza problemi chiunque e che uccide e violenta la sua popolazione è anche la condizione per immaginare qualcosa di diverso per tutto il Medio Oriente esattamente come accadde dopo il crollo del muro di Berlino e per tuti i Paesi satelliti dell’ex Unione Sovietica.
Un Iran libero, laico e pluralista invece che armare le formazioni terroristiche per creare caos e ingovernabilità potrebbe essere un Paese guida per sviluppare delle democrazie islamiche e per immaginare una federazione dei Paesi mediorientali legata all’Europa, che con forme di autonomia e federalismo permetta davvero la convivenza delle diverse etnie, confessioni, tradizioni forzosamente assimilate in Stati pseudo nazionali dalle potenze coloniali europee prima e mantenute in modo innaturale nella fase post coloniale sulla base delle sfere di influenza sotto il tallone di regimi repressivi.



NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH

LA CARCERAZIONE DI CECILIA SALA IN IRAN È STATA UNO SCANDALO UNIVERSALE, LA CONDIZIONE DELLE CARCERI IN ITALIA NON IMPORTA A NESSUNO: IL NOSTRO È UN PAESE DEMOCRATICO
Giuseppe Dacquì*

L’affaire Sala, conclusosi nel migliore dei modi, offre lo spunto per diverse riflessioni sulle condizioni delle carceri, sul rispetto delle convenzioni internazionali in tema di diritti fondamentali dell’uomo, sulle pene, sulla rieducazione del condannato, sul perdono, sull’amnistia, sulla concezione del diritto penale.
Le società moderne pensano a un modello organizzativo della vita sociale improntato sulla tutela dell’ordine politico, sociale ed economico.
Alcune di esse tendono a tutelare e conservare l’ordine attraverso norme rigorose, rigide che prevedono sanzioni sempre più elevate in ipotesi di trasgressioni più frequenti e che destano allarme sociale; altre, invece, mirano a una politica criminale meno repressiva. L’area del punibile, a mò di fisarmonica, si allarga e si restringe a seconda del tipo di direttore d’orchestra: vendetta o perdono. Vendetta, intesa come stessa pena o più grave di quella subìta; perdono, inteso come sanzione mirata alla rieducazione del colpevole e come freno inibitorio del pericolo di reiterazione dell’illecito.
Nella categoria dell’area rigida, il tutore dell’ordine tende a reagire con fare normativo aggressivo e repressivo, istituendo nuove fattispecie di reato, elevando i minimi e massimi edittali delle pene, restringendo o vietando benefici premiali, istituendo carceri di alta sicurezza, normativizzando condizioni carcerarie inumane introdotte già in periodi emergenziali, cosicché l’istinto diventa istituzione, tanto per richiamare il pensiero di David Hume. Nella seconda categoria, senza alcuna astensione dalla punizione, quest’ultima è applicata nel modo di restringere al massimo l’area del punibile, allargando gli spazi delle misure alternative alla carcerazione.
Dunque, se il direttore di orchestra appartiene alla prima categoria i condannati, i reclusi saranno considerati “vite di scarto” che occorre solo imprigionare, isolare dal resto della società e, in taluni ordinamenti, perfino eliminare con l’impiccagione, l’iniezione letale, la sedia elettrica. Se appartiene alla seconda categoria, il carcerato potrà sperare in un percorso punitivo e rieducativo privo di barbarie trattamentali. Il bene giuridico che il diritto penale deve tutelare è anche il diritto del condannato a essere sostenuto durante il periodo, breve o lungo che sia, della carcerazione.
L’esecutivo italiano attuale non pare che mostri i segni di perdono nei confronti dei condannati per come sollecitato dal Sommo Pontefice. Vi è in atto un’idea di giustizia lontana da trattamenti preventivi e rieducativi. Si è cristiani e giusti a modo nostro. Non fu ascoltato Papa Giovanni Paolo II, non sarà ascoltato Papa Francesco. È più redditizio elettoralmente accanirsi nei confronti dei malvagi piuttosto che avere un atteggiamento di speranza e indulgenza nei loro confronti. Da qui il conflitto tra il diritto penale minimo e il diritto penale del nemico.
Quanti magistrati, politici, operatori del diritto conoscono la realtà, le condizioni delle nostre carceri? Se già la privazione la libertà è una afflizione, il luogo in cui si sconta la pena, è un’ulteriore sofferenza. Ripugna alla coscienza civile universale la condizione di ostaggio e di segregazione in cui è stata tenuta la giornalista Sala in Iran, in barba ai più elementari diritti fondamentali dell’uomo; ma ripugna altrettanto alla coscienza la condizione carceraria italiana poiché, diversamente dall’Iran, il nostro è un paese democratico.
Dio, secondo il racconto biblico ha protetto Caino “segnandolo” perché l’assassino non diventasse preda della vendetta e dell’odio. La violenza genera violenza e questo il dio degli ebrei non lo tollera e non lo vuole. Nessuna ritorsione è ammessa e la società non può certo porgere l’altra guancia, deve tutelare la vittima e al contempo garantire al colpevole
che sia celebrato un giusto processo e applicata una pena che sia espiata in termini di rieducazione.
Il difensore di Abele non può trasformarsi in un altro Caino. L’esaltazione o l’esagerazione della pena segnala la presenza del sentimento della vendetta: l’omicida è punito con la pena capitale e ciò, purtroppo, avviene anche negli ordinamenti democratici.
Nella teoria del diritto penale del nemico, ai nemici non vengono garantiti i diritti o vengono limitati in quanto non sono riconosciuti quali consociati, e sono considerati soggetti pericolosi da eliminare tout court. Viene così considerato inefficace, secondo il comune sentire, un sistema giuridico che non è in grado di punire severamente, e ciò senza fare i conti che la repressione nella lunga storia dell’uomo non ha mai eliminato il delitto anche il meno efferato.
* Avvocato



ROBERTO RAMPI È IL NUOVO GARANTE DEI DIRITTI DEI DETENUTI A MONZA
È Roberto Rampi, vimercatese, ex amministratore ed ex vicesindaco, il nuovo Garante dei diritti delle persone private della libertà a Monza.
La Giunta Comunale ha effettuato la nomina il 14 gennaio, in base all’accordo siglato a luglio 2024 con Provincia MB e Casa Circondariale per istituire e regolare il funzionamento di tale figura. L’intesa prevedeva, appunto, che fosse il Comune a nominare la figura di Garante “a seguito di una selezione tramite avviso pubblico, scegliendo fra persone di prestigio e notoria fama nel campo delle scienze giuridiche, dei diritti umani e delle attività sociali”.
Roberto Rampi è stato nominato Garante dei detenuti in quanto individuato dall’Amministrazione Comunale tra le candidature pervenute, sentito il Presidente della Provincia MB. Volto conosciuto nel territorio per la significativa esperienza amministrativa maturata, Rampi è stato eletto nel 2018 quale rappresentante italiano presso l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa con il ruolo di Vicepresidente della Commissione Cultura Scienza Educazione e Media; è stato inoltre membro onorario del Global Committee for the Rule of Law dal 2022 e già deputato e senatore della Repubblica. Dal 2021 è anche nel Consiglio Direttivo di "Nessuno tocchi Caino" e da dicembre nella prima segreteria nazionale.
Rampi avvierà il suo incarico nelle prossime settimane, secondo quanto previsto dal Regolamento e resterà in carica fino alla scadenza del mandato del Sindaco di Monza.
Il Garante svolgerà la propria attività presso la sede provinciale di via Tommaso Grossi 9, dove la Provincia MB assegnerà spazi adeguati per lo svolgimento della funzione. Non riceverà compenso alcuno, data la natura onorifica della sua figura.
Il Garante delle persone private della libertà personale, istituito nel 2013 a livello nazionale, nella sua declinazione locale ha lo scopo di vegliare sulle condizioni di vita dei detenuti e sull’eventuale mancato rispetto dei diritti individuali, sul rispetto della Costituzione in merito alla pena inflitta, coordinandosi con l’Istituzione carceraria per assicurarsi che il periodo detentivo dei carcerati sia effettivamente volto alla riabilitazione e a preparare le persone al ritorno alla comunità.
“Tra le candidature pervenute, quella di Roberto Rampi è risultata essere quella maggiormente in linea con gli obiettivi che le due amministrazioni si erano proposte, in particolar modo garantire un alto e continuo livello di attenzione rispetto alle condizioni dei detenuti del territorio, ma anche stimolare una maggiore conoscenza diffusa di queste tematiche, spesso non sufficientemente valorizzate nel dibattito pubblico. Porto i migliori auguri da parte della Provincia MB al dott. Rampi, che accoglieremo presto negli spazi provinciali di via Grossi” – commenta il Presidente della Provincia di Monza e della Brianza, Luca Santambrogio.
“Questa importante nomina – osserva il Sindaco Paolo Pilotto – è divenuta possibile grazie alla leale collaborazione tra Istituzioni e all’impulso dei Consigli Comunali, con l’obiettivo comune di fornire ai detenuti un mezzo di garanzia del rispetto dei loro diritti e di assicurare un’ulteriore fonte di continuo e attento monitoraggio delle situazioni di detenzione, in stretta collaborazione con la dirigenza della Casa Circondariale”.
(Fonte: Primamonza, 15/01/2025)



MORTI OLIVIERO TOSCANI E FURIO COLOMBO. SONO STATI CON NTC NELLA BATTAGLIA PER LA MORATORIA UNIVERSALE DELLE ESECUZIONI CAPITALI
Ieri Oliviero Toscani, oggi la notizia che Furio Colombo ci ha lasciati. In Nessuno tocchi Caino si sono entrambi riconosciuti e ci hanno sostenuti nella battaglia per una moratoria universale delle esecuzioni capitali, ma non solo.
In questa conferenza stampa sulla campagna “Nessuno tocchi Saddam” che ebbe grande importanza per il successo nel 2007 della risoluzione in Assemblea generale dell'ONU ci sono tutti.
L’audio della conferenza stampa è disponibile su Radio Radicale, al link riportato sotto.
Merita l'ascolto, per ricordare oggi con Furio Colombo, anche Marco Pannella e Oliviero Toscani e per continuare a dare forza a ciò che siamo!
(Fonte: NtC, 14/01/2025)
https://www.radioradicale.it/scheda/208339/conferenza-stampa-sul-tema-nessuno-tocchi-saddam
Per saperne di piu' :



TAIWAN: DETENUTO GIUSTIZIATO. L’ULTIMA ESECUZIONE RISALIVA AL 2020
Un detenuto è stato giustiziato a Taiwan il 16 gennaio 2025 per un duplice omicidio commesso nel 2013, segnando la prima esecuzione nel Paese dal 2020.
Il ministro della Giustizia Cheng Ming-chien ha firmato l'ordine e la condanna a morte è stata eseguita tramite fucilazione la sera del 16 gennaio presso il Centro di Detenzione di Taipei, ha affermato il Ministero della Giustizia (MOJ).
Il trentaduenne Huang Lin-kai era stato condannato a morte nel 2017 per lo stupro e omicidio dell'ex fidanzata e per l'omicidio della madre di quest'ultima, avvenuti il 1° ottobre 2013 nel distretto di Sanchong di Nuova Taipei.
Huang, all'epoca soldato in servizio attivo, aveva dichiarato durante il processo di aver strangolato a morte le sue vittime a causa dell’insistenza con cui l’ex fidanzata gli chiedeva la restituzione di una somma di denaro.
Attualmente sono 36 i detenuti nel braccio della morte a Taiwan e l'ultima esecuzione prima di quella di Huang è avvenuta il 1° aprile 2020.
È stata la prima esecuzione di un prigioniero a Taiwan da quando il presidente Lai Ching-te del Partito Democratico Progressista (DPP) è entrato in carica a maggio 2024.
In precedenza, due detenuti nel braccio della morte erano stati giustiziati durante i due mandati (2016-2024) dell'allora presidente Tsai Ing-wen del DPP.
Durante l'amministrazione 2008-2016 del presidente Ma Ying-jeou del Kuomintang, sono stati giustiziati 33 detenuti.
L'anno scorso, la Corte Costituzionale di Taiwan ha emesso una sentenza che stabilisce la pena di morte come costituzionale solo per "gli omicidi premeditati più gravi" e i crimini che portano alla morte, limitandone severamente l'uso in futuro.
La Commissione Nazionale per i Diritti Umani, che chiede l'abolizione della pena di morte, ha espresso profondo rammarico la sera del 16 gennaio per la decisione del MOJ di praticare l'esecuzione.
Nel frattempo, l'opposizione Kuomintang (KMT) ha espresso il suo sostegno alla pena di morte, affermando che l'esecuzione della pena capitale in conformità con la legge è una responsabilità ineludibile del governo. Sostiene l'equità giudiziaria e fornisce giustizia alle vittime e alle loro famiglie, ha affermato il KMT.
(Fonte: CNA, 16/01/2025)



I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA




NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS è un servizio di informazione gratuito distribuito dalla
associazione senza fini di lucro Nessuno Tocchi Caino - Spes contra spem.
Per maggiori informazioni scrivi a info@nessunotocchicaino.it

Commenti

Post più popolari