NESSUNO TOCCHI CAINO - AMNISTIA E INDULTO PER IL BENE DELLA REPUBBLICA. APPELLO AL PARLAMENTO
NESSUNO TOCCHI CAINO – SPES CONTRA SPEM |
Associazione Radicale Nonviolenta |
Anno 25 - n. 40 - 06-12-2025 |
| LA STORIA DELLA SETTIMANA AMNISTIA E INDULTO PER IL BENE DELLA REPUBBLICA. APPELLO AL PARLAMENTO NEWS FLASH 1. ASSOLTI IN UN GIUSTO PROCESSO PENALE, MASSACRATI NEL PROCESSO INQUISITORIO DELLE MISURE DI PREVENZIONE 2. XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO 3. IRAN: IL 2 DICEMBRE RAGGIUNTE LE 1800 ESECUZIONI DA INIZIO 2025 4. SINGAPORE: TRE UOMINI GIUSTIZIATI PER DROGA I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA PERUGIA: 10 DICEMBRE ‘I RACCONTI DI KOLYMA’ ALL’UNIVERSITA’ PER STRANIERI AMNISTIA E INDULTO PER IL BENE DELLA REPUBBLICA. APPELLO AL PARLAMENTO Andrea Pugiotto 1. All’interno della Costituzione, amnistia e indulto figurano tra gli strumenti di politica criminale nella disponibilità del legislatore. Dunque, entrambi hanno piena cittadinanza costituzionale. Perché, allora, sono del tutto negletti? Perché l’Italia repubblicana, più ancora di quella monarchica, per molto tempo ha continuato a essere il «paese delle amnistie» (Gaetano Salvemini). Dopo l’ampia amnistia di pacificazione del 1946, tra il 1948 e il 1992 sono stati concessi 23 provvedimenti di clemenza, con un ritmo assai superiore a quello del precedente regime. Nasce da qui la diffidenza verso simili leggi, accusate di tutto e di più: la clemenza sarebbe solo un palliativo; indebolirebbe la deterrenza; allarmerebbe l’opinione pubblica; genererebbe nuova criminalità; darebbe un segnale di debolezza dello Stato. Per la doxa dominante, oramai, l’indulto è un insulto e l’amnistia è un’amnesia: ecco perché, nell’era del populismo penale, essere contrari a un atto di clemenza è un facile moltiplicatore di consenso. Tutto ciò si rispecchia nella riforma dell’art. 79 Cost.: approvata nel 1992 in piena Tangentopoli da un Parlamento assediato dal risentimento popolare, quella revisione è stata (anche) un cedimento alle pulsioni giustizialiste dell’epoca. Da allora, per avere una legge di clemenza, serve raggiungere vette dolomitiche: la «maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale». Risultato? Al netto dell’indulto del 2006, è da 33 anni che l’Italia non conosce alcun provvedimento simile. La clemenza, in sintesi, è stata uccisa dalla sua storia: abusata allora, cancellata ora. 2. A favore di una loro rinnovata scoperta, invece, gioca la natura emancipante degli strumenti di clemenza, rispetto alla consueta rappresentazione patibolare del diritto punitivo. Una legge penale esclusivamente retributiva e vendicativa, applicata in modo meccanico e impersonale, rivela un’arcaica origine veterotestamentaria. La logica degli atti di clemenza, invece, è quella evangelica della parabola del figliol prodigo: celebrando l’evento del figlio ritrovato, il padre spezza «l’imperialismo folle di una Legge che non conosce né eccezioni, né grazia, né perdono» (Massimo Recalcati), nella consapevolezza che la norma è fatta per gli uomini, mai viceversa. Questa autentica matrice degli istituti di clemenza è iscritta nel loro etimo. In greco antico, il termine klino esprime l’atto del piegare nel senso dell’adattare alla concretezza delle cose. Giuridicamente, quell’inclinazione (clinamen, in latino) è l’atteggiamento di chi non insiste sulla lettera della legge, adattandola in modo ragionevole alle esigenze del reale. Non è debolezza: è discernimento. Non è perdonismo irenico: è intelligenza istituzionale. 3. Sia chiaro: amnistia e indulto sono forme secolarizzate di clemenza. Non sono sinonimi di “indulgenza plenaria”. La remissione giuridica della pena, infatti, può essere parziale e produrre effetti estintivi selettivi, escludendo dal suo ambito determinati reati. Non sono neppure sinonimi di “perdono”, che è una predisposizione dell’animo di chi lo concede e di chi lo riceve, appunto, per dono. Diversamente, la clemenza giuridica può essere condizionata, obbligando così il soggetto a un dovere di contraccambio. Infine, non sono nemmeno sinonimi di “misericordia”, che è compassione verso la sofferenza dell’altro, non implicante – come invece presuppone la clemenza giuridica – un’altrui condotta negativa. Nessuna confusione tra morale e diritto, dunque. Giuridicamente, essere clementi non significa essere buoni perché ricorrere ad amnistia e indulto «non mette in gioco il cuore e le passioni, bensì la testa e la ragione» (Francesca Rigotti). 5. Oggi, è urgente una clemenza di giustizia volta a evitare «i rischi di “desocializzazione” derivanti da una condizione di sovraffollamento carcerario abnorme» (Vincenzo Maiello) che, in Italia, non è un’emergenza ma una stabile disfunzione. Oggi, per le condizioni materiali in carcere, i detenuti non sono un pericolo, semmai sono in pericolo. Lo attesta la tragica Spoon River dei suicidi dietro le sbarre: 91 nel 2024, la cifra più alta di sempre. Pesi morti, e morti per responsabilità dell’istituzione carceraria perché non impedire un evento che si ha il dovere di evitare equivale a cagionarlo. Manca poco per ritrovarci nelle stesse condizioni che costarono all’Italia, nel 2013, la vergogna di una condanna-pilota a Strasburgo per un sovraffollamento inumano e degradante. In ragione di ciò, già ora giudici di altri Paesi negano l’estradizione in Italia: una condizione umiliante. La clemenza è prerogativa di deputati e senatori: richiede un’assunzione di responsabilità collettiva per il bene della Repubblica. Siete ancora in tempo per esercitare una competenza colpevolmente dismessa. Dove, invece, non c’è più tempo è dietro le sbarre: spetta a voi fermare la cancellazione di vite e diritti nelle carceri italiane. NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH ASSOLTI IN UN GIUSTO PROCESSO PENALE, MASSACRATI NEL PROCESSO INQUISITORIO DELLE MISURE DI PREVENZIONE Pietro Cavallotti Dei mali della giustizia si parla poco. Poco delle condizioni dei detenuti nelle carceri, poco delle disfunzioni del processo penale, ancor meno degli innocenti che finiscono in galera e meno ancora di quelli che, dopo essere stati assolti, non hanno diritto neanche all’indennizzo. Ma meno di qualunque altra cosa si parla delle misure di prevenzione, di quelle persone che, riconosciute innocenti dalla Magistratura, hanno subito lo stesso la confisca di tutto il loro patrimonio, perdendo ogni cosa e, come successo in qualche caso, anche la vita per la disperazione causata da un processo inquisitorio in cui l’esito, cioè la distruzione di tutto, sembra deciso già al momento del sequestro. È passata del tutto inosservata nell’opinione pubblica e persino tra gli “addetti ai lavori”, l’interrogazione parlamentare di Roberto Giachetti, sollecitata da Nessuno tocchi Caino. O, per meglio dire, è passata del tutto inosservata la “risposta” (se così si può definire) di Andrea Delmastro il quale ha ammesso che non esistono dati che ci dicano quante aziende sono state restituite (e in che condizioni) ai legittimi proprietari dall’entrata in vigore della legge Rognoni-La Torre a oggi. Non esistono neppure dati – ed è una cosa davvero clamorosa – in merito alle confische applicate nei confronti delle persone assolte. Questa circostanza in una democrazia avanzata come piace definire quella italiana avrebbe dovuto fare gridare allo scandalo, scatenare nell’opinione pubblica e nelle Istituzioni reazioni importanti. Noi non sappiamo quale sia l’incidenza dell’errore nell’applicazione del sistema delle misure di prevenzione e neppure in quanti casi questo sistema sia stato strumentalizzato strategicamente come surrogato del processo penale: non ho le prove per condannarti ma ti rovino lo stesso la vita portandoti via tutto quello che hai, con la scusa della prevenzione del reato che però non hai commesso. Del resto, che le misure di prevenzione non abbiano nulla di “democratico” Nessuno tocchi Caino lo denuncia con forza e da tempo. E il fatto che non si abbia alcuna conoscenza dei dati richiesti da Giachetti è del tutto coerente con i caratteri di regime e di fanatismo che circondano la narrazione degli strumenti (spacciati) di contrasto alla mafia e degli “eroi” che la combattono. Nessuno avverte l’esigenza di far conoscere nelle scuole, nelle università, negli studi televisivi in cui gli “eroi” vengono accolti col tappeto rosso (e, per non dispiacergli, in assenza totale di contraddittorio), la furia cieca con la quale si sono abbattuti su inermi cittadini, risultati estranei a fatti di mafia, solo all’esito di un lungo e sofferto calvario giudiziario. Nessuno che ritenga opportuno fare notare che i protagonisti di quelle vicende non sono stati minimamente penalizzati nella loro carriera da errori che – sarebbe bene non dimenticarlo – hanno distrutto intere fa miglie. Nei regimi, chi rappresenta lo Stato è descritto sempre come il buono, l’accusato come il cattivo, lo strumento usato per raggiungere il fine superiore il bene assoluto. Non si deve fare sapere altro perché la propaganda non lo consente, pena l’eresia, la scomunica. Mi ha sorpreso soprattutto il silenzio dell’avvocatura penalista la quale, pur contestando da sempre e in maniera radicale il sistema delle misure di prevenzione, ne riconosce, sia pure con diverse angolazioni e sfaccettature, la cosiddetta “efficacia”. Mi sono sempre chiesto: “efficacia” rispetto a che cosa? Uno strumento giustificato dalla finalità di colpire la mafia è davvero “efficace” se colpisce chi non è mafioso? Come si fa a misurare l’efficacia se non conosciamo l’incidenza dell’errore? Sono domande che tormentano da anni la nostra vita, la vita di coloro che hanno subito la stessa ingiustizia. Allo stesso modo mi chiedo che senso avrà attuare il giusto processo penale accusatorio separando la magistratura requirente da quella giudicante e spazzando via il gioco delle correnti se, dopo che un giusto processo penale si è concluso con l’assoluzione, gli innocenti continueranno a essere massacrati nell’ingiusto processo inquisitorio delle misure di prevenzione? Così, in un’epoca in cui la giustizia non è una priorità, se non sotto l’aspetto “contingente” del referendum che vedrà impegnati in primavera tutti gli italiani e al quale bisognerà votare SI con convinzione ma senza entusiasmo, Nessuno tocchi Caino continua a parlare di misure di prevenzione, ribadisce la centralità di questo problema nella sua azione politica, e propone soluzioni per tenere in vita la speranza, anche oltre ogni speranza. XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO Ti invitiamo a partecipare al XI Congresso di Nessuno tocchi Caino che si svolgerà nei giorni 18, 19 e 20 dicembre 2025 presso il Teatro Puntozero del Carcere Minorile Cesare Beccaria di Milano, in Via Dei Calchi Taeggi 20. La scelta del luogo ha per noi un alto valore simbolico. Per la visione del carcere che ci appartiene, è anche un modo di contribuire al dialogo, alla convivenza civile e alla cura, anche delle ferite che possono crearsi in quella che comunque rimane per noi una “comunità” non solo di detenuti, ma anche di “detenenti”, come Marco Pannella usava dire. Inizieremo i lavori nel primo pomeriggio del 18, li continueremo per tutto il 19 e li chiuderemo nel primo pomeriggio del 20 dicembre. Abbiamo previsto tre sessioni di dibattito generale sui seguenti temi: · “Morte per pena: Non solo privazione della libertà” · “I luoghi della pena: Visitare i carcerati” · “La fine della pena: Non giudicare!” È prevista anche una sessione di dibattito dal titolo “Quando Prevenire è peggio che Punire”. Sono questi i temi che hanno connotato l’iniziativa di Nessuno tocchi Caino fin dalla sua fondazione oltre trent’anni fa e che non ha avuto mai sosta. Negli ultimi tre anni, in particolare, insieme alle Camere penali, a Sindaci e amministratori locali, ai Garanti dei detenuti e, sempre più spesso, anche a Magistrati requirenti e giudicanti, Nessuno tocchi Caino ha fatto oltre 300 visite agli Istituti. Con la nostra opera laica di “visitare i carcerati” e i nostri Laboratori “Spes contra spem”, abbiamo cercato – nei momenti e nei luoghi in cui è facile prevalgano violenza e disperazione – di far vivere il metodo “rivoluzionario” della nonviolenza e la forza liberatrice della speranza. Comunicaci la tua partecipazione al Congresso e, almeno una settimana prima, invieremo l’ordine dei lavori. Se non lo hai ancora fatto, ti chiediamo di iscriverti per partecipare al Congresso anche con la tessera di Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem. Ti aspettiamo!! Un caro saluto, Rita Bernardini – Presidente Sergio D’Elia – Segretario Elisabetta Zamparutti – Tesoriera Tel 335 8000577 – email: e.zamparutti@gmail.com ISCRIZIONE A NESSUNO TOCCHI CAINO (almeno 100 euro) · Bollettino postale: intestato a Nessuno tocchi Caino, C/C n. 95530002 · Bonifico bancario: intestato a Nessuno tocchi Caino, IBAN IT22L0832703221000000003012 · PayPal: attraverso il sito a questa pagina www.nessunotocchicaino.it/ · Con carta di credito telefonando al 335 8000577 N.B. I contributi a Nessuno tocchi Caino sono deducibili dalle tasse in base al D.P.R. 917/86 5x1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO · Firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D. Lgs. N. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale” · E riporta il codice fiscale di Nessuno tocchi Caino 96267720587 TEATRO PUNTOZERO BECCARIA · Dove si trova Il Teatro Puntozero Beccaria si trova in Via dei Calchi Taeggi 20, all’interno dell’Istituto Penale Minorile “C. Beccaria” di Milano. Ma con ingresso autonomo per il pubblico – portone bianco a sinistra dell’ingresso principale. Apri in Google Maps · Come raggiungerlo Metro: M1 – Bisceglie (poi 4 min a piedi) Bus: linee 63 – fermata “Beccaria” (10 min a piedi) Auto: Ampio parcheggio su strada nei pressi dell’Istituto. Libero dopo le 19. · Indirizzo & contatti Teatro Puntozero Beccaria Via dei Calchi Taeggi 20 – 20152 Milano (MI) Tel. 340 8036703 info@puntozeroteatro.org http://www.puntozeroteatro. · Controlli e accessibilità Per gli eventi pubblici si accede normalmente come in un teatro cittadino. La sala si trova al secondo piano senza ascensore. È dotata di un montascale compatibile con alcuni modelli di carrozzine. Chiama il 340 8036703 per verificare la compatibilità. · Pernottamento Opzioni da perfezionare in base alle proprie esigenze, prenotando online, telefonando alla struttura o tramite Booking Amedia Hotel Milano **** Indirizzo: Via Bisceglie 96, 20152 Milano MI (1,1 Km dal Teatro del Carcere Beccaria, 13 minuti a piedi) Telefono: 02 8295 4020 OstellOlinda Milano Indirizzo: Via Ippocrate 47, 20161 Milano (circa 20 minuti di Metro dal Teatro del Carcere Beccaria) Mail: ostello@olinda.org Telefono: 02.917.017.18 - 335 763 1906 Prenotazione online: https://ostellolinda.org/it/ Tel 335 8000577 – email: e.zamparutti@gmail.com IRAN: IL 2 DICEMBRE RAGGIUNTE LE 1800 ESECUZIONI DA INIZIO 2025 Il 2 dicembre l’Iran ha raggiunto le 1800 esecuzioni dall’inizio del 2025. Dopo aver effettuato 12 esecuzioni il 1° dicembre, e 17 il 2, l’Iran ha superato il tetto simbolico delle 1800 esecuzioni. Alla data del 3 dicembre il totale delle esecuzioni riportate da Nessuno tocchi Caino è di 1820, comprese 56 donne. L’anno scorso la Repubblica Islamica era arrivata a 968 esecuzioni, e 2 anni fa a 878. Un numero così alto di esecuzioni come quello che si sta registrando quest’anno non ha precedenti nella storia moderna iraniana se non per l’estate del 1988 quando si stima che, tra luglio e agosto, siano stati giustiziati sommariamente tra i 5.000 e i 10.000 detenuti politici. (Fonte: NtC) SINGAPORE: TRE UOMINI GIUSTIZIATI PER DROGA Tre uomini sono stati giustiziati a Singapore il 26 e 27 novembre 2025 per traffico di droga. Il numero dei giustiziati quest’anno nella Città-Stato giunge così a 17, il numero più alto dal 2003. Il 26 novembre è stato messo a morte un cittadino di Singapore di 53 anni, mentre altri due prigionieri - Mohammad Rizwan bin Akbar Husain ("Rizwan") e Saminathan Selvaraju ("Saminathan") - sono stati giustiziati il giorno seguente. Rizwan e Saminathan erano stati processati in uno stesso caso, insieme a un terzo imputato identificato come Zulkarnain bin Kemat ("Zulkarnain"). Rizwan, un singaporiano di 44 anni, era stato condannato per favoreggiamento di traffico di droga, avendo istigato Zulkarnain a detenere almeno 301,6 g di diamorfina, o eroina pura, a scopo di spaccio. Saminathan, un malese di 42 anni, era stato condannato per traffico di diamorfina, che avrebbe consegnato a Zulkarnain. La Legge sull'Abuso di Droghe prevede la pena di morte se la quantità di diamorfina trafficata supera i 15 g. Nel 2018 Rizwan e Saminathan era stati condannati alla pena capitale, mentre Zulkarnain è stato condannato all'ergastolo e alla fustigazione, perché ritenuto un semplice corriere e per aver collaborato con le autorità. Rizwan e Saminathan avevano presentato ricorso contro le loro condanne e sentenze. La Corte d'Appello ha respinto i loro ricorsi l'8 maggio 2020. Le richieste di clemenza presentate da Rizwan e Saminathan al Presidente non hanno avuto esito positivo. Le autorità di Singapore precisano che i detenuti in attesa di pena capitale ("PACP") vengono informati personalmente della data prevista per l'esecuzione dal Sovrintendente dell'istituto. Una lettera viene inviata ai parenti più prossimi del PACP per comunicare le stesse informazioni, nonché gli accordi per la visita e i recapiti dei funzionari penitenziari che la famiglia può contattare. Nel caso di Saminathan, la data prevista per l'esecuzione gli è stata comunicata il 20 novembre 2025. Lo aveva scritto lo stesso Saminathan nella sua dichiarazione giurata depositata il 21 novembre ai fini della domanda post-appello di sospensione dell'esecuzione CA/OAC 3/2025. La domanda è stata respinta dalla Corte d'Appello il 26 novembre. (Fonti: Central Narcotics Bureau, 27/11/2025; Bbc, 31/11/2025; eeas.europa.eu, 28/11/2025) I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA PERUGIA: 10 DICEMBRE ‘I RACCONTI DI KOLYMA’ ALL’UNIVERSITA’ PER STRANIERI Giornata mondiale dei diritti umani I RACCONTI DI KOLYMA di Varlam Tichonovič Šalamov Mercoledì 10 dicembre 2025 Perugia Università per Stranieri Palazzo Gallenga Aula Magna Ore 10:00 Saluti VALERIO DE CESARIS Rettore Università per Stranieri di Perugia Immagini dal documentario “Gulag, the Story” (Rotman, 2020) Letture da “I racconti di Kolyma” di Varlam Tichonovič Šalamov a cura di Marta Calzoni Interventi EMANUELA COSTANTINI (Università degli Studi di Perugia) MAURA MARCHEGIANI (Università per Stranieri di Perugia) GIACOMO NENCIONI (Università per Stranieri di Perugia) FEDERICO NIGLIA (Università per Stranieri di Perugia) ELISABETTA ZAMPARUTTI (Nessuno tocchi Caino – Spes Contra Spem) Discussione Modera MARTA CALZONI NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS è un servizio di informazione gratuito distribuito dalla associazione senza fini di lucro Nessuno Tocchi Caino - Spes contra spem. 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