NESSUNO TOCCHI CAINO - XI Congresso di Nessuno tocchi Caino
NESSUNO TOCCHI CAINO – SPES CONTRA SPEM |
Associazione Radicale Nonviolenta |
Anno 25 - n. 40 - 13-12-2025 |
| LA STORIA DELLA SETTIMANA XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS FLASH 1. XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO 2. POVERE, ABUSATE, EMARGINATE, CON DISTURBI MENTALI: LE DONNE IN CARCERE NEL MONDO 3. DIRITTI: GIORNATA MONDIALE, NESSUNO TOCCHI CAINO CHIEDE DI FERMARE LE ESECUZIONI IN IRAN 4. FLORIDA (USA): MARK GERALDS GIUSTIZIATO XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO Dopo “Spes contra spem” e “La fine della Pena” dei precedenti, “Non giudicare!” è il titolo del XI Congresso di Nessuno tocchi Caino, il 18, 19 e 20 dicembre a Milano nel Teatro del Carcere Beccaria. Superare radicalmente il sistema di giudizio: è il passaggio decisivo per cancellare il peccato originario dei sistemi penali e penitenziari. LA PRIMA PIETRA Padre Guido Bertagna* Tutto accade all’alba. Nel tempio di Gerusalemme il clima è raccolto. Gli echi della preghiera del mattino arrivano attutiti in quei grandi spazi. Gesù, seduto in un angolo, parla con la gente, ascolta le loro domande, dialoga, insegna. Questo clima viene bruscamente interrotto da alcune autorità religiose che trascinano una donna “colta in flagrante delitto mentre commetteva adulterio” (Gv 8,3). La mettono là, nel mezzo. Il luogo dell’imputato, dell’accusato. Infatti, dicono, rivolgendosi direttamente a Gesù: “Mosè, nella Torah, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?”. L’evangelista Giovanni, a questo punto, nota con finezza (e un velo di ironia) che è Gesù il vero accusato. La donna – di cui mai si dice il nome, che mai pronuncia una sola parola o un grido, una supplica – è un pretesto: “Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo” (Gv 8,6). Gesù si mette a scrivere, a tracciare segni per terra. Se scrive qualcosa (alcuni studiosi preferiscono un più generico “tracciare segni”, “disegnare”), sono le uniche parole scritte di sua mano in tutti i racconti evangelici. Gesù, per ora, parla solo con questo gesto: gesto che ricorda il dito di Dio quando incide le tavole della Testimonianza consegnate a Mosè (Es 32,15-16). Si è fatto silenzio. Imbarazzante. Interminabile. Rotto dall’insistenza nell’interrogarlo. Insistevano ma questa insistenza rivela anche un terribile vuoto. Manca l’uomo, accanto alla donna. L’adulterio si fa in due e la Torah prevede per entrambi la stessa pena: “Quando un uomo verrà trovato a giacere con una donna maritata, tutti e due dovranno morire: l’uomo che è giaciuto con la donna e la donna. Così estirperai il male da Israele” (Dt 22,22). Nel mezzo, un vuoto. Gesù è il giudicato, il già-condannato, a cui viene quasi estorto un giudizio. Ma lui, in silenzio, continua a fare segni per terra. Studiosi e artisti hanno provato a suggerirci cosa c’era scritto. Prevale l’ipotesi della lista dei peccati: Gesù traccerebbe una lunga storia di infedeltà di Israele nella relazione con Dio e nel popolo. Infedeltà e continue trasgressioni da cui nessuno può chiamarsi fuori. “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”, dice a tutt i, alzando il capo. Ma non è necessario immaginare che Gesù scriva a terra una lista di peccati e di infedeltà. Che componga, cioè, il suo atto d’accusa. Non ricorda nemmeno, poteva farlo, che per rendere valida un’accusa occorrono dei testimoni, almeno due, e non ci sono. Nemmeno loro. Eppure, la Torah è chiara, al riguardo: “Colui che dovrà morire sarà messo a morte sulla deposizione di due o di tre testimoni. Non potrà essere messo a morte sulla deposizione di un solo testimone. La mano dei testimoni sarà la prima contro di lui per farlo morire. Poi sarà la mano di tutto il popolo. Così estirperai il male in mezzo a te” (Dt 17,6-7). Sarebbe la mano di quei testimoni, quindi, che deve scagliare la pietra, la prima. In questo racconto, a guardare bene, sembra che tutti abbiano paura: la donna, già condannata e umiliata, là nel mezzo. Le autorità religiose, che temono Gesù e cercano un modo sicuro per toglierlo di mezzo o neutralizzarlo coalizzandosi e richiamandosi alla Torah. La gente intorno è smarrita, impaurita, divisa tra le accuse in flagranza di reato e i silenzi (inspiegabili) di Gesù. Gesù stesso deve vincere la paura che viene dalla lucida consapevolezza di essere lui, per primo, l’accusato, il condannato. Infatti, nel suo racconto, Giovanni allude qui a un parallelo tra la situazione della donna e quella di Gesù. Come la donna, infatti, Gesù sarà arrestato poco prima dell’alba, abbandonato da tutti, esposto (solo, nel mezzo!) a vergogna, sarcasmi e violenza. Anche lui sarà trascinato davanti alle autorità religiose per essere giudicato e resterà in silenzio… Ma quel silenzio smaschera il giudizio, scardina la sentenza di condanna. Rinvia ognuno a sé stesso: sta a voi decidere se siete senza colpa. Li coinvolge, li fa uscire dalla comfort zone del cerchio che si stringe (favorito dall’anonimato) attorno alla donna, sola, nel mezzo. Non ci sarà alcuna prima pietra. Infine, Gesù resta solo. Scopriamo ora che è anche lui nel mezzo, dove avrebbe dovuto essere l’uomo complice nell’adulterio. “Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?”. Ed ella rispose: “Nessuno, Signore”. E Gesù disse: “Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” (Gv 8,10-11). Gesù rinuncia al giudizio. Non ha bisogno di giudicare e condannare per sentire di essere lui nel giusto né vuole la morte dell’altro per affermare sé stesso. Rifugge così ogni etichetta. Guarda tutti con gli occhi del Padre e proprio per questo riesce ad abitare dove nessuno di noi vuole essere: là, nel mezzo. * Consiglio Direttivo di Nessuno tocchi Caino NESSUNO TOCCHI CAINO - NEWS FLASH XI CONGRESSO DI NESSUNO TOCCHI CAINO Ti invitiamo a partecipare al XI Congresso di Nessuno tocchi Caino che si svolgerà nei giorni 18, 19 e 20 dicembre 2025 presso il Teatro Puntozero del Carcere Minorile Cesare Beccaria di Milano, in Via Dei Calchi Taeggi 20. La scelta del luogo ha per noi un alto valore simbolico. Per la visione del carcere che ci appartiene, è anche un modo di contribuire al dialogo, alla convivenza civile e alla cura, anche delle ferite che possono crearsi in quella che comunque rimane per noi una “comunità” non solo di detenuti, ma anche di “detenenti”, come Marco Pannella usava dire. Inizieremo i lavori nel primo pomeriggio del 18, li continueremo per tutto il 19 e li chiuderemo nel primo pomeriggio del 20 dicembre. Abbiamo previsto tre sessioni di dibattito generale sui seguenti temi: · “Morte per pena: Non solo privazione della libertà” · “I luoghi della pena: Visitare i carcerati” · “La fine della pena: Non giudicare!” È prevista anche una sessione di dibattito dal titolo “Quando Prevenire è peggio che Punire”. Sono questi i temi che hanno connotato l’iniziativa di Nessuno tocchi Caino fin dalla sua fondazione oltre trent’anni fa e che non ha avuto mai sosta. Negli ultimi tre anni, in particolare, insieme alle Camere penali, a Sindaci e amministratori locali, ai Garanti dei detenuti e, sempre più spesso, anche a Magistrati requirenti e giudicanti, Nessuno tocchi Caino ha fatto oltre 300 visite agli Istituti. Con la nostra opera laica di “visitare i carcerati” e i nostri Laboratori “Spes contra spem”, abbiamo cercato – nei momenti e nei luoghi in cui è facile prevalgano violenza e disperazione – di far vivere il metodo “rivoluzionario” della nonviolenza e la forza liberatrice della speranza. Comunicaci la tua partecipazione al Congresso e, almeno una settimana prima, invieremo l’ordine dei lavori. Se non lo hai ancora fatto, ti chiediamo di iscriverti per partecipare al Congresso anche con la tessera di Nessuno tocchi Caino – Spes contra spem. Ti aspettiamo!! Un caro saluto, Rita Bernardini – Presidente Sergio D’Elia – Segretario Elisabetta Zamparutti – Tesoriera Tel 335 8000577 – email: e.zamparutti@gmail.com ISCRIZIONE A NESSUNO TOCCHI CAINO (almeno 100 euro) · Bollettino postale: intestato a Nessuno tocchi Caino, C/C n. 95530002 · Bonifico bancario: intestato a Nessuno tocchi Caino, IBAN IT22L0832703221000000003012 · PayPal: attraverso il sito a questa pagina www.nessunotocchicaino.it/ · Con carta di credito telefonando al 335 8000577 N.B. I contributi a Nessuno tocchi Caino sono deducibili dalle tasse in base al D.P.R. 917/86 5x1000 A NESSUNO TOCCHI CAINO · Firma nel riquadro “Sostegno alle organizzazioni non lucrative, delle associazioni di promozione sociale, delle associazioni riconosciute che operano nei settori di cui all’art. 10 c. 1, lett d, del D. Lgs. N. 460 del 1997 e delle fondazioni nazionali di carattere culturale” · E riporta il codice fiscale di Nessuno tocchi Caino 96267720587 TEATRO PUNTOZERO BECCARIA · Dove si trova Il Teatro Puntozero Beccaria si trova in Via dei Calchi Taeggi 20, all’interno dell’Istituto Penale Minorile “C. Beccaria” di Milano. Ma con ingresso autonomo per il pubblico – portone bianco a sinistra dell’ingresso principale. Apri in Google Maps · Come raggiungerlo Metro: M1 – Bisceglie (poi 4 min a piedi) Bus: linee 63 – fermata “Beccaria” (10 min a piedi) Auto: Ampio parcheggio su strada nei pressi dell’Istituto. Libero dopo le 19. · Indirizzo & contatti Teatro Puntozero Beccaria Via dei Calchi Taeggi 20 – 20152 Milano (MI) Tel. 340 8036703 info@puntozeroteatro.org http://www.puntozeroteatro. · Controlli e accessibilità Per gli eventi pubblici si accede normalmente come in un teatro cittadino. La sala si trova al secondo piano senza ascensore. È dotata di un montascale compatibile con alcuni modelli di carrozzine. Chiama il 340 8036703 per verificare la compatibilità. · Pernottamento Opzioni da perfezionare in base alle proprie esigenze, prenotando online, telefonando alla struttura o tramite Booking Amedia Hotel Milano **** Indirizzo: Via Bisceglie 96, 20152 Milano MI (1,1 Km dal Teatro del Carcere Beccaria, 13 minuti a piedi) Telefono: 02 8295 4020 OstellOlinda Milano Indirizzo: Via Ippocrate 47, 20161 Milano (circa 20 minuti di Metro dal Teatro del Carcere Beccaria) Mail: ostello@olinda.org Telefono: 02.917.017.18 - 335 763 1906 Prenotazione online: https://ostellolinda.org/it/ Tel 335 8000577 – email: e.zamparutti@gmail.com POVERE, ABUSATE, EMARGINATE, CON DISTURBI MENTALI: LE DONNE IN CARCERE NEL MONDO Valerio Fioravanti Secondo l’Institute for Crime and Justice Policy Research di Londra, sono almeno 733.000 le donne in stato di detenzione in tutto il mondo. Si ritiene che il numero effettivo sia molto più elevato, poiché i dati relativi a cinque paesi (Cuba, Eritrea, Somalia, Uzbekistan, Corea del Nord) non sono disponibili, e quelli relativi alla Cina sono incompleti. Le donne sono sempre una minoranza nella popolazione carceraria: nel 2024 costituivano solo il 6,8% a livello globale. Eppure il numero cresce, e a un ritmo più rapido rispetto a quello degli uomini. Dal 2000, le donne in prigione sono aumentate del quasi 60%, e pare che il motivo principale sia la povertà. I reati commessi dalle donne sono spesso per la sopravvivenza della famiglia. Una ricerca ha rilevato che le leggi criminalizzano gli atti di sopravvivenza, e le donne sono sproporzionatamente colpite perché sono sovrarappresentate tra i settori più poveri della società. La stessa mancanza di proporzione vale per i reati per cui vengono incarcerate, come il furto di cibo per bambini, l’accattonaggio, la “guerra alla droga” e il lavoro nell’economia informale, termine sotto il quale rientra anche la prostituzione “per necessità”. Gli Stati Uniti hanno il maggior numero di detenute: 174.607. Al secondo posto sembra ci sia la Cina, le cui statistiche non sono del tutto affidabili, ma che approssimativamente dovrebbe avere circa 150.000 donne carcerate. Seguono Brasile (50.441), Russia (39.153), Thailandia (33.057), India (23.772), Filippine (17.121), Turchia (16.581), Vietnam (15.152), Messico (13.841) e Indonesia (13.044). In 17 nazioni, le donne costituiscono oltre il 10% della popolazione carceraria. Quelle con la percentuale più alta sono Hong Kong-Cina (19,7%), Qatar (14,7%), Macao-Cina (14,1%), Laos (13,7%), Myanmar (12,3%), Vietnam (12,1%), Brunei Darussalam (11,9%), Emirati Arabi Uniti (11,7%), Thailandia (11,5%) e Guatemala (11,3%). In Italia, le donne costituiscono il 4,3% della popolazione detenuta, che è composta anche da poco meno di 62.000 uomini (31,6% dei quali, stranieri). Sempre in Italia, secondo i dati del Ministero di Giustizia, nel novembre 2025 le donne detenute erano 2.718, con 26 bambini. In Europa, Italia compresa, sono 95.000. Oltre il 75% delle donne è in carcere per reati non violenti. Le donne spesso subiscono un “circolo vizioso” di brevi pene detentive, troppo brevi per poter accedere a opportunità significative di istruzione, formazione o lavoro. Apparentemente le pene brevi sono un vantaggio, ma poiché non comprendono nessun tipo di risocializzazione, hanno, nel sistema carcerario mondiale, un altissimo tasso di recidiva. Secondo l’OMS, fino all’80% delle donne detenute in tutto il mondo soffre di un disturbo mentale identificabile. In molti paesi però, questa non è un’attenuante. Alcune donne stanno anche peggio: sono nel braccio della morte. Si stima che tra le 500 e le 1.000 donne siano nel braccio della morte in almeno 42 paesi. I paesi che giustiziano più donne sono anche quelli che giustiziano più persone in generale, ovvero Cina, Iran, Iraq e Arabia Saudita. Secondo Amnesty International, nel 2024 almeno due in Egitto, 30 in Iran, una in Iraq, nove in Arabia Saudita, due nello Yemen e i numeri della Cina sono imprecisi. Nessuno tocchi Caino conosce bene i dati relativi all’Iran, e può affermare che non sono 30, ma almeno 35 le donne impiccate in Iran nel 2024, e 56 alla data del 30 novembre 2025. Si sa che ricorrono di frequente alle esecuzioni paesi come la Corea del Nord, il Vietnam e il Qatar, ma non si trovano dati affidabili. I due principali reati per cui una donna è condannata a morte sono l’omicidio e il traffico di droga. Gli omicidi, come in Iran, sono quasi sempre “uxoricidi”, commessi da donne che le famiglie hanno dato in sposa da adolescenti, e che a un certo punto della loro vita non sopportano più la prevaricazione sistemica. Metà delle donne condannate a morte in Asia ha commesso il reato di “trasporto di droga”. Spesso condannate perché non confessano il nome di chi ha affidato loro il “pacchetto” da trasportare. Non sono narcotrafficanti, ma quelli che in gergo si chiamano “muli”, il gradino più basso della gerarchia criminale, che nel caso delle donne non è una scelta esistenziale, ma un disperato tentativo di sopravvivenza. Alcune donne detenute hanno figli. Si stima che nel mondo 19.000 vivano in prigione con la madre, e, di contro, poco meno di un milione e mezzo di bambini sono “liberi”, con la madre in carcere. Come se non bastasse la madre-detenuta dopo una pena detentiva, anche breve, non è raro che perda la custodia dei figli. DIRITTI: GIORNATA MONDIALE, NESSUNO TOCCHI CAINO CHIEDE DI FERMARE LE ESECUZIONI IN IRAN Alla vigilia della giornata mondiale per i diritti umani, Nessuno tocchi Caino rende noto che dall'inizio dell'anno sono 1878 le esecuzioni compiute in Iran. Un numero mai raggiunto, si legge in una nota dell'associazione, che ne fa il primatista mondiale in rapporto alla popolazione. Circa il 49% delle esecuzioni riguarda reati legati alla droga, il 45% omicidio. Per il resto le esecuzioni avvengono per lo più per motivi politici: 22 le esecuzioni per motivi politici compiute nel 2025; 12 le impiccagioni avvenute in pubblico; 58 le donne e 7 i minori giustiziati da inizio anno. Una pratica vergognosa al punto che solo un'esigua minoranza delle esecuzioni è resa pubblica dal regime. Per Elisabetta Zamparutti, tesoriere di Nessuno Tocchi Caino che ogni martedì conduce uno sciopero della fame a sostegno di quello condotto ogni martedì dai detenuti nelle carceri iraniane per invocare la fine delle esecuzioni, dichiara che "il silenzio dei mezzi di informazione sulle esecuzioni in Iran non fa che incoraggiare il regime a proseguire nella mattanza. Occorre che i governi, a partire da quelli che hanno relazioni diplomatiche con l'Iran pubblicamente denuncino quello che sta accadendo e chiedano di fermare le esecuzioni". Zamparutti ha poi continuato dicendo che "nella giornata mondiale dei diritti umani dobbiamo commuoverci, gioire e sostenere la lotta non violenta dei detenuti iraniani per fermare le esecuzioni tanto quanto ci commoviamo, gioiamo e sosteniamo la lotta non violenta delle donne iraniane che hanno corso la maratona senza il velo sfidando con il loro corpo e i loro capelli, il regime misogino e mortifero dei Mullah". (Fonte: Adnkronos, 09/12/2025) FLORIDA (USA): MARK GERALDS GIUSTIZIATO Mark Geralds, 58 anni, bianco, è stato giustiziato il 10 dicembre 2025 in Florida. E’ stato dichiarato morto alle 18:15 dopo un'iniezione di tre farmaci nella prigione statale vicino Starke. Alla domanda se avesse delle ultime parole da pronunciare, Geralds si è rivolto a qualcuno chiamandolo per nome, ma il nome era incomprensibile. Ha detto: “Mi dispiace di averti perso”. Ha poi aggiunto: “Ti ho amato ogni giorno”. Una volta che i farmaci hanno iniziato a fare effetto, ha fatto una dozzina di respiri profondi. Il suo corpo ha poi iniziato a tremare e a contrarsi, la bocca si apriva e si chiudeva. Nel giro di tre o quattro minuti, Geralds è rimasto immobile. Era stato condannato a morte nel 1990 per l'omicidio di Tressa Pettibone, avvenuto il 1° febbraio 1989. La Corte Suprema della Florida aveva successivamente annullato la condanna a morte, ma confermato il verdetto di colpevolezza. Con questo presupposto Geralds era stato nuovamente condannato a morte nel 1992. Dopo che il mese scorso era stato firmato il mandato di esecuzione e fissata la data dell'esecuzione, Geralds aveva comunicato al giudice di non voler presentare ulteriori ricorsi. Il giudice aveva approvato tale decisione. L'esecuzione è stata la diciottesima in Florida quest'anno, ampliando ulteriormente il record statale per il numero totale di esecuzioni in un solo anno, con un'altra prevista per la prossima settimana. Da quando la Corte Suprema degli Stati Uniti ha ripristinato la pena di morte nel 1976, il numero più alto di esecuzioni annuali in Florida era stato di otto nel 2014. Quest'anno la Florida ha giustiziato più persone di qualsiasi altro Stato. Un'altra esecuzione è prevista la prossima settimana: Frank Athen Walls, 58 anni, ha l’esecuzione fissata per il 18 dicembre. Gerald diventa la diciottesima persona giustiziata quest'anno in Florida, la 124ª in totale da quando la Florida ha ripristinato la pena capitale nel 1979, la 45ª persona giustiziata quest'anno negli Stati Uniti e la 1.652ª in totale da quando la nazione ha ripristinato le esecuzioni nel 1977. (Fonte: The Guardian, 10/12/2025) I SUGGERIMENTI DELLA SETTIMANA NESSUNO TOCCHI CAINO NEWS è un servizio di informazione gratuito distribuito dalla associazione senza fini di lucro Nessuno Tocchi Caino - Spes contra spem. Per maggiori informazioni scrivi a info@nessunotocchicaino.it |


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