"Canone del desiderio" di Richard Powers (La nave di Teseo, traduzione di Licia Vighi)




Ogni romanzo di Richard Powers è un'avventura, un'ardita sfida intellettuale, un piacere assoluto. Partono sempre lentissimi e poi ti ritrovi a leggere quasi 800 pagine in un attimo. La nave di Teseo sta ripubblicando le sue opere fuori catalogo, i suoi nuovi romanzi e quelli mai tradotti prima. "Canone del desiderio" (traduzione di Licia Vighi) è un romanzo del 1991 e fino ad ora inedito in Italia. Come al solito le opere di Powers sono stratificate, richiedono attenzione e dedizione ma leggendolo si provano emozioni uniche. Questo è un affresco micidiale dove si mescolano riflessioni sulla scienza, musica, tecniche del linguaggio, tecnologia, mondo scientifico ma soprattutto una grande e originalissima storia d'amore. Romanzo non per tutti ma vi consiglio di provare a leggere almeno una delle opere di Powers presenti in libreria o in biblioteca perché potreste trovare un autore capace di travolgervi la vita. Personalmente è anche grazie a Powers e prima ancora a Thomas Pynchon che ho cominciato a interessarmi ad alcuni temi scientifici e a rimpiangere la mia mancata dedizione alle materie scientifiche durante i miei anni di liceo.

"Se la notte è assoluta e il treno delle note avanza con sicurezza, persino la simmetria formale può crescere con la stessa ineluttabilità di una creatura vivente. La melodia frammentata, il gocciolio ornato proveniente dalle casse, le luci lungo il cortile buio (tanti segnali di soccorso delle navi), il mucchio di riviste che aumenta nell'angolo fino a diventare un'inattaccabile collina fatata di vetro, la donna straniera seduta sul pavimento a gambe incrociate a meno di tre metri di distanza: ogni cosa, in questo momento, indistinguibile e arbitrario, mira al suo cuore. Quell'assortimento bello e fortuito suggerisce che sono lì da soli. Sicuramente un messaggio: la linea musiciale senziente lo rende esplicito. Un messaggero, incontestabilmente, al pianoforte. Ma nessun mittente. Nessun promotore. Solamente le note, verticalmente perfette, orizzontalmente inevitabili.
Spinto dalla prima ottava dell'aria, all'improvviso si mette a esaminare a un microscopio elettronico un momento che in seguito non riuscirà più a ricrearsi. In che modo può dire quello che sente? Sente una melodia (non può proprio venire chiamata così) ricca di abbellimenti, che sospira in appoggiature (non ha mai sentito quella parola), incede solennemente verso una frivola irrilevanza. Sente qualcos'altro, qualcosa di essenziale sotto il brano d'epoca: una linea di basso decorata come l'orbita delle stagioni, alimentata dall'inesorabile fuoco del nucleo di stelle." (pp. 200-201)

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