"I soldati della parola" di Frank Westerman (Iperborea, traduzione di Franco Paris)



Si discute coi terroristi che sequestrano un treno, un aereo, una scuola piena di bambini o li si uccide e basta? Gli ideali di libertà giustificano l'uso della violenza e se sì quando e perché? La violenza è di uso esclusivo dello Stato? Con i terroristi l'unica risposta dopo averli arrestati è chiuderli in carcere per tutta la vita? Lo stato di diritto vale anche per i terroristi? Per difendersi dalla minaccia terroristica sono necessarie restrizioni alla libertà e sì fino a quando? Esistono i nemici da "eliminare" in politica?
Domande, dubbi che si trovano in questo reportage prezioso, a tratti molto toccante, dell'olandese Frank Westerman "I soldati delle parole" (Iperborea, traduzione di Franco Paris) intrecciati al racconto delle azioni dei commandi molucchesi in Olanda che toccarono nel profondo l'autore quando era ragazzino, alla storia del terrorismo ceceno (me li ricordo bene Basaev e la distruzione di Grozny) e alla ferocia terroristica della represione putiniana (la strage del teatro fu un vero e proprio orrore), all'incontro con una terrorista della RAF, alle stragi di Charlie Hebdo e dell'Isis, alle discussioni coi negoziatori della polizia del "metodo olandese" di trattativa coi terroristi, all'esperienza di una simulazione di un sequestro di un aereo.
Un libro importante che scuote da dentro e che, in tempi foschi come questi,  spinge nuovamente riflettere sull'importanza e sulla fragilità del dialogo e del confronto e di quanto proprio dialogo e ascolto continuano a far paura ai terroristi, alle organizzazioni mafiose, alle dittature, ai duri e puri di ogni colore e fede perché base fondante e ossigeno della democrazia e della libertà.


Commenti

  1. L'ho letto anche io e mi è piaciuto molto. Pone molti interrogativi difficili.
    Anzi, forse pone più domande delle risposte che dà e questo per me è un pregio

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    1. Hai perfettamente. Pone tantissime domande e poche risposte. L'autore poi non nasconde nemmeno i suoi momenti di rabbia e sconforto di fronte a determinati fatti. Gran bel libro.

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