"Gli anni invisibili" di Rodrigo Hasbún (SUR, traduzione di Giulia Zavagna)

 

Passare del tempo con lei dopo aver scritto di lei è ancora molto strano. È come se fosse uscita dal romanzo, ma nel farlo fosse invecchiata di ventun anni. Non è più quella ragazzina, quella ragazzina non tornerà mai più, e il ragazzino che ero io nemmeno. Ma questa è una constatazione inutile, e mi chiedo se non dovrei piuttosto scrivere di una qualunque delle notizie che accumulo nella cronologia del computer se non dovrei invece scrivere un romanzo basandomi sul nostro presente sempre più inverosimile ed eccessivo.” (pag. 68)

Leggendo “Gli anni invisibili” dello scrittore boliviano Rodrigo Hasbún (Sur, traduzione di Giulia Zavagna) mi sono commosso e anche . Ci sono stati momenti in cui sono stato letteralmente sommerso da un fiume di ricordi legati alla mia giovinezza. Una scarica di volti, canzoni, film, concerti, magliette. I miei quaderni pieni di quelle frasi, idee, ipotesi che poi sarebbero diventati il mio romanzo d'esordio, Settantanove punti di fuga. Elisabetta, Daniele, Roberto, Max, Alessandro, Dario, Pino, la Fumi, Giorgia, Darione, Roberta (della quale ero perdutamente innamorato, lei lo sapeva e non le andava per niente), il Trotta, Valentina, Massimiliano. Qualcuno l'ho rivisto quasi per caso, qualcuno è scomparso, un'altra mi ha scattato foto a tradimento per mostrare agli altri com'ero diventato. Ci sono giorni che mi chiedo che cosa stanno facendo tutti questi miei vecchi amici. Quando abbiamo smesso di vederci. Quando abbiamo cominciato a frequentare altre persone. Quando la giovinezza è finita e la vita è diventata quella merda che cercavamo di esorcizzare e allontanare ogni volta che cantavamo, uscivamo, piangevamo. Di qualcuno di loro vedo i profili cambiare su Qhatsapp ma non ci parliamo più da secoli. La vita va così. E non ho rimpianti tranne per un bacio che avrei voluto dare. Quando mi guardo indietro non so quasi più distinguere cosa è accaduto veramente. Quando e dove. In questo romanzo c'è il passato che ritorna ma che viene rielaborato, confuso. Ci impediamo di raccontarci per quello che siamo e abbiamo fatto o forse la verità è solo quel racconto che sappiamo raccontare a noi stessi e alla persona con la quale ci stiamo ubriacando raccogliendo i pezzi di esistenze disastrate. E poi al risveglio chiedersi se veramente tutto ciò sia veramente accaduto o non sia stato il sogno di qualcun altro che sta scrivendo di noi. 

(Nutshell)

Commenti

  1. Adoro questa canzone e gli Alice in Chains acustici. Nei momenti di solitudine mi è sempre piaciuto suonarla. Ho messo in lista anche questo romanzo.

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    1. È un romanzo davvero bello e questa casa editrice sta pubblicando un sacco di titoli interessanti. Sono molto legato agli Alice in Chains e il loro unpluggedi è straordinario per intensità e qualità.

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