"Grace" di Paul Lynch (66thand2nd, traduzione di Riccardo Duranti)

 

 

Certo che di questi tempi leggere “Grace” dello scrittore irlandese Paul Lynch (66THAND2ND, traduzione di Riccardo Duranti) significa volersi fare del male visto il carico di miseria, povertà, sofferenza, cadaveri, tragedie che si porta appresso. 

Ma se la ve la sentite di farvi del male e respirare allora correte a leggerlo questo splendido e toccante romanzo.

"Grace" è l'ultimo capitolo della trilogia composta da “Cielorosso al mattino” (66thand2nd, traduzione di Riccardo Michelucci) e “Neve nera” (66thand2nd, traduzione di Riccardo Michelucci) ed è un romanzo denso e allucoinato che scava nei corpi emaciati di chi non ha più nulla da mangiare nell'Irlanda del 1845. Siamo all'alba della grande catasfrofe che porterà a una vera e propria ecatabombe e alla migrazione verso gli Stati Uniti. 

Un romanzo che fa un male cane se avete ancora un minimo di sensibilità e con una protagonista indimenticabile: Grace, una ragazzina che viene spedita via da una famiglia che non ha più nulla da mangiare e niente futuro. La sua unica fortuna è quella di immergersi in un mondo di violenza con le sembianze di un maschio: le vengono tagliati i capelli, fasciato il petto e la folle speranza della madre, Sarah, che possa tornare un giorno con qualche soldo in tasca per salvare la famiglia. Da quella mattina segnata dalle lacrime questo viaggio diventerà un'avventura oscura fatta di tragedie omeriche, navigazioni melvilliane, ragazzini dickensiani ed è impossibile non pensare a tutte le masse di uomini e donne e bambine e bambine che cercano salvezza oggi in un mondo fatto di egoismi e frontiere d'ipocrisia. 

Un viaggio picaresco e doloroso (Lynch è come sempre straordinario nel restituire gli odori, i profumi, i corpi, la puzza, i colori della campagna irlandese) che porterà Grace ad affrontare la povertà in ogni sua forma: la mancanza di cibo, la morte, il lavoro, la violenza e finirà per condurre una mandria, razziare i ricchi, trasformarsi in donna, innamorarsi ma soprattutto a respirare l'odore della sofferenza, della decadenza

Un romanzo fatto di una lingua che ha il sapore di quella miseria pastosa che ti scende nello stomaco e ti prostra proprio perché ti potresti addormentare e morire nel caldo abbraccio del freddo che ti prende quando sei per strada e non hai nulla per scaldare o d amangiare.. Il sapore della morte, della privazione di tutto. Il suono della follia che ti prende quando la morte e le privazioni ti entrano in testa con la voce di quelli che hai perso per strada e dentro casa. La voce del tuo fratellino che ti segue giorno dopo giorno e le notti che diventano un inferno fatto di orrori e incubi e una vita che arriva. Un ritmo narrativo che ti insegue come quando hai bevuto troppo e ti restano le labbra incollate al cuore e non hai una casa dove andare. Come quando sei chiuso nell'orrore che non la smette di riprodursi.

Pagine incollate al cuore.

La sofferenza di questo romanzo mi ha riscaldato come un'ultima risorsa a disposizione.

Perché troppe volte in questi giorni ho incontrato e ascoltato persone che hanno perso il contatto fisico con cosa sgnifica pagare un'assicurazione, una frizione, un cambio gomme, un'otturazione, un affitto, andare a fare la sopesa quando non hai le spalle coperte, quando vivi sempre sul filo del rasoio e sei circondato da persone che non hanno problemi a parlarti di chiusure e li vedi in televisione, sulla radio e l'unica cosa che ti può salvare non è lo stato ma sono le persone. Solo le persone. O anche no. Perché poi il confine fra vita e morte, fra vita e miseria è labile. Basta un niente per precipitare, per farsi uccidere, per uccidere. Sempre che non hai uno stipendio garantito fino alla fine dei tempi o una famiglia piena di soldi alle spalle.

È tutta una vita che ci giro intorno al fallimento e alla miseria.

Al finire per strada.

Eppure leggere questo romanzo mi ha fatto stare bene perché in questo libro ho letto “Questa vita é luce”.

Questa vita.

Che poi la letteratura mi ha sempre tenuto compagnia nei momenti peggiori della mia vita.

E Grace combatte, non si lascia andare, fa robe che uno nemmeno si può immaginare.

Mi aggrappo alla letteratura per sorridere. 

Ma per farlo devo proprio farmi male.

"Perché io vivo perché ho voglia di morire".



(Green Meadow Island)

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