"L'impero della polvere" di Francesca Manfredi (La nave di Teseo)

 


La raccolta di racconti di "Un buon posto dove stare"  (La nave di Teseo) di Francesca Manfredi non mi aveva soddisfatto per niente e anche il romanzo "L'impero della polvere" (La nave di Teseo) non mi ha convinto tantissimo ma per motivi diversi. In questo romanzo ho respirato l'occasione perduta. La possibilità di un romanzo memorabile che annega nel consueto che vuole sfuggire al solito registro di vita di provincia. Quando ho cominciato a leggere di "casa cieca", di streghe e a respirare piaghe bibliche mi ero sentito bene (e e ve le ricordate le rane di Magnolia?). Stavo riassaporando il sapore delle pagine di Faulkner, di Flannery O'Connor. A rivivere un mondo di ossessioni, efferatezza, dolore, barlumi di luce. E invece questo è un romanzo che vive di intenzioni e basta. Peccato. Perché l'autrice sa sicuramente scrivere ma è come se si fermasse sempre prima dell'ostacolo e non volesse superarlo. Non volesse fare un po' del male anche al lettore. Non volesse scardinare a fondo le attese e che vivesse spesso di passaggi interlocutori. Un romanzo di atmosfere cupe, violente, matrilineari, di sangue ma che mi sono arrivate sempre accomodanti anche nella loro, sussurrata, drammaticità.

Eppure in queste due prove io ci ho trovato una scrittrice di grande potenziale riscontrabile soprattutto nel capitolo finale : "Il paese vomiterà i suoi abitanti". 

Dentro a quel capitolo c'è il potenziale futuro, almeno per me, ancora tutto da valorizzare, capire, costruire, rielaborare di questa scrittrice.


(One More Hour)

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