"London Fields" di Martin Amis (Einaudi, traduzione di Ranieri Carano) che è un capolavoro

 

Amo rileggere, ritrovare sottolineature, angoli nelle pagine, bigliettini, macchie. 

Ho ripreso in mano "London Fields" di Martin Amis perché sto aspettando con trepidazione che arrivi in Italia il suo nuovo libro "Inside Story". Dovrebbe arrivare nel 2021. Spero. E perché Amis è una forza della natura. E perché avevo bisogno di una scarica adrenalinica che mi portasse via tutte queste scorie, queste preoccupazioni, questa incessante conta dei morti, disposizioni, assenza di prospettive. E perché la letteratura è per me abbraccio e scontro, violenza e carezza, sogni e dolore.

L'ho riletto. 

Sono seicento pagine nella versione tascabile. Ed è un vero e proprio capolavoro. Punto e a capo. Romanzo sulla e di letteratura. Carne di letteratura. Romanzo di letteratura, di generi, di personaggi, di stili, di divagazioni. Di devozione. Ma anche radiografia spietata di un mondo alla deriva post Margaret Tatcher e degli Stati Uniti. Riflessione spietata sul ruolo dello scrittore. Romanzo noir. Romanzo a incastro. Romanzo di sesso. Romanzo di periferie. Romanzo del collasso. Romanzo ostico, difficile, perfetto. Romanzo che mette alla prova un aspirante scrittore come me. Romanzo che è una lezione di scrittura potenzialmente esplosiva. 

Un capolavoro.

Se volete leggerlo dovete essere disposti a prendervi del tempo, a farvi prendere. Non è un romanzo facile, anzi, ma se superate le prime 50 pagine poi non potrete smettere di leggerlo.

Ne ha scritto in maniera migliore ma molto appassionata anche Paolo Zardi.

 

(Everything Has Its Point)

Commenti

  1. Cavolo.
    Mi sembra di aver letto una autobiografia che non mi aveva entusiasmato.

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    1. Per me è uno dei piu' grandi scrittori contemporanei e non solo.

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