"Espiazione" di Ian McEwan (Einaudi, traduzione di Susanna Basso)

 


Che bello rileggere e rileggere e per qualche ora dimenticare l'angoscia che mi toglie il respiro. Praticamente, non solo per le restrizioni, ho smesso di uscire di casa. Stare in mezzo alla gente, parlare, farsi riconoscere mi fa star malissimo. E allora leggo in attesa di tempi migliori sognandomi monaco chiuso in un biblioteca che legge, copia, impara, si educa, medita, tace, lavora, prega.

 "Era come una futura sposa che incominci a registrare fastidiose preoccupazioni a mano a mano che la data del matrimonio si avvicina, ma che non osi dare voci ai propri pensieri perché sono già in corso troppi preparativi per lei. Avrebbe rischiato di mettere a repentaglio la gioia e la serenità di tante brave persone. Si trattava di brevi momenti di intima inquietudine, superabili solo abbandonandosi all'euforia e alla soddisfazione di chi le stava intorno. Tante persone per bene non potevano sbagliarsi e poi, come le dicevano tutti, dubbi come i suoi erano assolutamente normali. Briony non desiderava compromettere ogni cosa. Non credeva che avrebbe avuto il coraggio, dopo tanta iniziale sicurezza e due o tre giorni di interrogatori pazienti e rispettosi, di ritirare la tesminonianza. Tuttavia, avrebbe preferito precisare, dettagliare meglio il proprio uso dell'espressione. "Io l'ho visto". Era stata piu' questione di sapere che di vedere. Poi avrebbe potuto lasciare che fossero gli agenti a stabilire se procededere comunque sulla base di quel genere di testimonianza oculare. Ma loro si mostrarono impassibili ogni volta che lei esito', e la riportarono cone fermezza alle sue dichiarazioni originali. Quello che i loro modi implicitamente dicevano era: non sarai per caso una ragazzina sciocca che vuol far perdere del tempo a tutti? E assumevano un punto di vista molto severo in fatto di fenomeni visivi. Stabilirono che il chiarore proveniente dal cielo stellato e dalle nuvole basse che riflettevano le luci stradali del vicino centro abitato era sufficiente. Percio' i casi erano due: o aveva visto o non aveva visto. Niente vie di mezzo: non lo dissero mai apertamente, ma le loro maniere brusche lo sottintendevano. Era in quei momenti, quando percepiva la loro freddezza, che Briony tornava a ravvivare il primo ardore della sua deposizione, e confermava. L'ho visto. Si' che era lui. E la confortava constatare che stava ribadendo cio' che gli altri già sapevano. In seguito non sarebbe mai riuscita a consolarsi raccontandosi di essere stata costretta a parlare. Non fu cosi'. Briony si intrappolo' da sola, marcio' dritta dentro un labirinto da lei stessa allestito, e si scopri' troppo giovane, troppo in soggezione, troppo desiderosa di mostrarsi compiacente per imporsi di tornare sui propri passi. Non aveva il dono di un'indole tanto indipendente, oppure non aveva ancora avuto il tempo di costruirsela. Un'imponente congregazione si era radunata intorno alle sue prime certezze e adesso era in attesa; lei non poteva deluderli alle soglie dell'altare. I suoi dubbi potevano essere neutralizzati solo tuffandocisi dentro piu' a fondo. Aggrappandosi forte a cio' che credeva di sapere, limitando il raggio delle sue riflessioni, reiterando la testimonianza, solo cosi' era in grado di bandire dai propri pensieri il danno di cui vagamente sentiva di potersi rendere responsabile. Quando la faccenda fu chiusa, la sentenza emessa e l'assemblea si disperse, uno spietato oblio giovanile unito alla volontà di cancellare la protessero per quasi tutta l'adolescenza."


(Fred)

Commenti

  1. Bellissimo libro lo rileggerò pure io.
    Però con le biblioteche chiuse ...

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  2. Lo vedi? Anche i libri parlano della necessità, quasi fisiologica, di espiare.

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